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La spiegazione del finale di The Truman Show

The Truman Show
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Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di The Truman Show

Diretto da Peter Weir e interpretato da Jim Carrey (qui per aggiornarti sulla sua carriera), The Truman Show è un film che si porta dietro dei simboli e dei valori molto importanti e soprattutto necessari. Nonostante sia del 1998, è ancora oggi molto calzante e forse oggi più che mai si porta con sè delle riflessioni importanti (tanto da influenzare molti film contemporanei come Barbie). The Truman Show passa alla storia per la sua lungimiranza e per la sua attenta analisi di un mondo che, nel 2024, sembra molto più reale di quanto non dovesse sembrare nel 1998. L’idea di Peter Weir era, infatti, di raccontare una storia distopica, esasperando una visione del futuro che appariva assolutamente lontana dalla realtà. Nel 1998, che un uomo potesse essere continuamente osservato e che vivesse in funzione di una telecamera, sembrava un’idea fuori dal comune.

Oggi, The Truman Show è diventato, in qualche modo, realtà ed è per questo che risulta essere ancora oggi un film necessario.

La trama è apparentemente semplice: è la vita di Truman che va avanti giorno per giorno, sotto lo stretto sguardo delle telecamere. Ogni sua azione è ripresa e sorvegliata, perché possa venire mandata in onda, in un programma seguito dall’intera popolazione mondiale. Il Truman Show, appunto, è una sorta di Grande Fratello che ha come unico protagonista il nostro Truman, ignaro di tutto.

The Truman Show

Anche se può sembrare strano, per comprendere al meglio The Truman Show, fa comodo iniziare dalla fine. Il finale del film è uno dei più memorabili della storia del cinema, perché nella sua semplicità trova una profondità inaudita. Abbiamo visto Truman in ogni situazione, a questo punto del film abbiamo inteso cosa succede e, come Truman stesso, diventiamo consapevoli delle insidie che si celano dietro all’apparente perfezione. Non solo: nelle ultime scene abbiamo visto Truman combattere contro quel destino che gli viene imposto e abbiamo cominciato a tifare per lui in maniera spasmodica. Proprio come gli spettatori del Truman Show. Sul finale, quindi, diventiamo il pubblico del programma, il target che Christof (regista del Truman Show) ha in mente. Solo che ne siamo consapevoli.

E, come noi, Truman finalmente si sveglia davvero da quel sogno stringente che non gli ha permesso di vivere davvero e apre gli occhi sulla realtà che lo circonda. Sfida le leggi della sua natura, della natura che conosce, per arrivare alla conoscenza, come un novello Prometeo.

Invoca l’unico Dio che conosce, il suo regista, e lo sfida ponendolo di fronte a una scelta morale che lo costringe a cogliere.

Che succede? Truman, dopo aver arginato alcuni ostacoli imposti dal sistema che lo intrappola e dopo aver preso le redini della sua stessa vita, sale in barca. Quella stessa barca che lo terrorizza tanto, che lo ha allontanato per anni dalla verità. Sale in barca e sfida il mare, la tempesta e la divinità (che è Christof). E una volta accettato il suo destino, reagisce finalmente alle avversità, sbeffeggiando a viso aperto la mente che lo ha costretto tutta la vita in quella bolla di vetro. Sfida Christof, gli chiede se sa fare di meglio, lo fronteggia con un coraggio non indifferente e con una caparbietà commovente. A questo punto, Truman non ha niente da perdere; la vita che finora ha costruito è una menzogna, la donna che pensava di volere accanto è un’attrice, l’intero mondo in cui ha vissuto per trent’anni è falso e patinato. E, forse, il problema non sono neanche le telecamere, quanto la superficialità delle persone e delle relazioni che ha costruito.

Arrivato a questo punto, Truman sa che non può fare altro che affrontare il cambiamento e sfidare le regole per troppo tempo imposte.

