Diciamolo, i revival di Serie Tv storiche non sono mai una buona idea, figuriamoci il pensiero di riportare in televisione i fasti di Friends.
Ciò che ha reso grande Friends, oltre all’alchimia dei protagonisti, era anche un’ingenuità tutta anni ’90 che difficilmente potrebbe essere “ravvivata” di questi tempi.
Negli anni ’90 c’era l’America giovane e dinamica di Bill Clinton, il pericolo terrorista non era ancora una minaccia concreta (malgrado nel 2001 divenne una triste realtà e proprio Friends rese omaggio alla città di New York in una storica puntata).
La tecnologia non ci aveva ancora portato via gran parte della nostra vita sociale e quella generazione, cioè chi si ritrovava in quegli anni ad avere tra i venti e i trent’anni, era pervasa da un ingenuo ottimismo che ha reso Friends una Serie Tv leggera, frizzante e sempre godibile da guardare.
Ma adesso?
Troppe cose a livello culturale, sociale, politico e tecnologico sono cambiate da allora.
Ve li immaginate, per esempio, i Friends di allora, catapultati nel Central Perk del 2018, tutti presi a fissare lo schermo di un telefonino?
No, perché è questo che si fa principalmente adesso.
Oppure una casa come quella di Monica, usata come un vero e proprio porto di mare, dove tutti entrano ed escono a proprio piacere.
C’è una cosa, di certo, che NON vorremmo mai vedere nel caso di un possibile revival di Friends: sei amici invecchiati, disillusi, che non fanno altro che ripensare al passato andato e concluso. Magari alle prese con i problemi classici dell’età avanzata: divorzi, il lavoro, la noia, la crisi.
No, grazie: il solo pensiero mette tristezza.
Al tempo stesso, sarebbe abbastanza anacronistico attendersi che nulla sia cambiato e che i rapporti, tra di loro, siano rimasti quelli di un gruppo di trentenni.
Sono passati tredici anni dalla fine della serie e il tempo deve farsi sentire (e basta guardare le fotografie di un imbolsito Matthew Perry o di un Matt LeBlanc coi capelli bianchi per rendersene tristemente conto).
Vorremmo, tuttavia, avere la certezza che quel legame speciale di amicizia che univa i sei ragazzi è ancora saldo, magari a distanza, magari in modo meno esclusivo, ma ancora vivo.
In fondo, tutto è incentrato su quel concetto di amicizia, per cui perderlo sarebbe un atto criminale.
Sarebbe inoltre carino vedere come sono cresciuti i bambini che abbiamo visto nascere nel corso degli anni: Ben ormai avviato nel mondo del lavoro, magari sulle orme del padre paleontologo, Emma ha circa quindici anni, i gemelli di Monica e Chandler quattordici e quelli di Phoebe diciotto.
Potrebbe essere interessante vedere un soggetto surreale come Phoebe alle prese con la maternità, per quanto sia stata un utero in affitto. Oppure ripercorrere le mille paturnie e insicurezze di Chandler nel ruolo di padre? E la mania di controllo di Monica? Sarà diventata una madre come la sua, che non le faceva mai passare liscio nulla?
Insomma, sempre Friends, ma con spazio alle nuove generazioni, in modo da dare continuità alla serie originale e, al tempo stesso, attualizzandola al giorno d’oggi.
Non sarebbe invece pensabile un reboot della Serie Tv per il semplice motivo che la sola idea di sostituire il cast originale è equiparabile a una bestemmia.
Quel gruppo era irripetibile e la magia che sono riusciti a creare altrettanto.
Di sicuro, inoltre, credo che tutti rivorrebbero il team di ideatori e produttori originari, David Crane e Marta Kauffman, perché è dalle loro idee che sono nati i protagonisti e le loro storie.
Ma, in fondo, la vera domanda è questa: è davvero necessario un revival di una Serie Tv perfetta come Friends?
Al di là della bieca operazione commerciale, qualcuno sente davvero il desiderio, seppur in un’epoca come quella attuale dove i reboot e i sequel sono all’ordine del giorno, di dar seguito a qualcosa che è già di per sé perfetto e conclusivo?
Insomma, la storia un po’ ce l’ha dimostrato: attualizzare qualcosa di successo non implica di per sé che il nuovo prodotto sia automaticamente anch’esso di successo.
La puntata finale di Friends mette un punto fermo sulle vicende dei sei protagonisti, chiude un’epoca e, proprio per questo, è già perfetta così.
Quindi no.