Tick, tick… boom. Lo conosciamo tutti, quel ticchettio. E’ un rumore di fondo, uno scandirsi lento e costante. Non riusciamo a smettere di sentirlo, e quando tace tiriamo un sospiro di sollievo; eppure, appena scompare, ci ritroviamo in attesa di vederlo tornare. Perché non siamo abituati a stare senza. Quando nel 2021 uscì Tick, Tick… Boom!, pellicola diretta da Lil Manuel Miranda con protagonista Andrew Garfield, quel ticchettio si è fermato. E dopo qualche tempo è ricominciato più forte di prima, perché il film con protagonista Andrew Garfield è il grido d’aiuto di una generazione ancora viva. Che, proprio come il film, urla per farsi sentire.
Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Jonathan Larson, compositore e drammaturgo statunitense vissuto tra gli anni sessanta e gli anni novanta del secolo scorso. Dai tratti fortemente autobiografici, Tick, tick… Boom! racconta la vita di un aspirante compositore di musical che, alla soglia dei trent’anni, tenta disperatamente di sfondare nella New York del 1990. L’opera cinematografica non solo ha avuto uno straordinario successo a livello di critica, ma è stata candidata agli Oscar dell’anno scorso (come migliore attore, per l’immenso Andrew Garfield, e come migliore montaggio) ed è stato indubbiamente uno dei grossi fenomeni dell’anno scorso (vi ricordate il periodo in cui Tik Tok era inondato da Andrew Garfield e Vanessa Hudgens che cantavano la canzone Therapy?).
Allora ci siamo chiesti: perché? Perché Tick, tick… Boom! è riuscito a catturare il cuore di milioni di spettatori?
Prima di tutto, il film è musical, uno dei generi più popolari in ambito cinematografico e che, sebbene non sia apprezzato per tutti, ha da sempre avuto un consistente numero di appassionati e seguaci fedeli. Ringraziando il cielo, gli ultimi anni sono serviti molto a dimostrare che anche tra i film musicali possono trovarsi dei capolavori. La la land ne è un esempio. E se è vero che la musica ha il potere di unire le persone come pochi altri media riescono a fare, il musical con Vanessa Hudgens è un capolavoro di unione. Tick, tick…Boom! prende musica e cinema, due delle fondamentali onde trainanti della nostra società, e le unisce in un connubio perfetto creando un prodotto che non è cinema e nemmeno teatro. E’ vita, spiaccicata davanti a noi. La musica, e ancora meglio la buona musica, è in grado di smuovere anche i cuori più freddi (le migliori scene musicali di alcune serie televisive ancora ce le ricordiamo tutti). Soprattutto, è presente in modo pressoché costante nella nostra vita di tutti i giorni, e questo Tick, tick… Boom! lo sa bene. Per questo, guardando il film, non si percepisce mai lo stacco tra la fine di una canzone e l’inizio di una scena.
Il punto è però un altro. La grande riuscita di un film come Tick, tick… Boom! la ritroviamo proprio nel suo essere terribilmente attuale. Andrew Garfield interpreta, seppur magistralmente, un ragazzo come mille altri, un artista un po’ fuori rotta che si deve confrontare con l’inevitabile scorrere del tempo. Una sensazione che ogni giovane ha sperimentato almeno una volta nella vita.
Tick, tick… Boom! è così doloroso da guardare perché parla di noi.
“Noi” siamo quella generazione che sta iniziando a muovere i primi passi fuori dalle mura di casa. Quelli che, dopo la pandemia Covid, si sono ritrovati costretti a confrontarsi con un mondo messo in pausa per quasi due anni. Un mondo che aveva ripreso a girare ad una velocità spaventosa, mentre noi rimanevano attaccati al muro come su una giostra che vortica, con la paura di aprire gli occhi. Allo stesso modo, siamo la generazione veloce, quella indipendente, quella che fatica a chiedere aiuto anche quando dovrebbe. Quella che fa ciò che può, e che ogni giorno si confronta con la paura di non essere mai abbastanza. Siamo anche quella piena di sogni, di desideri spesso esagerati e irrealizzabili, di voglia di fare e allo stesso tempo di rimanere fermi e aspettare che qualcosa cambi. E Tick, tick…Boom! ha capito bene anche questo. Sa bene che abbiamo paura di guardarci dentro, perché non abbiamo idea di cosa troveremo.
Il film è perfetto in questo senso: è geniale e disturbante insieme nel regalarci uno spiccato imperfetto di chi siamo in questo momento. Chiaramente non si generalizza, ma il film con Andrew Garfield e Vanessa Hudgens non guarda a quelli che ce l’hanno fatta. Tende la mano a chi ancora si chiede come partire. Jonathan Larson (che non è l’unico famoso nel mondo della musica di cui è stata raccontata la vita) sicuramente lo sapeva meglio di tanti altri e ci ha regalato un’opera fuori dai canoni dietro l’altra, riuscendo a trattare di temi complessi come l’AIDS, la tossicodipendenza e la multicultura in un periodo storico dove ancora era difficile farlo. Grazie a lui, e grazie a musical come Rent e Tick, tick…Boom!, possiamo ricordarci che non siamo soli come pensiamo e che, forse forse, alla fine in qualche modo la si sfanga. E quando sentiamo ancora una volta quel maledetto ticchettio, ora sappiamo che possiamo (e dobbiamo) urlare. E prima o poi qualcuno ci sentirà.
Di Tick, tick… Boom! si può parlare in tanti modi. A noi piace quel che diceva Michela Murgia parlando di Raymond Carver: sembra di guardare una scatola di polaroid mosse, scattate in una strada di provincia, a qualcuno che potrebbe tranquillamente essere noi.