Final Space è una serie animata statunitense presente nel catalogo Netflix dal 20 luglio 2018. Dopo gli iniziali responsi positivi l’hype è completamente sparito, al punto che in pochi sanno che la serie è stata subito rinnovata per una seconda stagione ben due mesi prima dal suo esordio.
La seconda stagione uscirà sicuramente nel 2019, ma perché nessuno ne sta ancora parlando?
Nata dalla mente di Olan Rogers e David Sack, è il risultato dell’evoluzione di un incipit iniziata già nel 2010 e conclusasi con la sua finale pubblicazione su Netflix 8 anni dopo. Il tentativo è quello di creare un nuovo filone sci-fi cavalcando l’onda di serie che in questo campo hanno molto da insegnare, come Futurama e Rick and Morty.
La storia segue le vicende dell’astronauta Gary, il quale è relegato su una navicella spaziale da ben 5 anni per scontare una pena. L’unica compagnia che ha è la fastidiosissima intelligenza artificiale di nome Kevin, KVN.
A sconvolgere la sua reclusione sarà l’arrivo di Mooncake, un piccolo esserino verde, tanto tenero quanto inaspettatamente spietato. Sotto uno sguardo superficiale infatti la piccola palla verde è in realtà un ‘distruggi pianeti’ ricercato da tutto l’Universo, ma soprattutto dallo spietato Lord Comandante. Gary, conquistato dalla tenerezza di Mooncake, decide di lottare per la sua sopravvivenza, e da qui ha inizio la svolta decisiva dell’intera trama.
Un continuo sfuggire dal cattivo di turno per portar in salvo una dolce arma di distruzione di massa formato mignon.
A far compagnia a Gary troviamo Avogatto, un gatto antropomorfo con un’insolita passione per le armi. Con l’aiuto del nostro protagonista cercherà di salvare suo figlio Gatto Junior che è stato preso in ostaggio nientemeno che da Lord Comandante.Tra un’avventura e l’altra, tra lui e Gary si instaura una profonda amicizia.
Modalità vera amicizia attivata
Infine abbiamo Quinn, la ragazza per la quale Gary ha sviluppato una vera e propria ossessione durante tutti i suoi 5 anni di prigionia, e alla quale ha dedicato video giornalieri dove si spoglia di ogni sua maschera e si racconta. Nudo di fronte alla videocamera con la speranza che possa sentirlo e amarlo per quello che è.
Nonostante dopo un primo sguardo il protagonista di Final Space appaia come un vanesio e patetico idiota, in realtà durante l’intera durata della serie cresce di fronte ai nostri occhi come farebbe qualsiasi protagonista di un romanzo di formazione. Diventa più consapevole e maturo, ma senza perdere l’eccentricità che lo contraddistingue.
Liberamente ispirata a Guardiani della Galassia, la serie ci ripropone il format consolidato del gruppo di idioti che devono salvare il mondo, senza però stancarci, adottando escamotage utilizzati in altre serie del genere, rielaborandoli e facendoli propri in un festival del citazionismo del mondo fantascientifico.
I punti cardine di Final Space vengono tutti affrontati: dai viaggi nel tempo, alle missioni di salvataggio. A rendere però speciale, e a mio avviso indimenticabile, questa serie è sicuramente la forte componente emotiva, presente fin dal primo episodio, in un crescente climax sentimentale.
Nel corso della prima stagione di Final Space vengono affrontati diversi topic: dall’amicizia all’amore, dal rapporto padre-figlio alla lode allo spirito di sacrificio.
Ironia nonsense e dramma sono sullo stesso piano, anzi, si può dire che le lacrime superano le risate. Questo non significa che la serie non faccia ridere, ma significa che ha la straordinaria capacità di toccare quelle corde della sfera intima presenti in ognuno di noi in grado di suscitare il pianto, una commozione sincera.
Final Space riesce a restituire una particolare immagine metaforica dello spazio, al quale viene rapportato uno straniante senso di vuoto esistenziale. Portavoce di questo significato sono i primi minuti di ogni puntata, che ci portano da Gary, perso nello spazio più infinito con ancora 10 minuti di ossigeno a disposizione.
Se non si è parlato abbastanza di questa serie tv, a ridosso dell’arrivo della sua seconda stagione, questo è il momento per ricominciare a parlarne.