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Fleabag mi ha fatto fare pace con le contraddizioni del femminismo

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Phoebe Waller-Bridge scrive e interpreta la fantastica Fleabag, donna sulla trentina che cerca di vivere e sopravvivere in una frenetica e malinconica Londra. L’autrice della serie, diventata cult grazie alla distribuzione di Amazon Prime Video (la prima stagione nel 2016 e la seconda nel 2018), trae l’idea di Fleabag da un suo stesso testo teatrale, nato dall’improvvisazione di uno spettacolo di stand-up comedy di circa dieci minuti. La genialità e l’unicità di Fleabag si intuisce, quindi, già dalla sua nascita e dalla sua creazione. In linea più generale la serie ha riscosso molto successo soprattutto grazie ad alcune peculiarità che la rendono davvero originale e sagace, contraddistinta da un’ironia tagliente e molto diretta che conquista soprattutto un pubblico femminile ma non solo. Il presupposto di base è la narrazione della vita di Fleabag (protagonista di cui non viene, in realtà, mai rivelato il nome) che lotta per conquistare il suo posto in un mondo complicato e agguerrito, che spesso pone molti più ostacoli di fronte alle donne piuttosto che agli uomini. Il tema può sembrare molto spinoso, ed effettivamente lo è: ma Phoebe Waller-Bridge riesce a restituirci il complicato mondo del femminismo in una chiave del tutto innovativa, caratterizzandolo di un’ironia sferzante e neanche tanto velata riuscendo a far arrivare un messaggio il maniera molto chiara. Quale messaggio? Semplicemente che il femminismo, come tutte le cose legate alla sfera umana, può essere imperfetto.

Il racconto senza filtri che Phoebe Waller-Bridge fa della vita di Fleabag descrive una condizione di vita piuttosto usuale: una donna adulta che vive in una grande città e che combatte col suo lavoro, con la sua famiglia e le sue relazioni sentimentali.

Niente di nuovo, a primo impatto. Eppure, Fleabag ha qualcosa di diverso e non nelle scelte che fa ma soprattutto nel tipo di atteggiamento che decide di adottare di fronte a queste scelte. E già da una semplice punto come questo cominciamo a comprendere quanto Fleabag riesca ad affrontare la questione del femminismo da un altro punto di vista: la protagonista non si limita a parlare di femminismo o a cercare di metterne in pratica gli insegnamenti ma pone più volte l’accento su quanto sia difficile per lei (e quindi per tutte) essere femministe di fronte a determinati eventi quotidiani. In fondo, Fleabag è l’esatta descrizione di una donna vera, incasinata, complicata, imperfetta e piena di contraddizioni. E ciò che Phoebe Waller-Bridge vuole fare è semplicemente far capire attraverso il suo personaggio quanto la realtà non sia altro che questa: persone vere con difetti veri e complessi veri. Il femminismo, grazie all’arguzia di Fleabag, diventa una “semplice” parte di tutto questo. Esattamente come il lavoro, la famiglia, gli amici anche il femminismo e tutti gli insegnamenti che dovrebbe portare con sé, diventano qualcosa di quotidiano che può subire variazioni e soprattutto attacchi anche da parte di chi lo professa.

Parte del processo che porta Fleabag a parlarci di femminismo nasce dalla voglia di Phoebe Waller-Bridge di raccontarci quanto spesso trovare il proprio posto nel mondo sia un obiettivo davvero complicato e quanto la maggior parte delle volte le donne debbano sudare il doppio per ottenere un risultato. Ma ciò che rende Fleabag una Serie unica è il suo modo di affrontare tutto ciò: la protagonista non ha voglia di fare grandi discorsi su come si dovrebbe essere femministi e non ha tempo di discutere con la matrigna di come le donne dovrebbero sempre e comunque supportarsi tra loro.

Quello che Fleabag fa è lamentarsi di ciò che le succede e rialzarsi una volta che le è successo, passando per vari step di autogiustificazione e autocompiacimento che la mettono a proprio agio con sé stessa.

A Fleabag non servono etichette o definizioni, le basta una serata divertente con un uomo sbagliato per lei o un pomeriggio con la sorella Claire, suo bersaglio preferito e forse personaggio più femminista in assoluto di tutta la Serie. Così il femminismo passa attraverso l’ironia e attraverso la praticità piuttosto che attraverso dibattiti e discorsi troppo complicati per essere compresi da tutti. E allora, grazie a Fleabag, diventa più femminista dire “se avessi il seno più grande non sarei così femminista” piuttosto che andare ad un raduno di coscienza di sé stessi in un luogo sperduto dove gli uomini non possono entrare.

