Phoebe Waller-Bridge è un’attrice, sceneggiatrice, produttrice e commediografa pluripremiata ed è anche co-direttrice artistica della compagnia teatrale inglese DryWrite; secondo il Times è una fra le 100 personalità più influenti del 2020 e, dopo Tina Fey, è la seconda persona ad aver vinto nella stessa serata un Emmy per la sceneggiatura e uno per la recitazione. Da un punto di vista quantitativo i suoi lavori non sono ancora così tanti (del resto ha solo 36 anni), ma qualitativamente parlando, la Waller-Bridge ha ideato, scritto, prodotto e interpretato solo opere contraddistinte da uno spessore artistico inimitabile. Tra i suoi lavori come sceneggiatrice ricordiamo Crashing e Killing Eve, una serie basata su Villanelle, la novella di Luke Jennings. Il successo mondiale arriva però nel 2016 con Fleabag (serie tv da lei ideata, scritta e interpretata, disponibile su Amazon Prime) e da allora l’interesse nei confronti della sua carriera non ha fatto altro che crescere. Il motivo? La qualità della scrittura, l’integrità artistica, il coraggio dei progetti e il mezzo: la risata. Durante una tavola rotonda con The Hollywood Reporter – dove siedono anche Alex Borstein, Natasha Lyonne, Regina Hall, Jane Fonda e altre non censurate attrici comiche – alla domanda «Faccio comedy perché…» Phoebe Waller-Bridge risponde:
Faccio comedy perché altrimenti sarebbe piuttosto noioso, penso, ma anche perché è un modo per entrare, per poi fare altre cose.
La risata come portale d’accesso.
Come autrice, Waller-Bridge definisce la scrittura un’operazione dolorosa, un atto istintivo, e sente la responsabilità di ciò che scrive, consapevole di coinvolgere il pubblico in un viaggio di cui ne dovrà valere la pena. La commedia è per lei l’unica porta d’ingresso, allettante e scintillante, che attrae lo spettatore con la promessa di ridere. Così, una volta dentro, può sbattergli in faccia delle tematiche che di comico non hanno nulla, lasciandolo poi a galleggiare nell’aria con un bel mattone sullo stomaco. La commedia ha sempre utilizzato la risata per provocare la catarsi, ma con Fleabag, Waller-Bridge si spinge un pochino più in là, ci prende per mano e ci trascina giù con sé. Così ci ritroviamo a essere suoi complici, e farci ridere diventa un espediente per avere la nostra approvazione. La protagonista ci sovraccarica, con egoismo, dei suoi fardelli e la risata è la nostra ricompensa. All’inizio ridiamo di lei, poi ridiamo con lei e alla fine piangiamo con lei, e quello che resta è solo il ricordo lontano di un caldo momento tra amici.
Ridi che ti passa.
Questo è un detto popolare nostrano che sottolinea con saggezza il potere curativo della risata attraverso la quale ci risolleviamo quando stiamo male. E i personaggi dipinti dall’autrice britannica hanno tutti un disperato bisogno di ridere. L’umorismo viene spesso da situazioni grottesche, amare e imbarazzanti. Ci ritroviamo a farlo dopo che qualcuno ha detto qualcosa di profondamente triste mentre ci sentiamo interdetti quando qualcuno è stranamente euforico. Come la risata sardonica durante l’appuntamento tra Fleabag e l’avvocato nella penultima puntata della seconda stagione: una sequenza frenetica dove traspare un senso di inadeguatezza allarmante. L’autrice sottolinea in ogni intervista la connessione simbiotica tra commedia e dolore. La risata diventa perciò un innesco, un amo che arriva fino alle profondità del nostro animo e riporta in superficie quello che avevamo rimosso. È la controparte della rabbia e arriva a spazzare via quel senso di vuoto e il peso dell’assenza che viviamo insieme ai suoi personaggi.
L’universo egualitario di Waller-Bridge.
I suoi personaggi femminili non sono una zolletta di zucchero a cui la maggioranza del pubblico è abituata: linguaggio spinto, libertà sessuale e dissidi interiori che annientano il modello di fanciulla fragile, carina e candida alla perpetua ricerca di un principe azzurro. Infatti molti spettatori non hanno gradito i toni umoristici abrasivi, forse troppo dark o forse troppo maleducati, e ne sono rimasti scioccati. Mentre molti considerano le sue protagoniste degli emblemi femministi, qualcun altro si è sentito disorientato davanti a dei modelli femminili che non renderebbero giustizia alle donne. Ebbene, il coraggio di Waller-Bridge risiede proprio in questo, cioè nel mostrare gli aspetti più controversi, taciuti e realistici dell’universo femminile. Le sue protagoniste possono risultare simpatiche o possono infastidirci, ad ogni modo non nascono per essere emulate e non devono tenere alta la bandiera del cosiddetto gentil sesso. Attraverso la sua scrittura asciutta, fatta di frasi lasciate a metà, mugugni e risate singhiozzate, Waller-Bridge ci sta dicendo che esistono tanti tipi di donne e queste non devono necessariamente piacerci. Semplicemente esistono.
