Forse parliamo dei più attesi di questa prima parte del 2024, dopo l’ultimo arrivato Poor Things di Yorgos Lanthimos (qui trovi la nostra recensione). Si tratta del biopic dedicato alla famiglia von Erich, finalmente giunto sul grande schermo da pochi giorni. The Warrior – The Iron Claw è una storia che si apre con la premessa dell’american dream, una patina sullo schermo ben nota allo spettatore. Un filtro che, per chi non si fosse preventivamente informato sul cosa stesse per guardare, suggeriva un film leggero per farsi qualche risata. Tuttavia, con mio grande stupore, la pellicola riesce non solo a stupirci ma regala emozioni contrastanti.
Nonostante quel che si possa pensare, il ring non è la location del film, ma un campo di battaglia ai margini della storia. Un luogo laddove tutto è cominciato e dove la frustrazione dei nostri protagonisti prende vita. Una decostruzione eccellente dell’american dream, con approfondimenti ben costruiti su una disciplina molto discussa.
The Warrior: aspettative e dedizione
Il film si apre introducendo la famiglia Von Erich, composta dal wrestler Fritz e i suoi 4 figli. Facciamo subito la conoscenza di Kevin, il fratello maggiore e colui che inizialmente sembra la star del ring. Conosciamo anche David e Mike. Quest’ultimo si distingue dal resto della famiglia per la sua lontananza da quella che sembra la loro unica ragione di vita. Fritz li cresce a pane e ring. Mai un abbraccio e con una freddezza che trasmette anche alla moglie. L’unico momento di affetto arriva quando i figli vincono gli incontri, motivo per cui ne diventano quasi ossessionati.
The Warrior di Sean Durkin può sembrare all’apparenza un biopic sportivo, ma è molto più profondo di così. La storia non si concentra solo sugli incredibili risultati sportivi di questa iconica famiglia. Il film analizza i rapporti personali e i dettagli in questa disciplina. Così facendo riesce a portarla alla conoscenza anche di coloro che, come me, non sono mai riusciti a capirla. Il desiderio di rendere fiero il padre, che cerca di realizzare il suo sogno tramite i figli, diventa per i protagonisti l’unica ragione di vita. Allenamenti durissimi, dedizione e impegno. A qualunque costo.
The Warrior – The Iron Claw, il vero american dream
Quel che maggiormente ho apprezzato di questa pellicola è stato il repentino cambio di rotta tra l’inizio e la fine del film. Nella prima ora, veniamo catapultati in un mondo patinato, fatto sì di violenza, ma molto simile a ciò che siamo abituati a vedere in televisione. Laddove tutto sembra finto, “predefinito”, come lo definisce la stessa Pam durante il suo primo appuntamento con Kevin.
Tuttavia, il corso del film subisce un’alterazione radicale nella sua seconda parte. Qui si svela il secondo motivo per cui la famiglia è divenuta celebre: le loro strazianti e inenarrabili disgrazie. Dei sei fratelli, benché il film ne mostri solo quattro (e di uno ne sentiamo parlare e lo vediamo a fine film), soltanto uno di loro è riuscito a sopravvivere a incidenti e depressioni. Mentre tre si sono tragicamente tolti la vita. Inizialmente, sembra che Kevin sia il favorito, ma successivamente David lo supera in questa dolorosa corsa. L’interpretazione di Kevin è affidata a un definitissimo Zac Efron, che diviene il fulcro di The Warrior, fungendo da guida attraverso l’intricata storia familiare. L’unico ad essersi mantenuto in qualche modo al riparo dagli eccessi “americaneggianti” mostrati dal dramma realizzato dalla A24.
Una finestra sul mondo del wrestling
La storia raccontata in di The Warrior – The Iron Claw ci consente un approfondimento su uno sport da sempre molto discusso. Le vicende si svolgono in un’epoca in cui il wrestling statunitense era suddiviso in territori regionali. Settori governati da un ente centrale di coordinamento noto come la NWA. Come apprendiamo dalla storia, quest’ultimo aveva il compito di designare i campioni da incoronare e di organizzare i match a livello nazionale. Così facendo dava spazio a talenti locali e contribuiva a elevare la popolarità dei lottatori in tutto il paese.
