2) L’attenzione posta sulla psicologia dei protagonisti
Uno dei punti di forza ineguagliati fino al debutto di Friends è racchiuso nei suoi protagonisti. Personaggi che, nel corso delle stagioni, assumono connotati tali da renderli come persone reali del nostro quotidiano.
Nessuno, da Rachel a Joey, nell’ultimo episodio dello show è la stessa persona che abbiamo conosciuto all’inizio. Tutti hanno affrontato problemi, sofferenze, ma anche successi e gioie che inevitabilmente li hanno cambiati. Se nei primi episodi i protagonisti appaiono abbastanza stereotipati, come accade in molte sitcom, pian piano notiamo che le loro personalità vengono delineate, assumono volume, subiscono trasformazioni legate alle vicissitudini e alle esperienze. Fino a diventare personaggi a tutto tondo con peculiarità caratterizzanti, sicuramente, ma che non li definiscono in assoluto.
Ad esempio: fermarsi a dire che Chandler è sarcastico equivale a escludere un processo di evoluzione, fragilità e paure superate, attenzioni e premure che riserva naturalmente a chi gli è accanto. O classificare Phoebe come la “ragazza strana” vale a dire non considerare la sua sincerità e sfrontatezza, la sua voglia di dare sempre il massimo e di vedere sempre il buono in ogni situazione. Ciascun protagonista racchiude dentro di sé un mondo tutto da scoprire: ormai siamo abituati a vedere le comedy volte all’indagine introspettiva, ma la realtà è che – prima di Friends – nessuna sitcom ha mai dato spazio a una crescita reale e personale.