We’re treated as gods among men or wolves among sheep. The god thing gets old, trust you me, and the wolves thing gets you killed
Così come nello scorso episodio, continua a essere la memoria il tema centrale di questa seconda stagione di Fondazione, spostando continuamente l’ago della bilancia tra la minaccia del futuro e i rimorsi del passato. Questa volta l’attenzione dell’occhio onnipresente del nostro narratore, che a noi piace pensare sia un po’ Asimov stesso, punta il faretto su Hari Seldon. Protagonista al centro del palcoscenico, viene mostrato finalmente di più sul suo passato e sui terribili avvenimenti che l’hanno reso la persona che è oggi. Il passato ha plasmato irrimediabilmente lo scienziato, segnandone il cammino e spingendolo a concentrare tutti i suoi sforzi in un futuro ancora incerto. A ben vedere è ciò che fanno anche altri uomini di questa narrazione, come l’imperatore Cleon XVII così desideroso di staccarsi di dosso l’eredità genetica da non accorgersi delle possibili insidie causate dall’arrivo di Sareth.
Puntata, dunque, pregna di avvenimenti in cui è soprattutto la storyline di Hari-Gaal-Salvor a farla da padrone mentre per gli altri personaggi si delineano nuovi incontri e insidie minacciose. La missione di Hober Mallow lo porta ai margini estremi dell’universo, dove ad attenderlo c’è una razza di schiavi che aspetta forse solo il giusto salvatore che venga a liberarli. A Trantor, la Chiesa galattica viene fermata prima ancora di poter ottenere un incontro con l’Impero, mentre Cleon XVII fa un annuncio importante e assiste a uno inaspettato.
ATTENZIONE! Se non avete visto la sesta puntata di Fondazione, vi consigliamo di tornare più tardi.
Eventi imprevedibili coinvolgono più o meno tutti i personaggi in questo sesto episodio che segna un avanzamento importante nella trama anche se, apparentemente, potrebbe sembrare il contrario. Ognuno dei nostri protagonisti è messo alle strette, in procinto di vedere la propria missione riuscire o fallire miseramente. E, mentre decisioni importanti devono essere prese per evitare una guerra sanguinosa e scansare una terza Crisi, fede e politica continuano a giocare un ruolo di primo piano nel destino dell’Impero galattico.
Trantor non è più il cuore dell’universo, né fisicamente né metaforicamente ma Fratello Giorno sembra essere l’unico a non volersene rendere conto. La missione di pace in nome del Profeta subisce un brusco arresto, evidente segnale che il tempo della Prima Fondazione è ormai agli sgoccioli. La riflessione di Poly Verisof sulla differenza tra credere e avere fede tocca sottilmente corde profonde della filosofia della serie. D’altro canto è fede quella che guida i veri seguaci della Volta ma è credenza quella che guida gli accoliti di Tellem. Allora è davvero fede quella che guida la giovane fratello Constant che non ha bisogno di toccare con mano le stigmate per credere nel salvatore.
Tra questo duo di idee non intercorre solo il folklore ma un altro tipo di azione ben più pericolosa: la propaganda. Cleon XVII promette un futuro nuovo e diverso, un nuovo inizio per se stesso e per l’Impero non più vincolato alle regole della Dinastia Genetica e pronto a ricordare il passato pre cloni. Una scelta che sospettiamo non provenga interamente da Fratello Giorno. È evidente che nella statua di Winoset, madre di Cleon I, sono scolpite le sembianze di Demerzel, burattinaia dell’Impero e di chi lo governa. Abbiamo già visto come le parole dell’androide scivolino come miele nelle orecchie dell’imperatore, influenzandolo a proprio piacimento. Da parte sua, la regina Sareth coglie l’occasione per fare della propaganda spicciola riempiendosi la bocca di parole degne di qualsiasi politico del nostro tempo.
Se da un lato, l’Hari Seldon dentro il Vault rappresenta il Vangelo e il vero Messia che, nella sua incorporeità, diventa il faro perfetto per la religione della Prima Fondazione. Dall’altro, l’Hari fatto di carne e sangue è Gesù incarnato, l’uomo che sconta i peccati dell’umanità e depositario della conoscenza assoluta. Proprio come Gesù, d’altronde, anche Hari subisce un martirio nel finale di questo episodio che si conclude con un cliffhanger notevole. Incatenato e lasciato ad annegare, Hari rivive il proprio passato permettendoci di capire meglio le motivazioni di questo personaggio e la strada che l’ha portato a essere il freddo matematico del presente.
L’uomo che non tiene in considerazione il fattore umano nel suo piano a lungo termine è lo stesso uomo che ha amato senza remore e ucciso per amore. Il cuore vuole ciò che il cuore desidera. Una legge non scritta che Hari conosce bene così come Salvor e Gaal e che li spinge, tutti, verso percorsi paralleli ma dissimili tra loro. Gaal è sempre più una novella Anakin Skywalker, prescelta dagli immensi poteri e corrotta dalle parole al veleno di Tellem/Palpatine. All’interno della setta dei Mentalisti, il controllo mentale corrisponde a un controllo delle idee che annulla l’individualità dei singoli membri, trasformandoli in uno sciame impersonale. L’unica soluzione è allora quella di fidarsi della propria mente e dei propri ricordi, come afferma Hari. La fede di Tellem non è altro che la ricerca di un potere motivato dalla vendetta e dalla rabbia, i suoi seguaci sono marionette private di pensiero che obbediscono senza ragionare davvero. Impedire la nascita di una Terza Fondazione significa non prendere posizione, non assumersi alcuna responsabilità solo perché non si ha il pieno controllo di ciò che deve accadere. Beh, Dante aveva un’opinione piuttosto chiara sugli ignavi.