Cosa succede dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite? ‘Forse non è la fine’ è la prima puntata (immaginaria) dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite: oggi è il turno di Skins, una delle Serie Tv sull’adolescenza più amate di sempre.
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Sid si è svegliato da un coma profondo, ha freddo ed è ancora così stanco. La notte non passa più veloce ormai da anni: è sempre sveglio in qualche parte della città di Bristol. Va alle feste, e se non ci va non riesce a prendere sonno prima delle sette del mattino. In effetti le sue giornate non procedono poi così bene: quando si sveglia sente la stanchezza che non riesce a ritrovare di notte, quella che gli permetterebbe di riposare e dormire e, così, lasciare andare i pensieri, le malinconie e i ricordi. Da qualche anno, a un certo punto delle sue ore piccole, si chiede quando effettivamente arrivi il giorno dopo. Dopo mezzanotte la data cambia, si passa dal lunedì al martedì, ma – quasi per consuetudine – a quell’ora si parla del giorno dopo – che nel concreto, invece è arrivato – chiamandolo “domani”. Ed è così che Sid si chiede: qual è l’esatto momento in cui il domani diventa oggi? Quand’è che la notte fa davvero spazio al nuovo giorno e ci abbandona? Quand’è che ciò che ho fatto oggi diventa ieri? Più o meno è così che in realtà Sid adesso trascorre la sua vita: chiedendosi quand’è che un momento diventi il passato, e quando invece il futuro diventi presente.
Non va tutto bene. Sono dieci anni e quindici giorni che suo padre è morto, ed è troppo tempo che Cassie non fa più parte della sua vita. Il giorno in cui questo è successo lui lo sa bene, ma non se lo racconta mai. Massacra la sua memoria con la speranza che non faccia più spazio al ricordo ingombrante che la ragazza gli ha lasciato, e che adesso custodisce senza la volontà effettiva di farlo. I ricordi uccidono, soprattutto quelli felici. Su questa base Sid ha sviluppato un’altra teoria: ricordare il male ti aiuta a star meglio nel tuo mondo attuale, te lo decora di finti “menomale” e ipocrita normalità. Ricordare le cose belle, invece, ti ammazza il presente e te lo smonta rammentandoti che no, non stai bene quanto prima. Così Sid a Cassie non ci pensa mai. Si rintana dentro quella casa in cui anche lei è passata, e finge di non averla mai vista lì. Si nasconde sotto le coperte e spera che la sera che verrà sia più o meno piacevole, e che il cocktail che sceglierà possa essere forte abbastanza da dimenticare che lui è ancora in vita senza Cassie, senza suo padre, senza se stesso.
Ma c’era un tempo in cui ha avuto coraggio. Ha provato a diventare un regista, ha studiato per questo. Si era sentito parte di qualcosa e potente perché – per la prima volta – aveva la possibilità di scegliere da solo l’epilogo di una storia. Poteva riscrivere la sua vita, ma con un finale felice che Skins non gli aveva permesso.
Ha provato a farlo. Durante i suoi studi ha ispirato una storia a se stesso, ai suoi amici, alla sua famiglia. Durante le riprese aveva ingaggiato un attore decisamente diverso da lui. Era alto, aveva i capelli corti, una postura totalmente opposta alla sua, ma aveva una cosa simile a Sid: era triste. Era nato triste, e spento. Si chiama Mark, e ha lavorato per il film di Sid per 6 mesi prima che tutto si interrompesse. Furono i suoi occhi tristi a garantirgli la parte: Sid vedeva in lui il riscatto perfetto perché quegli occhi in cui si rivedeva tanto, almeno nel film, avrebbero visto un finale migliore, una scena madre che sarebbe diventata il lieto fine che non aveva mai sentito, ascoltato, visto.
Tutti i personaggi della prima generazione di Skins avevano una loro parte: l’aveva Tony, l’aveva Michelle, l’aveva Chris, Jal, Maxxie, Effy.
Ci furono cose che, durante la creazione, Sid non cambiò. La morte di Chris – avvenuta alla fine della seconda stagione di Skins – fu una di quelle: la tenne stretta e ancorata anche alla finzione perché credeva bene che – per onorare la vita del suo amico – il suo finale andava scritto tale e quale. Doveva cambiare solo il modo: mentre nella vita reale tutto è avvenuto così frettolosamente, nel suo film tutti hanno avuto il tempo per stare con Chris, per fargli vivere i suoi ultimi giorni con la felicità che gli è mancata. Questo probabilmente è stato il vero obiettivo di Sid da regista: creare una speranza, costruire un mondo in cui nessuno viveva con il rimpianto di non aver dato tutto.
Ed è con questo obiettivo che ha scritto un epilogo diverso per Tony e Michelle. I due nella realtà, dopo essere andati a studiare in due città diverse alla fine della seconda stagione di Skins, hanno incontrato uno stile di vita che demoliva la loro relazione. Non esistevano più chiamate, non esistevano momenti insieme perché, a casa, non ci tornavano mai. Si sono persi senza preavviso, e si sono lasciati senza avvisarsi mai. Come un tramonto che, con naturalezza, fa spazio alla sera, Tony e Michelle hanno fatto spazio alla loro vita che – purtroppo – procedeva in due rette che non potevano incontrarsi mai.
