A distanza di cinque mesi dalla messa in onda dei primi tre episodi, la Vecchia Signora è tornata su Netflix. La seconda parte di First Team: Juventus è stata infatti rilasciata lo scorso 6 luglio. Per la gioia di molti (e la comprensibile indifferenza di tanti), ecco dunque altre tre puntate per ripercorrere la parte finale della stagione 2017/2018 della Juventus.
Stagione che ha visto trionfare, come saprete, gli uomini di Allegri in campionato per la settima volta di fila, al termine di un estenuante testa a testa con il Napoli di Maurizio Sarri. La quarta Coppa Italia consecutiva ha contribuito a rendere l’annata bianconera ancor più memorabile, nonostante serpeggi ancora nel cuore di molti la delusione per l’epilogo dell’impresa sfiorata a Madrid.
First Team: Juventus riparte quindi da dove eravamo rimasti e lo fa riprendendo le fila del discorso con un ritmo totalmente differente.
La prima parte (ne abbiamo già parlato qui) era stata una sorta di presentazione dei tratti somatici più celebri del club torinese. Molto spazio veniva riservato all’introduzione dei protagonisti del team, con interviste e immagini esclusive dei loro allenamenti. Nulla era dato per scontato, così da fare in modo che il prodotto potesse arrivare a tutte le latitudini e a tutte le tipologie di pubblico, in primis i novizi affacciatisi per la prima volta al mondo Juve.
Non è un segreto che l’obiettivo di First Team: Juventus sia proprio quello di promuovere l’immagine della squadra più titolata d’Italia all’estero. Si comprende perciò la scelta di impostare la narrazione dei primi tre episodi dando più risalto agli aspetti principali della tradizione bianconera. Essendo le partite che contano ancora lontane, si è preferito mettere in vetrina contributi dei giocatori, dirigenti e vecchie glorie. Tutti compatti nel raccontare cosa rappresenta la Juventus per chi l’ha vissuta e per chi ancora oggi veste quei colori ogni giorno.
Nella sua seconda parte First Team: Juventus preferisce altresì mettere il campo da gioco in primo piano. Sono le partite che contano, quelle che valgono una stagione, a riempire i 40 minuti di messa in onda. A giovarne, ovviamente, è il ritmo, anche grazie al finale al cardiopalma della stagione.
Il copione, d’altronde, sembra proprio quello di una Serie Tv. Vi è la risalita, la caduta, e infine la vendetta. I tifosi della Juve potranno rivivere le emozioni di un’annata tirata e soffertissima. Una stagione dura, piena di gioie e dolori, lenita dal dolce e tanto atteso lieto fine. Il massimo del climax emotivo viene mostrato nelle immagini della partita al Bernabeu, con la squadra costretta sul più bello a dire addio per l’ennesima volta al sogno Champions.
Chi fosse interessato maggiormente ai contenuti esclusivi di cui abbondava la prima parte, troverà anche in questo segmento pane per i propri denti. Non mancano infatti gli incontri ravvicinati con gli eroi bianconeri. Molto spazio avranno in questo senso Cuadrado, Benatia e Pjanic. Il primo racconterà la sofferenza fisica e mentale dovuta al lungo infortunio, patito proprio sul più bello. Toccante il siparietto del difensore marocchino, intento a visionare il figlioletto impegnato a giocare e allenarsi con gli altri bambini.
Interessante anche la parentesi riservata al dietro le quinte dello staff tecnico juventino. Spesso si tende a sottovalutare quanto lavoro ci sia dietro i successi di un grande team e quanta gente lavori nell’ombra per garantire che la squadra rimanga sulla vetta. Ecco perché, per gli appassionati, saranno molto interessanti le immagini di Riccardo Scirea, figlio dell’indimenticato Gaetano, al lavoro col suo team di match analyst, intenti a studiare e a vivisezionare il Real Madrid per carpirne segreti e punti deboli.
Dal punto di vista tecnico, anche la seconda parte di First Team: Juventus si mantiene su un alto profilo. Le produzioni Netflix d’altra parte, tranne qualche sciagurato passo falso, sono da sempre sinonimo di qualità.
Montaggio e fotografia si confermano i punti di forza di questo prodotto, di un livello tale da non aver nulla da invidiare ai migliori documentari ESPN. Le immagini ravvicinate delle partite dal campo, in super slow-motion e in 4K, sono una gioia per gli occhi. Un’altra miglioria apportata è stata la sostituzione del precedente narratore, vero tallone d’Achille della prima parte, con il sempre ottimo Luca Ward. Il fascino della sua voce inconfondibile contribuisce non poco ad aumentare il pathos del racconto.
Nota dolente invece: la mancanza di una colonna sonora all’altezza. Peccato perché, con l’adeguato accompagnamento musicale, la resa del gran finale sarebbe stata ancor più avvincente. Ultima, ma non per importanza, la giusta sottolineatura allo spazio riservato all’addio del capitano bianconero, Gigi Buffon. Il suo saluto alla Juve viene infatti celebrato a dovere, con immagini e curiosità di repertorio, prese anche dal suo ultimo allenamento.
In definitiva, possiamo dire che l’esperimento First Team: Juventus abbia fornito alla società di Corso Galileo Ferraris un ottimo biglietto da visita, soprattutto per coloro che si addentreranno per la prima volta nella dimensione juventina.
Un prodotto quindi più per i tifosi che verranno che per quelli di vecchia data che, tuttavia, avranno modo di divertirsi, passando in rassegna le immagini delle imprese recenti della propria squadra del cuore.