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Forse non è la fine – La prima puntata dopo l’ultima puntata di Revenge

Revenge Emily VanCamp
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Cosa succede dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite? ‘Forse non è la fine’ è la prima puntata (immaginaria) dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite. Oggi è il turno di Revenge.

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Amanda Clarke aveva pensato che dopo il matrimonio con Jack, e soprattutto dopo l’allontanamento dagli Hamptons, sarebbe riuscita a lasciare definitivamente il passato alle spalle. Gli intrighi, la paura, la vendetta, un piatto da servire caldissimo…tutto sarebbe stato spazzato via, donando alla donna la serenità e la libertà tanto agognate. Una libertà che non avrebbe significato soltanto stare lontana dalla prigione, perché la vera gabbia in cui Amanda Clarke – sotto il nome di Emily Thorne – era stata per la maggior parte della sua vita non aveva sbarre di metallo o guardie che si davano il cambio. No. Era stato il desiderio di vendetta a tenere la figlia di David Clarke sottochiave per così tanto tempo. Una foga quasi animalesca, un istinto di sopravvivenza.

Certo, la vendetta le aveva dato uno scopo ben preciso, aveva scandito i suoi giorni meglio delle lancette di un orologio, ma l’aveva anche consumata da dentro. Bruciata. Ecco perché, quando lei e Jack erano partiti dopo il matrimonio, aveva sentito un sollievo quasi palpabile nell’abbandonare ogni traccia di ciò che lei era prima e di ciò che aveva fatto dietro di loro.

Ma allora perché in quel momento, ancor prima dell’alba, con la penombra che abbracciava la stanza e il letto che condivideva con Jack, Amanda Clarke non riusciva a respirare?

revenge

Suo marito dormiva accanto a lei, con un’espressione serafica sul viso: a Jack Porter non sembrava vero poter respirare quella serenità dopo aver aspettato l’amore di Amanda per così tanto tempo.

La donna lo osservò, pensando che anche lei avrebbe dovuto lasciarsi cullare dal sonno in quel modo. Aveva tutto: Jack, l’amore, la soddisfazione di aver chiuso i conti con chi aveva rovinato la vita della sua famiglia. Eppure, Amanda non riusciva a tranquillizzarsi. Nella sua mente turbinavano molteplici immagini, voci, figure…e tutte, alla fine, assumevano un unico volto, un unico sorriso beffardo: Victoria Grayson.

Possibile che quella donna riuscisse a tormentarla anche dalla tomba?

Amanda deglutì. Scostò le coperte per lasciare che l’aria fresca le accarezzasse la pelle. Aveva troppo caldo. Sudava. Cercò di non pensare a Victoria, di lasciar scivolare via anche il ricordo della sua altra identità, Emily Thorne. Ma era difficile, così difficile, tornare a essere sé stessa.

Si girò su un fianco, continuando a guardare Jack e il suo petto che si alzava e abbassava seguendo il ritmo del respiro. Forse, in questo modo, si sarebbe riuscita a calmare e sarebbe scivolata di nuovo nel mondo dei sogni. Forse. Se lo stesso battito del suo cuore – trapiantato – non le avesse alimentato il dubbio tormentoso che fosse stata proprio Victoria Grayson la donatrice.

Era un dilemma che non le lasciava tregua: aveva nel petto il cuore della sua più grande nemica?

Proprio mentre i pensieri più oscuri minacciavano di riempire la mente di Amanda, il cagnolino che aveva regalato a Jack per il matrimonio, in memoria di Sammy, balzò sul letto. Era riuscito a sgattaiolare nella stanza, come se avesse avvertito lo smarrimento della sua padrone.

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“Abbiamo ospiti” disse Jack, teneramente.

Quasi Amanda sobbalzò. Non si era nemmeno accorta che suo marito si era svegliato.

Lo guardò con un sorriso stampato in volto, cercando di dissimulare l’ansia. E intanto pensava. Cosa l’avrebbe potuta distrarre? Cosa l’avrebbe rimessa in sesto?

E la sua mente volò di nuovo negli Hamptons, dove Nolan Ross, il suo migliore amico, doveva essere alle prese con una nuova vendetta.

No, basta, pensò. Quella è la missione di Nolan. Io non c’entro nulla. Gli ho fatto questo favore di trovare quel ragazzo la cui madre sta vivendo un’ingiustizia perché Nolan si nutre di queste cose. Gli danno uno scopo. Ma io non ne ho più bisogno.

“A cosa pensi?”

La voce di Jack la riportò alla realtà.

Amanda sospirò. Sapeva di dover dire la verità, di bugie ne aveva dette fin troppe in passato. E la menzogna era solo la più piccola arma che aveva usato in passato.

“Non riesco a seppellire Emily Thorne” confessò “E…”

“E?”

“Il cuore, Jack. Non riesco a togliermi dalla mente che potrebbe essere quello di Victoria….”

