Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto The Road.
PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere The Road? Ecco la risposta senza spoiler.
Disponibile in streaming su Prime Video e Timvision (a noleggio su Apple Tv e Google Play), The Road ci scaraventa in un mondo desolato, gelido e colpito da una catastrofe globale non specificata. Percorrendo gli Stati Uniti con solo un carrello dove tenere lo stretto indispensabile per la sopravvivenza, un uomo e suo figlio tentano di raggiungere il sud, dove sperano di trovare un clima più accogliente. Cercano di farsi forza mentre se la devono vedere con il freddo, gli stenti, le malattie, i ladri, delle scelte dolorose e persino dei cannibali. Però, sarà questo pericoloso viaggio che li permetterà di approfondire il loro rapporto e di rivalutare allo stesso tempo credenze e pregiudizi sul mondo e sull’umanità.
Non è facile adattare per il grande schermo i romanzi di Cormac McCarthy che, con le sue storie ambientate in realtà crude ma speranzose, indaga la parte più oscura del nostro animo. Se Non è un paese per vecchi era complessissimo, The Road era stato definito addirittura inadattabile cinematograficamente. Ecco perché non possiamo che rimanere a bocca aperta per l’impresa di John Hillcoat e del suo sceneggiatore Joe Penhall, che hanno creato la miglior versione filmica possibile del libro (seppur con alcune differenze). Ed è proprio sull’approccio stilistico e narrativo del regista che viene apportata una novità al genere apocalittico e distopico, ormai declinato in ogni forma e genere possibile. Viggo Mortensen è ottimo nei panni del padre, Kodi Smit-McPhee è una rivelazione in quelli del figlio e, a loro, si uniscono in piccoli ma fondamentali ruoli attori del calibro di Charlize Theron e Robert Duvall.
Hillcoat dirige un film rabbioso, struggente, affascinante, che parla di perdite, di solitudine e del confine labilissimo tra bene e male, tra uomo e animale; così intenso, potente e difficile da digerire che molti non riescono a guardarlo una seconda volta. Ma non si sono pentiti di averlo fatto, perché è un gioiellino che merita davvero tanto. E nella seconda parte del pezzo, con la nostra recensione, vi spieghiamo il perché.
SECONDA PARTE: La recensione (con spoiler) di The Road
Non vorremmo mai vivere nel futuro descritto da McCarthy, uno dei più strazianti e malinconici mai raccontati, riprodotto perfettamente al cinema da Hillcoat. Visivamente ci passano davanti immagini di città distrutte, di foreste senza vita e di lunghe distese aride e devastate. Sono luoghi resi magistralmente vuoti, che ci provocano un’angosciante agorafobia. Il sole non splende mai e lo troviamo per pochi istanti in due flashback che custodiscono la delicatezza del ricordo, prima che la realtà irrompa nuovamente con tutta la sua disperazione. Il cielo è grigio, perennemente coperto dalle nuvole. Qualche volta piove pure. La desaturazione del colore mostra la desolazione della nuova Terra tanto che, se The Road fosse girato in bianco e nero, nessuno ne avrebbe contestato la scelta.
È sparita la bellezza, lasciando spazio a una rappresentazione realistica di un mondo crudele e disilluso, talmente terribile da far emergere il peggio degli uomini, che si attaccano per un tozzo di pane. È una realtà in cui bisogna istruire il proprio figlio nell’usare quella pistola con soli due colpi all’interno, se la necessità chiedesse di uccidersi. Infatti, non serve più nemmeno seguire le regole della civiltà e della moralità in un luogo in cui tutto è dominato dalla natura minacciosa, che mina le possibilità di sopravvivenza dei pochi superstiti. Ma cosa ha ridotto così il nostro Pianeta?
Il film in streaming su Prime Video e Timvision non risponde a questa domanda – evitando così ogni tipo di pretesa ambientalistica o etica – perché non ha importanza cosa ha causato la distruzione del mondo.
Ciò che interessa in The Road sono i personaggi, che narrano sé stessi nel presente e il loro passato attraverso flashback struggenti e malinconici. Proprio in quelli conosciamo il terzo membro della famiglia, ovvero la madre interpretata dalla sempre formidabile e intensa Charlize Theron. Amatissima dal marito, eppure non è riuscita a sopportare il cataclisma, soprattutto perché in quel nuovo terribile mondo doveva viverci suo figlio. La disperazione si è piano piano impossessata di lei, le sue paure hanno vinto e la sua fragilità l’ha portata a rinunciare alla vita, vagando nella fredda notte alla disperata ricerca della morte.
Ecco che The Road si concentra sulla relazione padre-figlio, uniti nel sangue e nella tragedia, ma che affrontano la catastrofe in modo opposto, sottintendendo le loro diverse visioni dell’esistenza.
