It’s not a single path, but it is a landscape that sometimes narrows into a dangerous mountain pass that can’t be avoided”
Dopo un inizio di stagione carico di avvenimenti e aspettative (qui potete trovare la nostra recensione ai primi due episodi), il cammino di Fondazione sembra volersi assestare pian piano su uno stabile tracciato. Duecento anni dopo la profezia di Hari Seldon, lo stato dell’Impero è ormai molto fragile, colpito da forze esterne e interne che ne minano soprattutto la legittimità. Dare vita a una nuova Fondazione che possa impedire la catastrofe è quindi un imperativo, mentre in diverse altre parti della Galassia la storia sembra voler seguire inesorabilmente il suo corso.
Gaal ha avuto una visione del futuro, che riserva terribili conseguenze per l’impero ma anche per una persona molto cara e vicina a lei. Seguendo le indicazioni di Hari, copia digitale del maestro deceduto, lei e Salvor Hardin atterrano su un pianeta deserto e ignoto, afflitte entrambe da dubbi e sospetti. Nel frattempo, l’imperatore Cleon XVII è costretto a richiedere l’aiuto del generale in rovina Bel Riose, per tenere d’occhio i supposti ribelli fanatici ai margini della galassia. Fanatici che, a loro volta, decidono di riporre tutte le loro speranze in un nome indicato loro dalla copia digitale di Hari Seldon dentro il Vault: Hober Mallow, commerciante e imbroglione. Tutti sembrano aver bisogno di qualcuno, procedendo così lungo un cammino incerto e dall’esito indefinito. Un esito che la “psicostoria” non è in grado di prevedere del tutto.
ATTENZIONE! Se non avete visto la terza puntata di Fondazione, vi consigliamo di tornare più tardi.
Un sentiero dentro la montagna è quello che attende i nostri protagonisti e no, non stiamo parlando soltanto di quello fisico percorso da Gaal e Hari. Tutti i personaggi di questa stagione sono alla deriva, alla disperata ricerca di una direzione nella vastità sconfinata di stelle e di un’ancora a cui aggrapparsi mentre l’Impero sta pian piano sprofondando sotto di loro. Tutti, dal primo all’ultimo. Cleon XVII nel suo tentativo di scrollarsi l’eredità genetica di dosso, Hari e Gaal nel voler dimostrare le loro teorie, l’alto clerico Poly Verisof nel suo attaccamento a un profeta senza corpo o voce e persino Bel Riose, generale abbandonato dall’Impero ma ancora desideroso di dimostrare il proprio valore. Ognuno di loro, perso nel proprio cammino, si ritrova senza volerlo o saperlo ancora, inevitabilmente legato al cammino degli altri. Così, le parole pronunciate dall’alto clerico e danno inizio a questa recensione nascondono un valore più sottile da decifrare.
Il percorso all’interno della montagna, che si inerpica tra burroni e rocce scoscese, è il percorso della vita. Possiamo avanzare a rilento e percorrerlo da soli per tanto tempo ma alla fine, prima o poi, finisce per incrociarsi con il percorso di molti altri portandoci sempre più nel cuore della montagna e poi verso la sua uscita. Così, Hari e Gaal quel percorso lo affrontano assieme, almeno per un bel pezzo. E anche dopo, quando sembra che debbano dirsi addio, contro ogni aspettativa, la loro strada si incrocia nuovamente fuori dalla montagna.
Una montagna ancora più invalicabile è quella che si para di fronte a Bel Riose, generale leale, amato dal popolo e temuto dall’Imperatore. La sua è una parete di roccia fatta di dolore, rimpianto, vergogna e rabbia repressa troppo a lungo in un campo di prigionia. Come Lazzaro, Bel Riose torna alla vita ma non per merito della parola dell’Imperatore-Gesù ma per quella di una Demerzel-Madonna, in grado di mostrare un’empatia e una sensibilità fuori dalla norma e contro la sua stessa natura. Bel Riose torna quindi alla vita ma a nulla valgono le suppliche del marito di scappare via e iniziare da capo, la sua fedeltà e il suo onore sono più forti di qualsiasi impulso personale. Siamo forse di fronte al personaggio più nobile mostrato fino ad ora all’interno dello show.
In un universo, come quello di Fondazione, in cui tutti i personaggi agiscono per fini personali, Bel Riose si innalza quale martire dall’onore incocusso e dal cuore saldo.
L’esatto opposto del carattere egoista e sbruffone presentato, per ora, da Hober Mallow. Un po’ eroe che non ha chiesto di esserlo, Mallow sembra incarnare l’unica e ultima speranza per la prima Fondazione, come apparentemente indicato dalla copia digitale di Hari Seldon che risiede nel Vault. Il suo personaggio è quello del più classico contrabbandiere alla Han Solo, sprezzante delle regole, ironico ma che potrebbe davvero nascondere molte sorprese.