“Si è trattato di un incubo” disse Jack, spostando un braccio per cingerla “A donarti il cuore potrebbe essere stato chiunque, lo sai bene che è tutto anonimo. E, nella remotissima possibilità che abbiano usato il cuore di Victoria Grayson…beh, non è che lei ne avesse uno. Come potrebbe essere suo?”

La risposta strappò un sorriso ad Amanda, ma non le tolse il velo di preoccupazione che la rivestiva. La donna poteva solo sperare che col tempo le cose sarebbero cambiate.

Restò abbracciata a Jack, con il cagnolino che si era sistemato tra di loro, nella quiete di quella mattina che doveva ancora cominciare. Il battito del suo cuore – suo, non di Victoria, si ripeté nella mente – sembrava essersi stabilizzato.

Ma, all’improvviso, si sentirono dei colpi alla porta.

***

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Louise stava ancora dormendo. Nolan sentiva il suo flebile respiro, indice che la donna era ancora nel mondo dei sogni. Le piaceva dormire fino a tardi. Ma, con una vendetta da architettare, Nolan non aveva tempo per dormire troppo.

Era ancora in fase di progettazione, si poteva dire. Il ragazzo che Amanda gli aveva presentato al matrimonio, James Dickinson, gli aveva raccontato quello che era successo: sua madre era in prigione, accusata di truffa e omicidio ai danni di una ricca famiglia degli Hamptons – i Beckendorf – che era riuscita a incastrarla con false prove e testimonianze perché, tempo prima, la madre di James era stata in grado di guadagnarsi una posizione di grande rilievo in un’azienda prestigiosa, a scapito della signora Beckendorf. Tra le due donne, anche una rivalità passionale.

Oltre a questo, tra le due famiglie c’erano state diverse scaramucce minori che avevano coinvolto altre persone.

Sulla scacchiera ci sono molte pedine, pensava Nolan Ross. Ma questo non faceva altro che divertirlo di più. Ormai era dipendente dal gusto della vendetta. Architettare piani, spiare gente, hackerare sistemi informatici…era come se tutto questo gli placasse la sete. Sete di rischio, ma anche sete di aiutare la gente in difficoltà.

Ma valeva davvero la pena camminare sull’orlo del precipizio, ora?

Se lo ripeteva spesso, soprattutto in quei momenti in cui guardava Louise dormire placida fino a mattina inoltrata. Forse avrebbe dovuto lasciar perdere, dire addio a quella vita da giustiziere improvvisato. Possibile che lui non potesse essere altro, nella vita, se non un vendicatore? La vendetta era una ragnatela: a rimanerci impigliato una volta, diventava impossibile uscirne. Non c’era scampo, si restava incollati all’ennesimo filo.

Allo stesso tempo, però, Nolan non si sentiva succube. Era lui, in persona e consapevole, che sceglieva quella strada. Perché lasciar perdere? Perché non dare ai criminali quel che si meritavano?

Era per tutte queste ragioni che non riusciva a dire di no. E ora che James lo aveva coinvolto, ora che gli aveva raccontato tutto, sentiva di non potersi tirare indietro. Anzi, era proprio arrivato il momento di cominciare.

***

Amanda scattò in piedi per afferrare una vestaglia e andare alla porta.

“Aspetta” le disse Jack, facendole segno di restare lì.

Alla donna scappò un sorriso. Aveva di certo vissuto molte più situazioni rischiose e pericolose rispetto a Jack, nella sua vita. Eppure, lui si ostinava sempre a volerla proteggere.

Lo lasciò percorrere il corridoio che portava all’ingresso, mentre il cagnolino gli andava dietro. Poi, lo seguì rimanendo in disparte.

“Chi è?” chiese Jack, con un tono quasi intimidatorio.

Rispose una voce femminile che i due non avevano mai udito:

“Mi chiamo Rose Warrington, vi cerco da giorni e giorni.”

Amanda e Jack si guardarono dubbiosi. Era uno scherzo? Cosa voleva quella donna alle luci dell’alba?

La nota di disperazione nel suo tono, tuttavia, fece sì che Jack aprisse la porta.

Sulla soglia c’era una donna avanti con gli anni. I capelli grigi raccolti in una coda bassa sembravano brillare, ma ciò che colpì di più Amanda, che ormai era accanto a Jack, fu lo sguardo azzurro e penetrante. Vispo e ansioso allo stesso tempo.

“Signora Warrington, come possiamo aiutarla?” domandò Amanda, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quegli occhi.

E fu colta da una consapevolezza: erano gli occhi di una madre.

La donna anziana la guardò a sua volta:

“Amanda Clarke?”

“Sì…sono io” rispose.

Amanda Clarke. Era Amanda Clarke. Non Emily Thorne.

L’espressione sul volto di rose Warrington si addolcì, poi assunse una sfumatura di tristezza e infine si fece più dura:

“Amanda, cara, lei ha il cuore di mio figlio. Dicono si sia suicidato, ma io so che non è così. Dobbiamo vendicarlo.”

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