Questo sistema permetteva alle federazioni locali, come la WCCW (World Class Championship Wrestling), di godere di una notevole libertà . Ma anche di rendere i lottatori delle vere e proprie celebrità nei loro stati di origine. Il ruolo del “cattivo” suscitava odio universale. Al contrario, gli “eroi” babyface erano acclamati a tal punto da diventare star locali (proprio come i nostri protagonisti). Figure in grado di influenzare persino campagne pubblicitarie e spingere gli ascolti televisivi alle stelle. È proprio sul ring che lo spettacolo ha inizio. Un misto di violenza e teatralità che riesce a coinvolgere anche il più scettico spettatore seduto in sala.
La pellicola di Durkin riesce dunque a offrire uno sguardo autentico sul mondo del wrestling. La fedele ricreazione dello stile televisivo degli spettacoli di wrestling, dai coinvolgenti “promo” alle appassionanti sfide. Incontri in cui Efron, White e Dickinson si cimentano spesso senza controfigure, e che evidenziano il loro impegno fisico e la dedizione del cast alla storia. La trasformazione fisica degli attori, sottolineata dal realismo della messa in scena, aggiunge un tocco di autenticità a un periodo cruciale nel mondo del wrestling statunitense.
The Warrior – Un’ottima scrittura
L’evoluzione narrativa si manifesta in poco più di due ore di pellicola. Ma a differenza di opere recenti notevolmente più complesse come Killers of the Flower Moon o Poor Things, il fluire del film di Durkin appare quasi impercettibile. Al termine della proiezione, ci si ritrova con la sensazione di non essere stati in sala nemmeno per un’ora e mezza. Durkin evita di seguire la tendenza al grottesco e, sebbene qualche momento faccia sorridere durante la prima ora, la vera sorpresa risiede nella straordinaria trasformazione di Zac Efron. Un cambiamento difficile da accettare (per noi spettatori), ma semplicemente straordinario.
La precisione nella caratterizzazione dei personaggi è notevole, permettendo al pubblico di immedesimarsi in ognuno di essi, anche nel caso di Kerry, apparentemente distante. Si soffre per Mike. Si rimane sbigottiti di fronte alle vicissitudini di David, si prova compassione per Kevin e infine si avverte una profonda rabbia nei confronti di Fritz. Il regista riesce abilmente a costruire personaggi autentici, scegliendo di non focalizzarsi sulla conquista della tanto ambita cintura (che percepiamo solo attraverso le voci), ma preferendo svelare i retroscena delle sofferenze di questi fratelli. Solo verso la conclusione, essi trovano la pace in un aldilà sereno, dove possono finalmente porre fine alla loro eterna lotta.
Il cast
Non potevo certo tralasciare di dedicare qualche parola al cast eccezionale che ha reso The Warrior – The Iron Claw un’esperienza cinematografica degna di nota. La famiglia di wrestler Von Erich, in particolare i formidabili fratelli noti come Iron Claw – nome ispirato alla loro celebre presa alla testa, eseguita con maestria su vari punti del cranio – è stata portata sullo schermo con una bravura sorprendente. Questo grazie a un cast che ha abbracciato con dedizione il loro ruolo. Zac Efron, protagonista di questa epica storia, ha confessato di essersi preparato intensamente. L’attore ha affrontato il duro lavoro quasi completamente in solitudine, lontano da amici e famiglia, guadagnando ben 15 kg di muscoli. La sua performance sullo schermo è veramente straordinaria, confermando il suo notevole percorso artistico da High School Musical ad oggi.
Accanto a lui Harry Dickinson, già acclamato protagonista di Triangle of Sadness, ha confermato il suo talento attoriale attraverso una trasformazione fisica impressionante. Jeremy Allen White, attualmente protagonista di The Bear e volto della campagna Calvin Klein, regala al pubblico alcune delle scene più intense e cariche di suspense del film. Stanley Simons, nei panni di Mike, offre un’eccellente interpretazione. Mentre Holt McCallany, il “padre dell’anno” conosciuto anche per il suo ruolo in Avatar, si distingue per la sua affezione al ruolo del villain. Quest’ultimo riesce infatti a incarnarlo con maestria. Infine, Lily James si conferma un camaleonte dell’arte cinematografica, affrontando con apparente facilità un ruolo breve ma fondamentale. Aggiungendo ulteriore profondità e versatilità al già straordinario ensemble di attori.