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Il film della settimana: Tutto su mia madre

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Tutto su mia madre.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Tutto su mia madre? Ecco la risposta senza spoiler.

Disponibile su Amazon Prime Video (fino al 4 ottobre), Sky e Now (a noleggio su Apple Tv), Tutto su mia madre è incentrato su Manuela, mamma del diciassettenne Esteban che, tentando di inseguire a piedi la macchina della famosa attrice Huma Rojo impegnata nell’opera teatrale Un tram che si chiama desiderio, muore travolto da un’auto a un incrocio. Allora, Manuela decide di esaudire l’ultimo desiderio del figlio, trasferendosi da Madrid a Barcellona per rintracciare il padre che il giovane non ha mai conosciuto, un transessuale di nome Lola. Giunta lì, Manuela ritrova la sua vecchia amica Agrado, anche lei transessuale e che lavora come prostituta; conosce Rosa, una suora laica rimasta incinta; infine, riesce a incontrare la donna indirettamente responsabile della morte di Esteban, ovvero Huma, le cui vite si intrecceranno inaspettatamente.

Pedro Almodovar firma una delle sue opere più belle (premiata con l’Oscar al miglior film straniero), andando a narrare la femminilità come solo lui sa fare, con quel suo stile tragicomico e pieno di emozioni. Le varie scoperte nella pellicola le facciamo assieme a Manuela, interpretata magnificamente da Cecilia Roth, e ognuna di esse donano rotondità ai personaggi ed empatia nei loro confronti. Almodovar crea una storia dalle mille sfumature, con tematiche complesse da affrontare oggi, figuriamoci nel 1999, e che si mixano perfettamente con il percorso di Manuela: abbiamo l’assenza di uomini e padri, l’elogio alla forza delle donne, i molteplici lati della sessualità, il cambiamento, la perdita, il rapporto genitori-figli, l’omosessualità, la morte, la solitudine, la finzione quotidiana, l’AIDS e le questioni religiose. Confermando, così, di riuscire a toccare con leggerezza mai superficiale argomenti che di spensierato non hanno niente, anche grazie al sostegno delle sue bravissime attrici, tra cui Penelope Cruz.

Tutto su mia madre è un affresco dolce, poetico e umano sulle donne, sulla loro unione e uno degli inni più delicati alla vita e al cinema stesso, dati gli omaggi a cult come Eva contro Eva e Un tram che si chiama desiderio. E nella seconda parte, andremo ad analizzare a fondo un film per cui forse quella parola, ossia capolavoro, può essere davvero spesa.

SECONDA PARTE: L’analisi (con spoiler) di Tutto su mia madre

Tutto su mia madre

Pedro Almodovar ha una capacità unica di narrare la femminilità, di entrare in quell’universo con sensibilità e onestà, di mettere al centro le donne quando ancora erano ai lati del racconto, donando a quei personaggi emarginati la loro dignità e il posto giusto per splendere. Infatti, in Tutto su mia madre sono assenti le figure paterne e maschili e, se presenti, aspirano a diventare come le donne. Le vere protagoniste della storia. E il motore di ogni cosa è Manuela, simbolo dell’amore totale delle mamme per i loro bambini ed emblema di superamento. Infatti, viene colpita dalla tragedia più grande che a un genitore possa accadere: la perdita del figlio.

Da quel momento, per lei inizia un viaggio alla ricerca di sé stessa, delle sue origini, di quel che era un tempo.

A Barcellona la sua vita si intreccia con quella di altre tre donne. Ritrova la sua vecchia amica transessuale Agrado, conosce la giovane suora laica Rosa (incinta e malata di AIDS), incontra Huma andando a lavorare per lei e, successivamente, diventandone amica. La scoperta dell’altra, delle loro storie e il vivere tutte assieme è curativo per Manuela, per tutte loro. Piano piano la sua ferita inizia a far un po’ meno male, grazie all’umanità con cui la riempiono le donne della sua esistenza. Certo, il percorso è complesso e affrontare un passato difficile non è mai semplice, nonostante le serate con le amiche, la nuova vita e quell’ironia che Almodovar trasforma nella carta per superare la sofferenza, anche quella più intensa. In Rosa, bisognosa di aiuto e di calore, e nel suo bambino Manuela si riscopre nuovamente madre – e la scena in cui la giovane le affida il figlio prima di morire sconvolge per quanto è bella; in Huma trova un’amica inaspettata e in Agrado una sorella per la vita. E così ricostruisce i pezzi di sé stessa.

Non cancellano il dolore per Esteban, non succederà mai. Però, tra quelle donne, si sente meno sola, diventa parte di un tutt’uno nel film su Amazon Prime Video, Sky e NOW. E da Manuela si apre la via per scoprire anche le altre protagoniste di Tutto su mia madre, forti e fragili allo stesso tempo, che sanno sempre come rialzarsi, non importa quanto il loro dramma sia terribile, per poter brillare nuovamente.

Huma e Manuela nel film su Amazon Prime Video, Sky e NOW

Huma, diva fredda e accecata dalla fama, trova nell’amicizia di Manuela la forza per far emergere la sua sensibilità, il suo desiderio di amore e di trovare la donna della sua vita. Che, per quanto sperasse, non è Nina, dati i troppi alti e bassi in quella relazione. Rosa è una giovane ingenua, dolce, insicura, altruista e che crede fortemente nel prossimo. Condivide con Manuela il padre di loro figlio e quest’ultima diviene la figura materna che ha sempre voluto, perché con la sua vera madre è sempre stata in conflitto. E parlando di Lola, nata Esteban, lei è quasi una figura mitologica; un enigma che, però, è la radice del dolore delle donne, poiché Lola sa donare un grande amore ma, con la stessa facilità e non curanza, è in grado di toglierlo. È, in pratica, amore e morte allo stesso tempo.