Se pensavamo che il femminismo fosse complicato e poco chiaro in alcuni punti, Fleabag ci aiuta prima di tutto a capire quanto sia normale che sia imperfetto e in secondo luogo ad accettarlo per quello che è e a prendere coscienza di un tema che parla di donne vere e non di proiezioni oniriche distaccate dal mondo. Lo dimostra l’uso del sesso che, nella serie Fleabag, Phoebe Waller-Bridge utilizza come semplice riempitivo, come semplice azione umana finalizzata al divertimento. La drammatizzazione che spesso si fa del sesso ci porta, il più delle volte, a idealizzarlo e renderlo più importante di quello che in realtà sia. Fleabag riesce a ridimensionare tutto questo e rendere il sesso un espediente ricreativo, che funga da intermezzo tra una presa di coscienza e un turno di lavoro. Quanto è femminista tutto questo? Molto più di quanto non sembri. Se è vero che la consapevolezza di sé stessi è una delle basi del femminismo, che spinge chiunque si proclami femminista a conoscersi e a conoscere il proprio corpo e a utilizzarlo a proprio piacimento, è vero anche che non c’è bisogno di proclamare un obiettivo del genere ma c’è molto più bisogno di metterlo davvero in atto. E Fleabag fa proprio questo: se ne frega delle convenzioni e mette in atto il proprio stile di vita, a dispetto di ogni giudizio.

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Un personaggio che di giudizi ne subisce molti all’inizio e che ne sente molti su sé stessa è quello di Claire, come si accennava poco fa. La sorella di Fleabag è un personaggio scritto in maniera ironica e allo stesso tempo molto caratteristica. Claire sembra infatti un personaggio esasperato nella sua stranezza e, proprio per questo, è uno dei meglio riusciti dell’intera Serie. Claire nasce, nelle prime puntate, come una donna austera e talmente insicura da sposare un uomo che non la rispetta solo perché la fa ridere. Nel corso della Serie il suo personaggio va via via assumendo un carattere più deciso e, spronata soprattutto dalla sorella, andrà delineandosi come donna indipendente e piena di risorse, capace di combattere da sola le proprie battaglie. Nel descrivere Claire con un carattere fin troppo stereotipato, Phoebe Waller-Bridge punta inizialmente ad esasperare un certo modo di essere, influenzato dalla società patriarcale e del tutto al di fuori dalla normalità, per avere solo in seguito l’opportunità di demolire questo stereotipo e renderlo il personaggio che più di tutti riesce ad incarnare un’ideale femminista che abbia davvero delle basi solide. Ed è proprio il personaggio di Claire che aiuta Fleabag a caratterizzarsi come donna e come persona e che, più di tutti, la conosce nel profondo. Il rapporto tra le due è un ottimo esempio di femminismo imperfetto ed è un ottimo esempio di come sia perfetto così: le due sorelle sembrano scontrarsi continuamente e non andare mai d’accordo ma quello che in realtà di evince è un forte legame emotivo che spinge le due a sorreggersi a vicenda in ogni modo possibile, passando sempre per una presa in giro o uno schernirsi che solo un’intimità del genere permette. Questo tipo di rapporto, seppur tra due sorelle e quindi basato su dinamiche familiari, si propone come archetipo di rapporto tra donne, spesso contrastante e pieni di pregiudizi ma anche molto fragile e dolce.

Come ha fatto Fleabag a farci ragionare sul femminismo con tanta leggerezza? È un mistero che solo Phoebe Waller-Bridge potrebbe svelare. Quello che ad oggi abbiamo compreso è quanto l’opera dell’autrice inglese abbia avuto un impatto sulle persone che ne sono diventate fan e non solo. Grazie all’espediente della rottura della quarta parete (che è anche una delle caratteristiche che contraddistingue l’intera serie) Fleabag si pone in una posizione del tutto nuova rispetto allo spettatore cui sta parlando. Le donne che vedono Fleabag vivere la sua vita disastrata non la stanno solo guardando ma stanno vivendo con lei tutte le sue emozioni e, in un mondo in cui spesso un freddo distacco tra donne è la normalità, riuscire a mettersi nei suoi panni è un atto rivoluzionario. Fleabag permette a chiunque la stia guardando di empatizzare con lei e permette a tutte le donne di giudicarla mentre fa qualsiasi cosa. Ma il bello è proprio questo: pur aprendosi al giudizio del pubblico, Fleabag non viene giudicata, ma anzi viene compresa e a tratti ammirata soprattutto per il suo modo di affrontare la vita. E allora è anche grazie a Fleabag se oggi sappiamo che si può essere femministi e non essere d’accordo con alcune delle idee femministe che ogni giorno vengono messe in gioco; sappiamo che si può essere femministi ma si può anche volere un seno più grande o un corpo meno imperfetto; sappiamo che si può essere femministi e anche voler semplicemente non parlare di femminismo. Grazie a Fleabag cominciamo a capire che i fatti sono più importanti delle etichette o dei discorsi impegnati, che se crediamo in qualcosa dobbiamo cercare di metterla in atto e non limitarci a giudicare. Grazie a Fleabag facciamo pace col femminismo e capiamo che, essendo qualcosa di umano, ha bisogno di essere imperfetto e pieno di contraddizioni e che, anche per questo, va benissimo così.