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La nostra recensione di The Menu, un film che è un’epopea culinaria

The Menu
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Ai tempi dell’uscita del film La Favorita nel 2018 il mondo del cinema si ritrovò messo ancora una volta davanti a una durissima (e meravigliosa) realtà: i film possono ancora stupire. Siamo ancora capaci di perdere, davanti a loro: di ritrovarci davanti ad alcune scene che appaiono come un cumulo di elementi, davanti ai quali pur non comprendendo perfettamente finiamo per cogliere anche le sfumature più sottili. E’ successo con la magistrale scena di apertura de La Favorita, la ridicola corsa delle oche che altro non è se non una metafora potentissima, ed è successo di nuovo con The Menu, capolavoro diretto da Mark Milord appena uscito su Disney+. Vediamo quindi la nostra recensione di The Menu, un film che è un’epopea culinaria dall’inizio alla fine. E guarda caso, al pari della scena ne La Favorita, a fare da protagonista è il cibo. Ma la vera domanda è: meglio mangiare o essere mangiati?

The Menu
The Menu (640×360)

Partiamo con il dire che è veramente difficile parlare di The Menu senza fare spoiler, perché si tratta di uno di quei film che possiede una narrazione inattendibile e pericolosa dai primi minuti della visione. Se il film con protagonisti Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy sembra fatto in un certo modo, state pur certi che entro la fine la penserete in modo diverso. Tra certezze che si sgretolano, cambi repentini all’interno della storia e magistrali tecniche narrative, The Menu porta lo spettatore all’interno di una cucina, luogo all’interno del quale non si capisce mai fino in fondo chi sia il pasto, e chi il consumatore. Un rinomato ed esclusivo ristorante situato su un’isola lontana (e, guarda caso, senza copertura di rete). Un misterioso e sfuggente chef specializzato in gastronomia molecolare il cui successo arriva ancora prima della cucina che crea per vivere. Un’accozzaglia di personaggi apparentemente slegati l’uno dall’altro, una cacofonia di figure difficili da capire e ancora di più da apprezzare. Sono questi i tre ingredienti principali di The Menu, il film che ha ribaltato il concetto di “culinario” senza sforzarsi troppo.

Il film arrivato da poco su Disney+ ha in realtà una struttura molto semplice: il giovane Tyler, appassionato di gastronomia, invita la nuova fidanzata Margot in un ristorante di alto livello gestito dallo chef Julian Slowik. L’uomo, interpretato da un geniale Ralph Fiennes, più che lavorare con il cibo sembra comprenderlo, respirarlo, e punta a creare una cucina perfetta, dove viene dato valore ad ogni singolo elemento del piatto. Le porzioni sono minuscole, la fame è tanta, l’aspettativa ancora di più. Sembra tutto già scritto.

Anya Taylor Joy, The Menu (640×360)

E invece no. Perché The Menu stupisce ancora prima di entrare nel vivo utilizzando una sola parola chiave, un po’ come il ghiaccio secco che fa scena e pian piano svanisce mostrando il vuoto più totale: apparenza. Niente in The Menu è come sembra, e va bene così. Il presuntuoso Tyler, che si professa un intenditore in qualsiasi campo che riguardi il cibo, si rivela un ragazzo spocchioso, senza spina dorsale e piuttosto ignorante; Margot, d’altra parte, si ritrova sempre più a disagio davanti ad una cucina che non capisce e che trova senza valore. Gli altri commensali non sono da meno: chi per un motivo chi per l’altro, tutti sembrano essere in quel ristorante più per l’apparenza della cucina che per la cucina stessa. Un paio di ridondanti critici, un trio di uomini d’affari, un’anziana coppia: tutti sono colpevoli. Ma di che cosa?

Ed è proprio questo il punto centrale del film: la colpevolezza e la totale assenza di responsabilità. Lo chef Slowik, infatti, ha riunito i protagonisti di questa grottesca pellicola con un motivo ben preciso: sono tutti colpevoli, tranne Margot che in quanto invitata all’ultimo non era nemmeno prevista, di aver dato per scontato il cibo, di essersi persi dietro ai fronzoli di qualcosa che invece dovrebbe colpire il cuore, e la mente, di chi ne fa uso. E se i colpevoli vanno punti, Julian Slowik si improvvisa giudice, giuria e boia: entro fine serata, a quanto dice, moriranno tutti.

The Menu (640×360)

Non ci si mette troppo a capire che la cucina e le ricette, in The Menu, sono allo stesso tempo protagoniste e comparse sullo sfondo. Tutto ruota attorno al cibo (la narrazione, il pretesto fondamentale della trama, la storia nuda e cruda che il film porta in scena), eppure è proprio questo cibo a prestarsi da tramite, strumento, per raccontare qualcos’altro: la morte, il dolore, la sofferenza, la vanità. In The Menu l’uomo viene raccontato attraverso il cibo, ed è proprio quest’ultimo ad insegnarci una cosa molto sottile: ciò che cuciniamo dice di noi più di quanto possiamo immaginare.

Il film di Mark Mylod ha una di quelle sceneggiature perfette, costruite a tavolino eppure talmente naturali da far brillare gli occhi. E davanti a una certa esagerazione tipica delle produzioni americane, un ricalcare costante e un po’ esagerato, noi rispondiamo con Anya Taylor-Joy, assoluta protagonista della pellicola che si rivela ancora una volta una delle migliori attrici della sua generazione. Il suo personaggio non solo trascina il film e gli dà quel realismo che non lo rende mai noioso, ma è capace anche di ribaltarne le sorti. Anche quando pensiamo di aver capito tutto, The Menu si svela ancora un po’; e così facendo, ci colpisce profondamente.

Meglio mangiare o essere mangiati? La pellicola su Disney+ a questa domanda risponde in modo molto chiaro, almeno a chi porge le orecchie per ascoltare. Noi possiamo solo dirvi: scegliete attentamente da che parte stare. E buon appetito.

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