Ma in questo canto alla complessità dell’animo femminile, a emergere più di tutte è Agrado.

Lei – che si chiama così perché “perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita gradevole agli altri” – è la donna più autentica di Tutto su mia madre, pur essendo “fatta di silicone”. No, non è un paradosso, perché Agrado ci dimostra che l’autenticità trascende l’aspetto fisico, come dice in chiusura del suo meraviglioso monologo:

“Una più è autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa”.

Adesso, infatti, è la donna dei suoi sogni, si è creata e, per questo, è autentica. Ma lei è anche trasgressione, comicità e ha un linguaggio così diretto e naturale che spaventa. Soprattutto, incarna un nuovo concetto di genere, tale da cancellarne le etichette. E di queste, così come di altri tabù, Tutto su mia madre ne rompe parecchi, parlando di omosessualità, transessualità, immigrazione, prostituzione, il potere dei generi, l’HIV, la donazione di organi e via dicendo. Almodovar si concentra su alcuni gruppi marginali, narrando una storia che apparentemente sembra lontana da noi e facendoci entrare in empatia profonda con i personaggi. Un esempio è proprio l’AIDS, una malattia che spesso è legata alla droga, alla prostituzione e all’omosessualità. Eppure, a contrarla nel film su Amazon Prime Video, Sky e NOW è una donna giovane, di buona famiglia e che fa la suora laica, dimostrando che nessuno è immune a essa e che, se è destino, purtroppo può capitare a tutti. Eccola la totale inclusività della narrazione di Almodovar, quegli aspetti della società che spesso vengono nascosti. Soprattutto sulle donne, tutte diverse tra loro.

E, parlando della femminilità, non si può non notare la predominanza del rosso in Tutto su mia madre.

Sin dalla locandina, il rosso è protagonista della pellicola su Amazon Prime Video, Sky e NOW. Lo troviamo nei titoli di testa, nelle didascalie temporali, nei capelli ribelli delle protagoniste, nei rossetti e in un cappotto che ricorre più volte. Il rosso rappresenta l’amore incondizionato di una madre per suo figlio, ma anche quello carnale che Agrado regala ai suoi clienti. È anche il colore del sipario che ci immette nel mondo teatrale, della recitazione e della finzione quotidiana a cui le donne sono costrette per raggiungere la libertà in una società che le vuole carine e obbedienti. Al rosso vengono alternati il giallo e il blu. Il primo lo troviamo principalmente negli interni, simbolo di intimità e amicizia. Il secondo, invece, rimanda a un doppio significato: vuole trasmettere la pace e l’effetto catartico del palcoscenico, essendo la scenografia proprio nei toni del blu, o di una città notturna; incarna il dolore dato che, nei momenti in cui si esprime questo sentimento, è sempre presente – ad esempio, quando Rosa ha un malore la prima volta, Manuela ha un maglione blu. Attraverso questi tre colori, Almodovar costruisce relazioni, simmetrie e opposizioni. Ed è proprio sul contrasto tra toni caldi e freddi che si concretizza il dualismo alla base della pellicola, caratterizzata infatti dal numero 2: ad esempio, Barcellona-Madrid, cinema-teatro, attore-persona, stesse scene che si ripetono con leggere differenze come quella del trapianto nella recitazione di Manuela e nella realtà o la visione di Un tram che si chiama Desiderio con e senza Esteban.

E Tutto su mia madre si adatta, si appoggia e si mescola proprio all’opera teatrale di Tennessee Williams portata poi al cinema da Elia Kazan. Ma non è l’unico omaggio al cinema che Almodovar ha voluto fare con il suo film. Ne nominiamo alcune. C’è un po’ di Fellini nelle atmosfere che crea, negli immaginari che non ci stancheremo mai di vedere e nel nome di Agrado, che pare un riferimento alla Gradisca di Amarcord. La morte di Esteban riecheggia quella avvenuta in La sera prima di John Cassavetes, film incentrato su un’attrice che entra in crisi dopo la morte di un suo fan. Il titolo, poi, riprende quello inglese di Eva contro Eva, ovvero All About Eve, che tradotto sarebbe “Tutto su Eva”. Inoltre, Manuela ed Esteban lo stanno guardando all’inizio del film su Amazon Prime Video, Sky e NOW e Huma ricorda proprio il personaggio di un’attrice carissima ad Almodovar, ovvero Bette Davis.

Ed è a lei, ad altre attrici e alle donne, ogni tipo di donna, che questo film è dedicato. Donne che soffrono sì, ma che chiedono perdono anche quando sono loro le vittime di un abbandono, come Manuela con Lola. In fondo, quest’opera è un ballo che stringe umanità e compassione, dove giusto e sbagliato non sono così nettamente divisi. Soprattutto, Tutto su mia madre mostra che la tragedia non è l’esito, ma l’inizio di una nuova trama. Perché, nonostante la sofferenza e la lotta, la vita va avanti, riservandoci nuovi, magnifici e inaspettati capitoli.

Il film della scorsa settimana: Sicario