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Fondazione 2×08 – La Recensione: attraverso lo specchio

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Guide me through the darkness and together we will shorten the darkness

Non si può tornare indietro da ciò che è avvenuto in questo nuovo episodio di Fondazione, dove la realtà ha subito uno scossone così grande da minarne le fondamenta stesse. La seconda crisi ormai è alle porte: scongiurarla è quasi del tutto impossibile mentre il destino della galassia è nelle mani di bambini capricciosi e piagnucolanti. Il tempo delle divinità è finito, l’alone mistico si è diradato e le aureole d’oro si sono infrante. In un milione di pezzi. Se per sette episodi, la seconda stagione di Fondazione ci ha presentato una Trinità di dei, profeti e santi, adesso è la stessa serie a far cadere il velo mostrandoci la verità che si cela dietro. Tutto è frutto di un’illusione sapientemente realizzata, ma che pur sempre di un’illusione si tratta. Come in The Prestige – meraviglioso film diretto da Christopher Nolan e interpretato da Christian Bale e da Hugh Jackman – anche nello show Apple tv assistiamo a uno spettacolo di magia in cui, solo adesso, ci viene rivelato il trucco. E così, mentre il falso viene portato alla luce così anche la verità riesce finalmente a emergere. Una verità che è sempre stata sotto gli occhi di tutti ma alla quale nessuno ha voluto prestare particolare attenzione. Né noi, né l’Impero.

Su Trantor, un’esecuzione esemplare si trasforma in una dichiarazione di guerra ma Cleon XVII non raccoglie il guanto della sfida e decide, piuttosto, di recarsi su Terminus per negoziare la resa. Lasciata la capitale, l’Imperatore non sospetta che c’è chi trama alle sue spalle e chi, invece, è in cerca di risposte. Nel frattempo, la fuga degli amanti Hober Mallow e Constant non dura poi così a lungo dato che vengono catturati da Bel Riose e dalla sua nave. Su Ignis, la natura maligna di Tellem Bond viene interamente svelata e non è più solo la mente di Gaal a essere in pericolo ma anche il suo spirito. Intenzionata a salvarla, Salvor Hardin decifra il Primo Radiante e chiede aiuto alla copia digitale di Hari nel Vault. Con una Seconda Crisi in atto e una Terza all’orizzonte, l’Impero è sull’orlo del collasso.

ATTENZIONE! Se non avete visto l’ottava puntata di Fondazione, vi consigliamo di tornare più tardi.

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Demerzel (640×480)

Lei sarà sempre qui come è sempre stato

Il numero è finito, i maghi hanno riposto il coniglio nel cilindro bucato e nessuna assistente è rimasta tagliata a metà. Così, Fondazione rivela il suo trucco di magia per eccellenza, quello nascosto in bella vista che non ha mai suscitato domande o dubbi e che, proprio per questo motivo, ci fa alzare dalla nostra poltroncina in sala applaudendo entusiasti. Demerzel è sempre stata una costante, una presenza fissa che ha accompagnato noi spettatori in questo viaggio intergalattico e che, da secoli, accompagna i membri della dinastia genetica vegliando su di loro. Ingenuamente ci siamo assuefatti al suo ruolo, fieri della sua stoica perseveranza nel voler proteggere sempre e comunque l’Imperatore. Ma Demerzel non ha mai fatto cenno di fedeltà a un Cleon o all’altro, il suo giuramento è rivolto all’Impero. Non abbiamo prestato attenzione ai dettagli. Perché, se non ci fossimo concentrati tanto sul coniglio saltellante in giro per il palcoscenico, avremmo fatto più caso al buco nel cilindro del mago.

