Cominciamo con un giochetto, così tanto per scherzarci un po’ su, tanto per adeguarci ai voli pindarici cui Lynch dovrebbe averci iniziati da tempo. Cercate di essere collaborativi, in fondo vi si chiede un solo requisito: quel tanto d’immaginazione che servirebbe a un bambino per fingersi detective. Stiamo per addentrarci in un mondo in cui la ragione serve ben poco. È importante che vi prestiate all’esperimento sia se avete avuto la fortuna di vivere realmente una situazione simile, sia se vi siete approcciati alla folle cittadella lynchiana con qualche decennio di ritardo. Dunque, siete pronti? Bene! Iniziamo.
Siamo nella prima metà dell’anno 1991. Ce ne stiamo sul divano, telecomando in mano (indubbiamente l’abbiamo picchiato un paio di volte sul palmo di quella libera per farlo funzionare!). Abbiamo iniziato a seguire una strana serie Tv. Iniziava con il ritrovamento del cadavere la reginetta della scuola, incellofanato a dovere, in riva a un lago e poi era partita questa processione infinita di personaggi assurdi. A una certa, il caso veniva pure preso in mano da un bizzarro investigatore inviato dall’FBI (Come è che era? Dale… Dale?… Dale Cooper! Ci pare di ricordare e, tranquilli, diamogli ancora un paio di puntate e non ce lo dimenticheremo più!): nella sua impeccabile ed elegantissima divisa del Federal Bureau, con una quasi feticistica ossessione per le torte alle ciliegie e per quella che ben presto diventerà la celeberrima damn fine cup of coffee. Insomma, il tizio impomatato che continua a parlare a un registratore (Diane!) e non abbiamo mica capito bene se ‘sta Diane sia la sua segretaria o una specie di Diario (tranquilli, non lo capiremo mai!).
Non siamo ancora certi che la serie ci piaccia, ma ci è tornata in mente spesso. Anzi, a dire il vero, non pensiamo ad altro! Chi diamine avrà ucciso Laura Palmer? E tutti quei personaggi così assurdi che forse inizialmente ci hanno anche un po’ stranito, come diavolo fanno ad abitare già così i nostri pensieri? Ma torniamo a noi. Dunque, abbiamo sbattuto due volte il telecomando e, finalmente, ecco la tv accesa su Canale 5. Poi succede questa cosa – state bene concentrati – il detective strano fa anche sogni strani e a un certo punto eccolo che ritorna in quella strana stanza che avevamo visto già qualche puntata fa (quando forse sul divano ci stavamo, ma sotto la coperta): le pareti nascoste da lunghe tende rosse, se ne sta nuovamente seduto in una poltrona. Ben poco arredo: una statua, due lampade. Davanti a lui un nano vestito di rosso parla al contrario, si muove sincopato, quasi meccanico e dice cose senza significato apparente. Il rumore dei tacchi che puntellano il pavimento geometrico, poi Laura si siede – come di consueto nei sogni dell’Agente Cooper – di fronte a lui, accanto al nano. Soliti voce e movimenti robotici e d’un tratto – qui si ci si disvela il genio di David, vecchio volpone! – miss Palmer saluta l’agente e poi aggiunge “I’ll see you again in 25 years.” Poi, come solo nei sogni può accadere, sparisce. Mi avete seguito fino qui? Che vi sia costato un po’ di immaginazione o che – e allora fate parte della schiera dei fortunati – queste immagini fossero già nella vostra memoria, poco importa.
Il punto è che quel dannato mago che è Lynch ha fatto dire dal personaggio – morto – da cui prendono piede gli eventi, al detective Cooper e, conseguentemente, a noi spettatori affascinati lì sul nostro divano, che ci saremmo rivisti dopo 25 anni. I prestigiatori non svelano i trucchi, ma dovrebbero restare fedeli alle promesse fatte. Così, il 6 ottobre 2014, ci viene annunciato che il network Showtime ha dato il via alla produzione della terza stagione, la cui messa in onda è programmata per il 2016, esattamente venticinque anni dopo la puntata onirica. Se non è il tocco magico questo.
Ma poi, il 5 aprile scorso, ci si infrangono i sogni: Lynch dichiara che non dirigerà la stagione in quando non ritiene il budget offertogli adeguato per le proprie ambizioni. E va bene che tu sei il grande Mastro e quel mondo l’hai costruito tu, e ok che “il film è tuo e ci metti tutti i conigli che vuoi” (quasi cit.), ma non puoi mica andartene dalla nave così, Capitano! Quello che ci resta da chiederci è: può esistere un Twin Peaks senza David Lynch?
Dopo l’annuncio è nata immediatamente una petizione online (dal titolo Salviamo Twin Peaks) affinché Showtime conceda a Lynch il contratto da lui richiesto e lo spettacolo continui sotto la sua regia. Anche gli attori della serie (divertitevi a riconoscerli) partecipano in qualche modo al progetto, realizzando questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=BO934i9uO1c
E ci ricordano come Twin Peaks senza David Lynch sia “come una ragazza senza un segreto”, “come gli occhi senza ciglia”, “come una cameriera senza uniforme”, “come una torta senza ciliegie”, “come una motocicletta senza motociclista”, “come un buco senza ciambella” ecc. È doveroso ricordare anche un’altra importante assenza alla quale i media non hanno prestato la dovuta attenzione, un’assenza ben più irreparabile; Frank Silva, alias Bob: lo spirito del male che tutti ospitiamo in noi, la personificazione dei nostri peggiori incubi (che per sempre abiterai, Bob!). L’attore ci ha infatti lasciati il 13 settembre 1995. Peraltro, Bob neanche esisteva nella sceneggiatura di Lynch e Frost e tanto meno nelle loro teste. Ah, questa ve la racconto perché è una di quelle storie che hanno dell’incredibile e che ci dimostra come vita e fiction siano intrinsecamente connessi.
Silva mica faceva l’attore: era l’arredatore. Durate le riprese della pilot, Silva se ne stava accovacciato vicino al letto di Laura a sistemare la scenografia. Non appena lo vide, il regista decise di usare quell’inquadratura nella storia, anche se non sapeva ancora bene come. Il settimo senso (quello che solo i creativi possiedono) gli fa percepire che quell’inquadratura gli tornerà utile. E così accadrà. Succede poi che Lynch si riguarda la pilot e nota che per sbaglio, in un’altra inquadratura, si vede il riflesso di Bob-Silva nello specchio: la lampadina si è accesa, il gioco è fatto! Ecco nato uno dei personaggi meglio riusciti e più terrificanti della storia delle serie tv; preso a piene mani proprio dalla realtà, perché lo spirito di Twin Peaks permea il mondo (e non solo quello immaginato!).
Purtroppo non ci è dato di richiamare in vita i morti, ma coi vivi qualcosa la possiamo ancora fare. Ci avete regalato questo mondo folle e favoloso già una volta, con la promessa di restituircelo poi. Non deludeteci: abbiamo bisogno di sagge signore con i ceppi in mano e di misteri intrecciati. Abbiamo bisogno di Twin Peaks.