Fleabag ci ha salutato definitivamente (o forse no?) nel 2019, ma ciò non significa che i fan l’abbiano dimenticata. Trasmessa dal 2016 su BBC Three in co-produzione con Amazon, l’adattamento televisivo dell’opera teatrale di Phoebe Waller-Bridge ci ha conquistato, ritagliandosi un posto speciale nel nostro cuore. Così come il monologo teatrale (che l’attrice e sceneggiatrice aveva scritto nel 2013 per il Fringe Festival di Edimburgo), lo show ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui quattro Emmy Awards e due Golden Globe Awards. Un successo innegabile dovuto soprattutto alla magnifica protagonista, il vero cuore di questo gioiellino inglese. Interpretata dalla stessa Waller-Bridge, Fleabag è infatti un personaggio carismatico e magnetico. Una donna irrisolta, ma non per questo incompleta, che ha saputo affascinarci con il suo spiccato senso dell’umorismo e le sue continue contraddizioni.
Nel corso di due stagioni, Fleabag ha dimostrato di essere una delle protagoniste più interessanti degli ultimi anni. E non perché conduca una vita eroica ed eclatante, ma per il suo tragicomico realismo. Sin dal primo episodio veniamo infatti messi di fronte a una trentenne londinese che, come tante altre persone, annaspa con fatica per trovare il suo posto in una società caotica e incomprensibile, che la porta a barcamenarsi fra una desolata caffetteria, una famiglia complicata e i turbamenti del suo cuore. Ossessionata dal sesso e con una battuta tagliente sempre pronta, Fleabag ci ha trascinato nella sua vita disastrata, rendendoci partecipi grazie alla rottura della quarta parete. Un escamotage che ha funzionato alla perfezione, e ci ha permesso di conoscere la protagonista sotto ogni punto di vista: le sue peripezie amorose, i confronti con la sorella Claire, la paura di aprire il suo cuore al prossimo.
Fleabag è imperfetta, ma è esattamente la sua imperfezione a renderla così interessante.
La sua vita non è di certo una fiaba: la sua caffetteria rischia il fallimento, la sua migliore amica Boo è morta suicida e il rapporto con i familiari è sempre sul filo del rasoio. Ma l’esistenza di Fleabag, per quanto caotica, è autentica. La protagonista è infatti uno spirito libero che sfida le regole della società e non ha paura di essere se stessa. La sua schiettezza e volgarità potranno non piacere a tutti, ma dal suo punto di vista sono preferibili all’ipocrisia e inettitudine di un sistema dai valori antiquati e spesso maschilisti. La donna diventa così anche il simbolo di un femminismo che avevamo bisogno di vedere sul piccolo schermo: un movimento che non si lascia dominare dagli stereotipi, ma ci mostra chiaramente cosa significhi essere donne libere e indipendenti. Ma anche fragili e imperfette.
Difatti, grazie alla rottura della quarta parete, gli spettatori hanno potuto scoprire cosa si nascondesse sotto il sarcasmo della protagonista: un abisso fatto di sensi di colpa, rabbia, di un costante senso di inadeguatezza e mediocrità. Sentimenti che non solo molti di noi potranno comprendere, ma che hanno dato maggior profondità al personaggio di Waller-Bridge. Fleabag trova così tanto conforto nel suo tagliente sarcasmo perché le permette di respingere ricordi dolorosi e un presente desolante. La protagonista è costantemente turbata dagli errori commessi, così come dalla convinzione di non essere in grado di mettere a posto la sua vita. E la morte di Boo (di cui si sente in parte responsabile) è il trauma che più di ogni cosa scatenerà in lei un vortice autodistruttivo, in cui convivranno vergogna, dolore, pentimento ed eventualmente un nuovo desiderio di rinascita.
Ma prima di perdonarsi e rinascere, Fleabag dovrà riconoscere quanta rabbia si nasconda dietro al suo sarcasmo.
Dovrà riconoscere quanto il lutto abbia creato un vuoto nel suo spirito, che si è alimentato di tutte le sue insicurezze e debolezze. Così come di una solitudine e dolore che sembrano non volerla lasciare andare. Dopotutto, la nostra protagonista vive in una situazione difficile: orfana di madre, padre assente, migliore amica suicida e un senso dell’umorismo inopportuno che spesso la mette nei guai. A coronare un contesto già di per sé problematico si aggiungono poi i rapporti sessuali occasionali e superficiali. La stessa protagonista affermerà di essere ossessionata dal sesso, ma questa ossessione affonda le sue radici in un malessere che accompagnerà Fleabag per gran parte del suo percorso. Difatti, la donna usa il sesso per silenziare il suo dolore, e non per raggiungere un’intimità con il prossimo. È per questo che gli uomini di Fleabag, pur attratti dal suo carisma, non riusciranno mai a creare una vera connessione con la donna che, impaurita dalla vicinanza affettiva, rimarrà sempre a debita distanza.
Dunque, anche se la sensualità è un elemento che arricchisce la personalità della protagonista, di certo non è la soluzione per eliminare i suoi demoni interiori, sui quali inizierà a lavorare dopo la catarsi nel finale della prima stagione, iniziando un percorso che le permetterà di perdonarsi e curarsi. La storia d’amore con il Prete sexy, proibita ma travolgente, le mostrerà quanto sia capace di un amore vero, totalizzante e generoso. Quanto sia capace di un’autenticità sentimentale che manca invece ad altri personaggi che, pur sembrando più equilibrati di Fleabag, sono afflitti dagli stessi dubbi e insicurezze.
Per quanto meravigliosa e autentica, la storia d’amore della protagonista non avrà un lieto fine. Ma sarà comunque ciò di cui la donna aveva bisogno per liberarsi della sua rabbia e dolore.
Alla fine del suo percorso Fleabag non è certo perfetta, e a essere sinceri crediamo che non lo sarà mai. Ma, se non altro, è finalmente consapevole delle sue emozioni, della sua capacità di amare. E della necessità di lasciare andare il passato per poter fare il primo passo verso il futuro.
Affascinante ed esilarante, Fleabag è un personaggio che si odia o si ama, capace di rapirti con la sua simpatia, ma anche di opprimerti con i suoi demoni interiori. Una personalità veramente complessa che non ha potuto che conquistarci, riuscendo a mostrarci le mille sfumature di una donna dolorosamente reale. Alcuni di voi si saranno rivisti in lei, altri sicuramente meno. Ma siamo sicuri che ognuno di voi sia stato travolto dalla potenza della sua storia che, nella sua semplicità, ci ha mostrato quanto il lutto, il dolore e la mediocrità siano universali. E quanto sia importante imparare ad amarsi nonostante le nostre imperfezioni.