Adesso, la volontà di liberarsi e di ritrovare il suo vero amore, Silvia, sono troppo grandi.

The Truman Show

Non si può fermare. E, infatti, non si ferma. Nemmeno quando Christof cerca di farlo ricredere, nemmeno quando lo sfida con una tempesta mortale. Perché, in fondo, anche lo stesso Christof sa che Truman, prima o poi, deve trovare la sua strada. Al di fuori del programma nel quale è nato e cresciuto. Lo legge negli occhi di Truman, nella sua energica sovversione, nella sua inaspettata crisi che per troppo tempo ha sottovalutato.

The Truman Show è un film che parla di riscatto, di catene spezzate, di libertà riacquisita. È un film dolce amaro che spaventa su un futuro che si è avverato ma che ci fa anche sognare di potercene liberare.

Il finale di The Truman Show è l’esatto riassunto di tutto questo. Truman sa di poter scappare e sa di volerlo fare, deve solo trovare il modo (se vi piace il genere, potete recuperare The Good Place). Ma una volta che lo trova, il finale è già scritto. La libertà è l’unica scelta per poter iniziare a vivere secondo le sue regole, senza imposizioni e soprattutto in un mondo che sia vero e fallibile. In contrasto con una perfezione inutile, vuota e assolutamente non necessaria. Truman arriva finalmente di fronte al suo vero destino, quello sovversivo.

E si ritrova di fronte a una scala, che ha alla fine una porta. Molto più di una porta, per Truman e per noi che lo stiamo guardando e vivendo. Dopo tutte le occasioni mancate, tutti gli ostacoli che gli hanno posto davanti, tutti i modi in cui hanno cercato di bloccare la sua conoscenza, finalmente una porta. Senza ostacoli che si frappongono. Va solamente aperta. E allora il finale di The Truman Show è chiaro e soprattutto chiarificante dell’intero film.

Non è solo una denuncia di una società che rischia di perdere se stessa, non è solamente un monito alla percezione dei media, The Truman Show è esattamente quell’eroe di cui ogni società è provvista. Quel Prometeo ingenuo e ignaro che, con l’aiuto dell’amore, riesce a uscire dal suo guscio di conoscenza per arrivare a esplorare il mondo.

The Truman Show

Truman è un eroe fuori dal comune, di cui la società ha bisogno: è l’uomo che rompe le regole grazie alla sua conoscenza. E che ispira tutti i suoi simili, che in questo caso sono gli spettatori che lo stanno guardando. Gli spettatori del Truman Show e noi, che guardiamo The Truman Show.

Con una spirale voyeuristica, The Truman Show ci porta in un viaggio dentro e fuori la società umana (ripresa spesso da altri prodotti come BoJack Horseman). Quella del 1998, ma anche quella del 2024. Il finale del film, la presa di coscienza, la consapevolezza di Truman, l’apertura di quella porta, resta attuale nella storia anche per questo motivo. Truman, dopo tanta fatica, riesce a uscire dalla sua bolla e lo fa con eleganza, educazione e riverenza. Perché, in fondo, quella realtà lo ha cresciuto e lo ha formato e, per quanto fittizia, lo ha reso se stesso. Truman non ha più bisogno di lottare, ha raggiunto la sua pace interiore, non ha bisogno di urlare o reclamare. È un uomo libero, di vivere e di amare.

Il finale di The Truman Show è un monito a chiunque lo guardi: la libertà è ciò che ci rende uomini, la consapevolezza è ciò che ci rende liberi, l’umanità è ciò che ci rende unici.

È un finale malinconico, dolce e anche amaro. Ma soprattutto è un finale necessario perché noi, attraverso gli occhi di Truman, comprendiamo la grandezza dell’intelligenza umana prima ancora di quella artificiale. Perchè noi che lo guardiamo riusciamo a cogliere l’importanza dell’umanità e che “casomai non vi rivedessi…buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!.