Non è una questione d’amore mancato. Puoi amare quanto vuoi, ma alla vita – spesso – non gliene frega niente.
Sid ha sempre saputo che Tony dopo l’incidente – avvenuto durante la prima stagione di Skins – era diventato ciò che Michelle desiderava. Ha lottato per lei, e finalmente l’ha presa con sé. Ma Tony non era più neanche un ragazzino, era una persona che stava per affrontare un cambiamento proprio come Michelle e a volte, questo, implica lasciarsi. I cambiamenti sono rivitalizzanti ma la paura spesso ammazza più del reale accadimento di un fatto: temi che qualcosa succeda con tutte le tue forze, non ci dormi la notte. Ma poi, quando si realizza, scopri che sopravvivi. Ed è così che Tony e Michelle hanno affrontato la loro definitiva separazione: l’hanno temuta a tal punto da far finta di niente. Si sono tappati le orecchie per non sentire il rumore del crack che il loro rapporto stesse facendo, avevano paura di stare senza l’altro anche se – nel concreto – la loro giornata era già senza l’altro. Ed è così che, quando si sono persi definitivamente, hanno accettato la fine senza sforzarsi troppo: era accaduta, e non potevano farci niente. Adesso nella loro vita è tutto diverso: Tony ha una ragazza, lo raccontava l’altro giorno a Sid, è felice. Si è specializzato nel settore dell’economia e sembra così responsabile da non sembrare colui che ha distrutto molti dei personaggi di Skins. Di fronte a una birra Sid glielo ha chiesto se ci pensasse mai a Michelle, se qualche volta – proprio come capita a lui pensando a Cassie – non abbia voglia di sentirla.
<< A volte->> Ha risposto Tony, continuando << L’importante, comunque, è sapere che lei sia al mondo. Questo mi basta per curare la nostalgia. >>
Questa era una cosa a cui Sid non aveva mai pensato: essere al mondo. Era strano e pensarci perché, adesso che si era soffermato un attimo su questo pensiero, aveva realizzato che anche Cassie era ancora al mondo. Era una sciocchezza, una cosa ovvia che aveva sempre saputo, ma a cui non aveva mai dato attenzione. Era al mondo e questo – pensò – poteva essere la cura, la speranza. La vita è ancora lunga, chi lo dice che non si incontreranno ancora una volta?
Tony quel pomeriggio gli chiese quale fosse l’epilogo del film per lui e Michelle, una coppia che in Skins non ha mai conosciuto pace. Sid glielo raccontò in modo quasi imbarazzato.
<< Insomma, ci lasciavamo oppure no nel tuo film?>> Chiese Tony sorseggiando una birra. Sid prese in mano una sigaretta, l’accese, lo guardò e si mise a ridere e poi raccontò. << Nel mio film non siete mai stati insieme. Adesso ti sentirai tradito, ma il mio è stato un atto di gentilezza, una carezza. Un modo per preservarvi. Non preoccuparti, non le stavo creando nessuna storia parallela. Lei amava te, e tu amavi lei. Solo che invece di fidanzarvi e rovinare tutto come avete fatto, vi siete amati in silenzio. So che è strano, ma così non vi siete mai feriti. Nella mia pellicola, amico, non l’hai mai tradita. Non l’hai mai lasciata.>>
Tony è visibilmente stranito. Eppure, facendo un viaggio nei ricordi, riesce a comprendere il senso nelle azioni di Sid. Forse, se non fossero mai stati insieme, non avrebbero potuto distruggersi. Forse, se avessero avuto pazienza, adesso – più grandi e consapevoli – starebbero insieme.
<< E cosa succedeva realmente? Come sapevo che lei mi amasse?>> Chiese Tony, un po’ per curiosità e un po’ per scoprire se la Michelle del film avesse gli stessi modi di dimostrare amore anche solo con uno sguardo. <<Lo speravi. Nessuno potrà mai avere la certezza dell’amore altrui, neanche quando questo si tramuta in un fidanzamento. Speravi che lei ti amasse e raccoglievi varie certezze, ma nulla vi ha mai resi concreti. Vi guardavate dall’altro lato della stanza, e poi pregavate che fosse la volta buona. Ma non lo era mai.>>
Tony capì che quella storia che Sid aveva interrotto era il racconto di un ragazzo che avrebbe voluto fare di nuovo le cose da capo, che avrebbe voluto un’altra possibilità non solo per lui ma per tutti i personaggi di Skins. Chi aveva adesso di fronte a sé non rinnegava il passato, ma aveva bisogno di una versione in cui le cose avevano la speranza di ricostruirsi, di rinascere, di crearsi di nuovo senza tutti quegli sbagli. Tony capì che l’amore silenzioso che Sid raccontò di lui e Michelle, non era altro che un tentativo di lasciare una speranza. Magari, nel mondo immaginario, quel film ha un futuro in cui alla fine – chissà come – ce la si fa.