Tutte queste donne, dalle protagoniste ai personaggi che si stagliano sullo sfondo, vivono nello stesso universo dove esistono sia cognati depravati che ragazzi superficiali, sia partner ansiosi e bisognosi che uomini fragili. Non sono le protagoniste ad essere femministe, anche se qualcuna ci prova, è la scrittura di Phoebe Waller-Bridge a esserlo dipingendo un mondo in cui il banale maschi contro femmine è caduto per sempre, dove tutti sono sullo stesso piano e coesistono all’interno della stessa storia; dove le donne sono libere di essere chiunque esse vogliano, anche dei personaggi negativi. Possono essere delle psicopatiche, possono rendersi ridicole, disgustose, spettinate, goffe, sgraziate, buffe, irriverenti e inadeguate. Possono essere irrisolte, rotte e a volte hanno anche torto! E la buona notizia è che va bene così, ma soprattutto queste donne esistono in un universo dove anche loro sono capaci di far ridere.
Quindi sì, anche le donne sanno far ridere.
L’attrice-sceneggiatrice non è né la prima né la sola ad aver dimostrato che anche le donne possono essere delle attrici comiche eccezionali, riappropriandosi così della risata, della sessualità, dell’ironia e di tutte quelle tematiche che per molti decenni sono state appannaggio del mondo maschile. Sebbene con spiriti e caratteri diversi, nell’ultimo decennio abbiamo visto arrivare Lena Dunham con Girls, The Marvelous Mrs. Maisel, Russian Doll e tante altre serie tv che hanno avuto il coraggio di dire a voce alta quello che di solito restava non detto, inaugurando una rappresentazione della realtà autentica, irriverente e stanca dei cliché. Tuttavia, come fa notare l’attore britannico Andrew Scott, il prete sexy nella seconda stagione di Fleabag:
Poiché è una donna che l’ha scritta, sottolineiamo che si tratta di una serie femminista, ma penso che questa interpretazione mini il lavoro da lei svolto. Penso che il suo talento e il suo dono siano la sua comprensione delle persone.
Sarebbe un peccato ridurre il lavoro di Phoebe Waller-Bridge al solo aspetto femminista.
Il nostro genere non dovrebbe influenzare la scrittura. Quello che l’ha resa un’icona amata e stimata è la sua umanità, cioè la capacità di leggere le persone nel profondo, delineandone i tratti più specifici, masticandole per assaporare il succo della loro essenza, per poi risputarle fuori come dei modelli universali, dei moderni archetipi che non hanno neanche bisogno di avere un nome proprio. Personaggi che dicono l’indicibile e sfidano ogni stereotipo comportamentale e che, attraverso un realismo spiazzante, rappresentano la normalità di cui tutti noi facciamo parte in quanto persone incasinate che cercano di rimettere insieme i pezzi. L’autrice britannica, di cui fortunatamente sentiremo ancora parlare molto, è stata subito corteggiata dall’industria cinematografica che l’ha coinvolta in progetti storici che hanno tanto bisogno della sua verve comica. Ovviamente parliamo della riscrittura della sceneggiatura dell’ultimo James Bond e del ruolo da co-protagonista nel prossimo Indiana Jones.
Il suo lavoro ci restituisce una rappresentazione onesta e livida della realtà che sciocca e non fa sconti a nessuno. Tutti, nessuno escluso, prendono parte alla brutale e imbarazzante commedia umana dove ognuno, a modo suo, aspira a essere qualcos’altro e, disperatamente, prova a rialzarsi per capirci qualcosa. La risata per Phoebe Waller-Bridge è un tonico per l’anima, un esorcismo contro la paura. È una lanterna che illumina i recessi più oscuri dell’animo umano; un modo per rompere le regole. È oltraggiosa, irriverente, dissacrante e frantuma i tabù, anche quelli che non conoscevamo; smonta i personaggi, i quali possono ricostruirsi, rinnovarsi e diventare una nuova versione di se stessi.
La risata è il mezzo che l’autrice utilizza per disarmare lo spettatore perché solo facendolo ridere può aprirgli il cuore.