Questa volta sono partita con le più basse aspettative. Dopo gli ultimi film romantici usciti su Netflix ho capito che è meglio non farsi troppe illusioni. Ti giro intorno, film americano scritto e diretto da Sofia Alvarez, basato sull’omonimo romanzo di Sarah Desseno, è sicuramente senza arte né parte, e anche piuttosto noioso.
Se dovessimo individuare uno starter pack del film romantico/drammatico di Netflix poteremmo infatti identificarlo in questo modo: ragazza timida che non trova l’amore della sua vita o è malata, ragazzo tormentato da un passato che non vuole condividere, bulletta o reginetta della scuola che mette i bastoni fra le ruote, famiglia disfunzionale.
Ti giro intorno le incorpora più o meno tutte, ma male.
La trama
La storia “gira intorno” alle vicende di Auden West, una ragazza asociale che sta per andare al college. L’estate prima di questo importante passo, decide di raggiungere il padre – con il quale non ha proprio un rapporto stretto – nella cittadina balneare di Colby Beach. Immediatamente, in una scena che ricorda molto Midnight Sun con Bella Thorne ed Patrick Schwarzenegger, si imbatte in Eli, misterioso e incapace come lei di dormire.
Eli la aiuterà ad aprirsi e a vivere un’estate a pieno prima del passo verso la vita adulta.
Fin dal primo istante mi sono resa conto che il mio giudizio in merito a quello che stavo guardando dovesse tenere conto del fatto che Ti giro intorno è pensato probabilmente per un pubblico under 14. Questo perchè le vicende sono per la maggior parte casuali, con buchi di trama e dialoghi improbabili, fatti per un pubblico senza troppe aspettative.
Ti giro intorno non scampa ai soliti cliché
Come già detto, Ti giro intorno non scampa ai soliti temi visti e rivisti, e di fatto non ci si poteva aspettare qualcosa di più visto che la scrittrice è la stessa di Tutte le volte che ho scritto ti amo e P.S. Ti amo ancora. Tuttavia, se i primi due film erano volutamente banali e per adolescenti, questo film tenta di essere qualcosa “di più”, cercando di replicare altre produzioni, ma di fatto facendolo male.
La cosa che forse mi ha delusa più di tutte è la presenza di due grandissimi attori che si sono ridotti a fare un film di così bassa lega. Ovviamente parlo di Andie MacDowell, nel ruolo della mamma Auden e Dermot Mulroney nel ruolo del padre. Mulroney è l’indimenticabile Michael di Il matrimonio del mio migliore amico (affiancato dalla superlativa Julia Roberts), che in questo film interpreta il ruolo di un padre bipolare e totalmente poco sveglio. Andie MacDowell, rivista di recente anche nel capolavoro Maid, interpreta un ruolo simile, ma totalmente no sense.
La scena in cui diventa la migliore amica/psicologa di Heidi (Kate Bosworth), non ha assolutamente senso e non è in linea con il personaggio che ha interpretato fino a quel momento.
La solita tragedia trita e ritrita
Ci vogliono circa 3 secondi dall’inizio del film per capire che Eli è tormentato dal suo passato. Se in Midnight Sun il protagonista ha smesso di nuotare a causa di un incidente, in questo film il protagonista smette di avere una vita sociale e gareggiare con la bicicletta a causa di un incidente in cui è morto il suo migliore amico.
Tolto il fatto che questo tema viene affrontato in 60 secondi di film, il che non ci permette di empatizzare minimamente con la faccenda, Eli si riprende nel giro di due secondi e noi alla fine non capiamo niente.
La tragedia serve solo a creare quell’alone drammatico senza il quale Ti giro intorno sarebbe stato un film identico ai due precedenti scritti dalla stessa autrice.
Ti giro intorno gira intorno alla trama
Insomma, questo film è senza infamia ne lode. O meglio, se dovessimo dare un giudizio solo tenendo conto della storia, delle vicende e dei dialoghi, sarebbe un fallimento assoluto senza ombra di dubbio. Tuttavia, proprio come i due film precedenti, la premessa è sempre quella della contestualizzazione e dell’analisi del target per il quale è stato pensato.
Se avessi visto questo film a 15 anni, probabilmente mi sarebbe anche piaciuto, anche se più che una produzione Netflix ricorda molto quei film che vanno in onda su TV8 dopo pranzo.
Gli esordienti due giovani attori fanno la loro parte come possono, non risultando neanche particolarmente scadenti. Al contrario, le due celebrità che interpretano i genitori (con doti attoriali indiscusse), si perdono in quelli che sono dialoghi e vicende noiose e banali, assolutamente non degni di nota.
E vissero tutti felici e contenti
Ti giro intorno, infine, riprende il finale che piace molto alla sua autrice, quello del vissero tutti felici e contenti. Auden da asociale e a tratti arrogante, va al college con la sua nuova migliore amica Maggie, suo padre e Heidi diventano come la famiglia della Mulino Bianco, in cui lui che non ha mai neanche voluto sfiorare la figlioletta appena nata, diventa una tata perfetta. La madre, che a tratti sembrava gelosa di Auden, sparisce.
Un finale troppo aperto che lascia presagire un brutto presentimento: quello di un sequel.
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