<< E degli altri cosa mi dici? Che storia avevano gli altri?>> Chiese, curioso, Tony. << Jal ha avuto il tempo di salutare Chris, e questo le ha dato la forza necessaria per ricominciare. Sono sicuro che, se ci fosse stato realmente un finale, lei avrebbe continuato al conservatorio. Maxxie è felice proprio come l’abbiamo lasciato nella realtà. Non volevo togliergli nulla. Lui sta bene così. L’ho sentito l’altro giorno, a proposito. A Londra le cose gli vanno bene. Mi ha chiesto andarci e…>> Tony lo interruppe. <<Dimmelo, Sid. Perché hai interrotto il lavoro?>>
Sid non lo aveva mai detto. Nella sua testa le idee c’erano, il progetto era iniziato, il talento non doveva invidiarlo a nessuno. Cosa realmente lo bloccò non lo raccontò mai, ma nessuno glielo aveva neanche mai chiesto. Fu Tony il primo, e così – per la prima volta – Sid affrontò la questione.
<<Iniziavo a vivere due vite: una dentro il set, una fuori. Quando le luci erano accese, io non facevo altro che pensare a quel mondo parallelo. Scrivevo le storie e immaginavo quante cose oggi andrebbero meglio se avessimo reagito così. La scrittura di quel film stava andando bene, ma la mia vita no. Era tutta una finzione. Un giorno sono impazzito. Fu quando raccontai la morte di mio padre. L’ho rivissuta, ma stavolta non moriva lontano da me. Moriva preannunciandolo, moriva mentre gli tenevo la mano, moriva dicendomi due ultime parole, quelle che non ho mai potuto avere perché ero fuori casa. Quelle che il tempismo mi ha portato via. Non ci sono riuscito. Ho buttato tutto in aria, e sono scappato dal set. Ho minacciato l’attore che mi interpretava: gli dicevo di guardare dritto negli occhi mio padre altrimenti l’avrei ucciso. Intendevo dire che gli avrei tolto la parte, ma alla fine dissi così. Lo presi dal colletto della maglia e gli dissi “Guarda tuo padre, è qui per l’ultima volta! Sii forte, digli tutto con trasporto, io non ti sento”. Non lo dicevo a lui, lo dicevo a me. Era me stesso che stavo minacciando, erano i miei rimpianti a stringere la maglia. Lasciai tutto e andai via. Sapevo che non avrei più potuto mettere piede lì dentro, e infatti andò così.>>
Tony sapeva che la persona che aveva di fronte era un cumulo di tristezze e che niente avrebbe potuto – almeno per adesso – raccoglierlo da terra. Eppure si ricordò quella volta in cui Sid fece di tutto per lui in piena notte per salvarlo da un pazzo. Fu proprio grazie a quel ricordo che trovò la forza di non arrendersi, proprio come faceva anni fa il suo migliore amico.
<<E Cassie? Cosa faceva nel film?>> Sid si bloccò, e fu proprio quello il momento in cui Tony pensò di aver fatto la domanda sbagliata, ma poi l’amico parlò. << Come ho detto, avevo bisogno di vivere una storia senza rimpianti. Io e Cassie abbiamo iniziato a collezionarne dal primo incontro.>> Si interruppe, prese una boccata di sigaretta e poi continuò. <<Nel mio film, lei arriva all’ultimo, nel finale. Prima dei titoli di coda avviene il nostro primo incontro. Non so, la mia speranza è che con un tempismo diverso, con un me più maturo, le cose sarebbero potute andare diversamente. Ma in realtà non lo so. Per questo Cassie nel mio film appare solo per un secondo e ha una sola battuta che altro non è che un saluto, perché non saprò mai come sarebbero potute andare le cose.>> Tony si fermò e guardò l’amico che aveva di fronte, e capì quanto poteva essere affascinante la mente umana. Quel film era frutto del dolore che Sid nutriva anche per Cassie, ma lei nella realtà dei fatti appare solo alla fine, come se nient’altro fosse che la destinazione del viaggio di Sid. Era terribile solo al pensiero tutto questo perché il Sid che conosceva non era più Sid. Era il risultato di un amore distrutto, di un abbraccio non dato ed era anche frutto degli errori che lui aveva commesso. In qualche modo, anche lui era responsabile dell’infelicità dell’amico, un’infelicità che Sid ha cercato di non tramutare in rabbia regalandogli una sceneggiatura, un mondo parallelo, in cui anche lui aveva una seconda occasione.
Il giorno dopo Tony andò a prendere Sid a casa con la macchina. La destinazione non fu mai rivelata, ma qualcosa fece presagire a Sid che quel viaggio che stava per intraprendere sarebbe stato il film che Tony ha scritto per lui.