Un magistrale Viggo Mortensen interpreta questo genitore svuotato nel corpo e nello spirito, in una delle sue prove migliori, dove solo dallo sguardo traspare quel suo complesso e tormentato universo interiore. Magro, trasandato, con la barba selvaggia e i denti ingialliti, sopravvive nella desolazione della nuova Terra con il ricordo del suo passato felice, diviso tra il rimpianto di ciò che avrebbe potuto fare (ad esempio con sua moglie) e il rimorso per gli errori che non riesce a perdonarsi, quasi chiedendo scusa di aver fallito nei suoi monologhi. Eppure, nonostante questo e seppur non gli importi nulla di sé, ha scelto di vivere per suo figlio, dandogli coraggio, mettendolo in guardia dai pericoli che lo circondano e indurendosi sempre di più, perché i cuori teneri fanno una brutta fine in quell’ambiente ostile, ed è riassunto perfettamente nella frase che urla al ladro prima di lasciarlo senza vestiti:
“Tu non avresti avuto problemi a lasciarci morire”.
Il personaggio, quasi come fosse uno spettatore nel film in streaming su Prime Video e Timvision, interviene solo in sporadici momenti al fine di garantire la sopravvivenza sua e del figlio, osservando impotente le atrocità più brutali. Perché l’umanità è bruciata ma, a differenza della fenice, non rinasce dalle sue ceneri. No, proprio queste ultime solo le uniche cose che rimangono, simbolo dell’aridità dell’anima che ha bisogno di cibo e amore, per far tacere la fame e la malinconia che si sono impossessate di chi ancora vive.
Un qualcosa che il figlio, però, non può provare, essendo nato quando la catastrofe era in corso e dunque ignaro del passato che per lui vive solo nelle parole del padre. Il bambino, così, si trasforma nel centro emotivo di The Road, opponendosi alla fredda razionalità del genitore. Ne diventa la perfetta controparte, lo contrasta con l’innocenza e la purezza dei fanciulli che non svaniscono nemmeno nelle circostanze più pericolose. Mentre Kodi Smit-McPhee ci stupisce con la sua enorme gamma di emozioni per un attore così giovane, il suo personaggio, costretto a diventare presto adulto, matura moralmente in questo lungo viaggio, inversamente al padre che si chiude sempre di più nel cinismo e nel pessimismo, prevedendo un futuro sempre più nero (anche se spera il contrario) e raccontando i suoi turbamenti quasi fosse la voce narrante di un mondo alla deriva.
Infatti, il film in streaming su Prime Video e Timvision è un anomalo racconto di formazione, un trattato psicosociale sulla parte più intima degli esseri umani che, ormai ridotti a copie sbiadite di quello che furono, si incrociano come zombie lungo la strada, lasciandosi dietro solo morte, disperazione e il ricordo dell’amore in una solitudine che non se ne va.
Quei personaggi, poi, non hanno un nome; il che rende ancor più efficace la nostra immedesimazione in loro, innalzandosi a emblema dell’intera umanità. Perché chiunque potrebbe essere una di quelle povere anime in pena. Soltanto l’anziano signore di uno straordinario Robert Duvall, l’unica luce di bontà che i protagonisti incontrano sul loro cammino, bisbiglia, ad un certo punto, che si chiama Eli. Ed è dolorosissimo, come buttare il sale su una ferita aperta, assistere impotenti al suo destino, allo stesso modo di quello degli altri sopravvissuti. The Road, infatti, si rivolge direttamente a noi, facendoci riflettere sul significato di essere umani, sulla sopravvivenza, sulle nostre colpe e, soprattutto, se vorremmo vivere in un mondo in cui la felicità e la speranza non ci sono più e tutto è continuamente una lotta. Sceglieremmo la vita come il padre o la morte come la madre? Oppure risponderemmo come Eli, quando gli venne chiesto se avesse mai pensato di arrendersi? E lui, così semplicemente dice:
“No. In questi tempi, non possiamo permetterci tali lussi”.
All’ottima regia, alle grandi interpretazioni e all’evocativa fotografia, va poi aggiunto la strabiliante colonna sonora che, con le sue note dolenti, racchiude perfettamente la sensazione di uomini, donne e bambini che si dirigono verso il baratro. Perché è una pellicola dolorosa e disperata questa, intrisa di quell’insopportabile violenza psicologica che mette in discussione ogni punto della nostra società, senza mai mostrare un momento di speranza, nemmeno in quell’apparente lieto fine.
The Road tocca picchi estremi di orrore attraverso scene disturbanti (impossibile dimenticare quei sopravvissuti conservati come cibo, tra i momenti più scioccanti del cinema), ma anche di infinita dolcezza con questo figlio che non si arrende al male e alla disperazione e con questo padre distrutto dal senso di colpa, dal terrore della solitudine per sé e per il suo piccolo. E l’empatia è immediata, la catarsi inevitabile.
Certo, questo film in streaming su Prime Video e Timvision è estenuante e difficile, ma incredibilmente potente per come dipinge la natura dell’uomo. Non trasforma un film post-apocalittico in un grande spettacolo di azione o di avventura, perché preferisce un approccio più realistico e, per questo, più terrificante: ci dice, in poche parole, che non siamo vittime, che è colpa nostra se il mondo è distrutto e che forse è meglio morire che sopravvivere durante una catastrofe di quella portata.