2) Annie Wilkes – Misery, uno dei personaggi più terrificanti di Stephen King
Parliamoci chiaro, Annie Wilkes è forse il personaggio più spaventoso tra quelli umani di Stephen King. Protagonista di Misery (anche nella incredibile versione cinematografica), Annie non è una creatura soprannaturale, ma la sua follia e il suo sadismo la rendono ancora più terrificante perché radicata nella realtà. Annie è un’ex infermiera con una passione ossessiva per i romanzi di Paul Sheldon, uno scrittore famoso che diventa suo prigioniero dopo un incidente stradale. L’apparente gentilezza di Annie nasconde una natura violenta e imprevedibile: è capace di passare dalla premura materna alla brutalità più sadica in un istante. Questo contrasto la rende una figura incredibilmente inquietante. La sua ossessione per Paul e il suo desiderio di controllare la sua scrittura trasformano Misery in un incubo claustrofobico. Annie rappresenta il pericolo dell’adorazione malata e del fanatismo, temi che King esplora in maniera magistrale.
La scena in cui Annie rompe le caviglie di Paul con un martello è uno dei momenti più scioccanti della narrativa di King, un esempio perfetto di come la violenza psicologica e fisica possano essere usate per terrorizzare il lettore. Annie Wilkes è un mostro umano, capace di far emergere le nostre paure più profonde: la perdita della libertà, la vulnerabilità e la vicinanza con una mente instabile. Il fatto che sia una persona reale, plausibile e non una creatura fantastica la rende ancora più spaventosa. È la prova che, spesso, i mostri peggiori si nascondono tra di noi. Il film è ovviamente Misery non deve morire del 1990 (qui trovate uno dei consigli più spassionati di Stephen King).
1) The Overlook Hotel – Shining, l’opera prima di Stephen King
Shining è l’opera più importante di King, così come il film diventato un vero e proprio capolavoro cinematografico. L’Overlook Hotel non è solo un semplice albergo abbandonato, ma un’entità maligna dotata di una volontà propria. Situato tra le montagne del Colorado, questo luogo diventa un epicentro del terrore in Shining, incarnando la manifestazione fisica della follia, del dolore e del male puro. Stephen King utilizza l’Overlook come simbolo di un male che si nutre delle fragilità umane, amplificando le debolezze dei suoi ospiti fino a consumarli. Il potere dell’albergo non risiede solo nei suoi corridoi infestati o nelle sue stanze maledette, come la famigerata Room 237, ma nella capacità di manipolare le menti. È un mostro senza volto che corrompe chiunque si avvicini (puoi guardarlo qui).
L’Overlook prende il controllo di Jack Torrance, un uomo già fragile, e lo spinge alla follia, rendendolo uno strumento della sua volontà. La sua influenza si estende attraverso visioni, rumori inspiegabili e la presenza spettrale degli ospiti passati. Gli spiriti che infestano l’hotel, come Delbert Grady, non sono che proiezioni del male che vi risiede, intrappolati per l’eternità nelle sue mura. Anche Danny, con il suo potere dello “shining”, percepisce l’essenza oscura e corrosiva dell’hotel, un luogo che si manifesta con una forza minacciosa e tangibile. Ciò che rende l’Overlook terrificante è che non ha bisogno di un corpo fisico: l’hotel stesso respira, pensa e agisce, come se fosse vivo. È uno dei mostri più memorabili di King proprio perché rappresenta un male invisibile e inarrestabile, capace di distruggere anche le menti più forti (vi lasciamo con la spiegazione del finale di Shining).