È il dubbio, che si insinua nella mente confusa di Fratello Tramonto a incrinare l’ultimo specchio dell’episodio. Uno specchio di pregevole fattura, ornato d’oro e pittura, in cui il riflesso dei Cleon domina al centro con Demerzel sullo sfondo. Una volta incrinatosi, però, è possibile scorgere, tra le fessure, la bugia del riflesso e di come, in realtà, sia sempre stato l’androide a occupare silenziosamente l’intera superficie. Ultima della sua razza, Demerzel è stata piegata alla volontà di Cleon I che l’ha resa vera e unica imperatrice. La dinastia genetica è, allora, solo una farsa imbastita dall’imperatore secoli addietro per tenere a bada il popolo e per scongiurare, forse, un’altra guerra dopo quella appena combattuta contro i robot. Le leggi della robotica, citate nello scorso episodio, fanno nuovamente capolino arricchendo la storia di Fondazione e gettando una piccola ma importante luce sul suo passato.

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Cleon XVII (640×360)

Come abbiamo detto, però, quello di Demerzel è solo l’ultimo dei vari specchi che si infrangono in questo splendido episodio. Ogni personaggio, infatti, si ritrova a dover fare i conti con scomode verità, a dover quindi guardare attentamente quel riflesso che ha ignorato per troppo tempo. Il potere dei Cleon non è infrangibile e persino la loro aura di intangibilità può essere spezzata. Sporco, sanguinante e spaventato, forse per la prima volta nella sua vita, Fratello Giorno decide di lasciare la sicurezza di Trantor per visitare i confini del suo dominio. Nessuna dichiarazione di guerra, almeno per ora, ma piuttosto la volontà di riportare il credo dei Cleon a Terminus, sradicando l’eresia che inneggia il nome di Hari Seldon. Cleon XVII è ancora convinto di essere un dio tra gli uomini, non rendendosi conto che l’era della religione è quasi giunta al capolinea.

Una verità che neppure Tellem Bond è disposta a vedere, accecata dal potere e dalla venerazione. Ormai rivelatasi come mostro vestita di stracci, Tellem Bond è sopravvissuta allo scorrere del tempo appropriandosi di corpi non suoi e piegando a sé le menti di centinaia di innocenti. La setta su Ignis è un raccapricciante gregge di menti tenute a bada e legate alla sola e unica volontà della loro leader. La povera Gaal, tanto intelligente quanto ingenua, è caduta dritta dritta nella trappola e adesso rischia di perdere ogni cosa. Un altro specchio dunque si infrange e Tellem, lungi dall’essere la santa che si immola per il suo popolo di emarginati, si mostra per la tiranna che è davvero.

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Hari Seldon e Salvor Hardin (640×266)

Il fattore umano ha ormai preso il sopravvento nelle equazioni di Hari Seldon (un mastodontico Jared Harris) ed è così che si rompe in mille pezzi anche lo specchio del profeta. Di fronte a una spaventata ma determinata Salvor Hardin, il fantasma di Seldon nel Vault non può che comprendere la limitata portata dei suoi piani. Il riflesso di Seldon che si moltiplica sulla superficie quadridimensionale del Vault è l’ultima e più sottile rivelazione: neppure la matematica può prevedere le azioni del cuore umano. La copia digitale nel Vault viene a sapere che esistono altre versioni di lui. Due Seldon per due scopi diversi: il primo doveva guidare la Prima Fondazione; il secondo aveva il compito di dare il via alla Seconda. “La mano sinistra non sa cosa fa la destra” dice sommessamente Seldon, ormai consapevole del suo limitato ruolo nella storia. Un profeta che ha perso la parola ma a cui rimane ancora un altro compito da portare a termine. Con le informazioni di Salvor, la copia di Hari nel Vault decide di agire con coscienza, uomo in mezzo agli uomini.

Santi, profeti e dei cessano quindi di esistere mostrando tutti la loro vera natura. Coloro, che invece, non hanno mai preteso nulla e non si sono mai posti al di sopra degli altri, ci appaiono ancora una volta come i veri eroi ed eroine di questa storia. Sull’onore di Bel Riose, il coraggio di Hober Mallow e la fermezza di Salvor Hardin riponiamo adesso tutte le nostre speranza. È questa la vera Trinità di Fondazione.