In primis, la parola d’ordine è “intrattenimento”. In seconda battuta, “coinvolgimento”. In terza, “analisi”. In quarta, “tridimensionalità”. L’arte del racconto è in continua evoluzione: se non fosse così, non sarebbe un racconto. Un fluido che scorre in mille forme, racchiudendo tanti generi ed espressioni. La letteratura è racconto. Un racconto superato? No, affatto, ma abbinabile a molte altre arti. Quella visiva, per esempio. Quelle orali e musicali, punti d’origine e nuovi punti d’arrivo. Quella scritta, perenne e immortale. Tre dimensioni, in sostanza. Anche le serie tv, in molti casi, costituiscono “letteratura”. Intrattenimento, coinvolgimento, analisi e tridimensionalità: la letteratura, nel suo concetto più puro, racchiude i primi tre elementi, il mondo delle serie tv anche, includendo però il quarto fattore. Le serie tv sono la letteratura dell’oggi e del domani? Sì, decisamente. La letteratura classica morirà? No, per niente.
UN LINGUAGGIO MODERNO PER UN MONDO CHE CORRE
Se si chiedesse a dieci ragazzi di trent’anni cosa sceglierebbero tra un libro ed un episodio della serie preferita per trascorrere la serata, l’opzione selezionata nella maggior parte dei casi, probabilmente, sarebbe la seconda. Un peccato, visto che un’evoluzione non mette in competizione i due elementi coinvolti. Eppure, di fatto, accade questo. Perché? Perché leggere necessita di una soglia di concentrazione maggiore rispetto alla visione di una serie o un film, e i risultati sono simili. Il mondo di oggi corre e le parole non sono più sufficienti. I sogni tridimensionali (testo, parola o musica e video) sono più efficaci. E immediati. La stimolazione di fantasia e pensieri delle generazioni che vivono il mondo di oggi ha bisogno di più piani. Accade con i film e anche con le serie tv: perché le seconde, allora, stanno prendendo rapidamente il sopravvento sui primi? La serialità, per natura, avvicina maggiormente lo spettatore ai personaggi attraverso un contatto settimanale (in certi casi quotidiano), creando un legame fortissimo, quasi carnale. Inoltre, c’è più spazio per l’analisi e per il coinvolgimento, elementi vitali per un potenziale fandom. Come in un libro, in fondo, più che in un film.
IL PASSAGGIO DI CONSEGNE
Quando è avvenuto il passaggio di consegne tra libri e serie tv? Nel momento in cui le Serie Tv non sono più state unicamente una forma di intrattenimento fine a sé. La svolta epocale è arrivata con “I segreti di Twin Peaks“ (1990), ideata da David Lynch e Mark Frost. Un film a puntate, più che una serie a puntate. Un capolavoro nel quale alla verticalità dei singoli episodi si è aggiunta l’orizzontalità di un mistero intricato dipanato settimana dopo settimana. Da lì in poi, la Serie Tv è diventata arte a tutti gli effetti, da studiare a scuola affiancandola ai classici d’un tempo. Paragonare Edgar Allan Poe a Steven Moffat (showrunner di “Doctor Who” e “Sherlock“) è un’eresia? È sufficiente guardare il decimo episodio della terza stagione moderna di “Doctor Who” per avere una risposta. “Blink”, nato da un breve racconto dello stesso Moffat, è un capolavoro da vivere, analizzare e studiare in ogni suo dettaglio. “Blink” è un giallo psicologico con venature horror, in grado di inquietare e sorprendere. Come un racconto di Poe, ma su tre dimensioni. Altro esempio? La prima stagione di “True Detective”, ideata e sceneggiata da Nic Pizzolatto. La cura con la quale si presenta e sviluppa il personaggio di Rust merita gli onori di una menzione in un manuale di letteratura.
COME DICKENS, PARTENDO DA DICKENS
Tempo fa, lo scrittore Jonathan Franzen ha centrato in pieno il tema: “Le serie tv stanno rimpiazzando il bisogno che veniva soddisfatto da un certo tipo di realismo del XIX secolo. Quando leggi Dickens ottieni gli stessi effetti narrativi che ti danno le serie tv…”. Eppure, per apprezzare appieno le serie tv più complesse, avere un’ottima base di conoscenza dei grandi classici della letteratura è pressoché imprescindibile. L’uno non esclude l’altro. Non ci sarebbe stato Pizzolatto senza Arthur Conan Doyle. Non ci sarebbe stato Michael Dobbs (autore dei libri dai quali è tratto “House of Cards“) senza Machiavelli. In un flusso continuo, il torrente dei grandi classici investe il fiume della letteratura di oggi, creando quella del domani. Senza i padri, non ci sono i figli. Senza conoscere il passato, si vive un futuro a metà.
Antonio Casu
@antoniocasu_