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Vite vendute – La Recensione del nuovo film Netflix francese

Vite vendute
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Il 29 marzo è uscito il nuovo film prodotto da Netflix tutto francese, dal titolo Vite vendute, del giovane regista Julien Leclercq. Un film da vedere se siete appassionati del genere d’azione e non riuscite a rinunciare tanto volentieri anche alla componente romantica e sentimentale.

Leclercq ha già lavorato per Netflix negli anni scorsi e, ancora una volta, ha dimostrato di essere un valido regista. Innanzi tutto va detto che questo film è tratto da un romanzo del 1950, di discreto successo e dallo stesso titolo, dello scrittore francese Georges Arnaud. Tre anni dopo l’uscita di questo romanzo è stato girato un film dal regista francese Henri-Georges Clouzot ed è proprio da questo che parte il remake del 2024, preso in carico da Leclercq.

La storia è ambientata in Guatemala, in un campo profughi, dove un pozzo di petrolio inizia a prendere fuoco rischiando di esplodere da un momento all’altro e, oltre a mettere in pericolo l’intero villaggio attorno, potrebbe distruggere anche il bacino petrolifero della compagnia, ovviamente interessata a continuare a guadagnarci. Per risolvere la questione, la compagnia stessa mette su una squadra che, in meno di 24h, deve riuscire a trasportare, fino al campo profughi, due camion con un carico enorme di nitroglicerina, che sarà usata per far esplodere il pozzo.

Vite vendute
(Vite vendute 640×360)

Senza alcun dubbio il film si presenta con un carico non indifferente di adrenalina, ancor prima che nella storia già nei rapporti tra i personaggi, perché immediatamente veniamo a conoscenza che, proprio nella squadra che lavorerà assieme per la missione, ci sono due fratelli separati ormai da anni poiché in passatao, uno dei due ha causato la prigionia forzata dell’altro, in una prigione tutt’altro che accogliente, anzi, un posto deplorevole, dove ogni giorno si combatte per restare vivi. Nonostante questo i due fratelli decidono di lavorare assieme anche e soprattutto per la salvaguardia delle persone che amano.

Vite vendute è senz’altro il classico film d’azione che riesce a tenere incollati allo schermo tutti gli spettatori amanti del genere. Sparatorie ed esplosioni, tutti ingredienti che condiscono senz’altro bene un film d’azione, al quale però vengono aggiunti anche gli aspetti più sentimentali della vita: amore, sacrificio, dedizione. Il film è per la maggior parte incentrato sul trasporto della nitroglicerina dal deposito fino al villaggio, un viaggio ostacolato più e più volte da diversi intoppi, strumenti essenziali per il regista e gli sceneggiatori, affinché aumentino l’adrenalina e la suspense del prodotto.

Vite vendute
(Una scena di Vite vendute 640×360)

Scelta azzeccata anche quella del cast, con attori molto validi che influiscono positivamente sulla buona riuscita del film. Una nota particolare per i tre protagonisti principali: i due fratelli, interpretati da Franck Gastambide e Alban Lenoir, e la protagonista femminile, Ana Girardot. Forse nel nostro paese questi tre nomi non vi diranno molto, ma in Francia, al contrario, sono degli attori molto affermati che hanno lavorato a film di notevole importanza. Ana Girardot, ad esempio, ha lavorato al fianco di Benicio del Toro e i suoi colleghi uomini hanno all’attivo innumerevoli film nei loro curricula.

ATTENZIONE, DA QUI PARTIRANNO SPOILER SUL FILM

A dimostrazione del fatto che ci sia stata, da parte del regista e della sceneggiatura, un’attenzione specifica nel creare il giusto mix tra adrenalina e sentimento, il finale del progetto, di certo preso dal romanzo degli anni 50 e dal film del 1953, è stato riadattato con il proprio stile e la propria visione della storia rispettando questi due punti cardine. La compagnia petrolifera che gestisce il bacino in Guatemala, dopo che le cose si mettono male, decide di abbandonare la rappresentante delegata dell’azienda e lasciare a lei tutta la responsabilità di risolvere la situazione con i mercenari chiamati per la missione.

Peccato che lei non abbia la minima idea di come aggiustare le cose e che, l’unica soluzione che possa arginare il problema, è quella in cui il camion con la nitroglicerina si schianti contro il pozzo ‘in totale autonomia’, non essendoci altra possibilità.

I camion con la nitroglicerina
(I camion con la nitroglicerina 640×360)

A questo punto, uno dei due fratelli, vedendo l’altro insieme a sua moglie e sua figlia, preso in un dolce abbraccio, decide di sacrificarsi guidando lui stesso il camion che sarebbe poi arrivato al pozzo. Spera così in cuor suo di potersi redimere per essere stato la causa dell’incarcerazione di suo fratello in quel posto orribile. Una brevissima scena che però riesce a dare una fine sensata e un risvolto morale e romantico al un clima di durezza precedente che ha dominato tutto il film.

Che dire? Di sicuro non sarà il film dell’anno, di sicuro ce ne sono molti altri simili, e migliori, ma per una serata sul divano, Vite Vendute non è un’opzione poi così male.

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