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5 presunte nuove Friends che hanno toppato miseramente

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Ci sono show iconici che sopravvivono alle tendenze, ai ricambi generazionali e all’infinita e inarrestabile produzione con cui, quasi ogni giorno, network e piattaforme di streaming ci bombardano, quasi come se volessero riempire ogni nanosecondo del nostro tempo. Friends (di cui un po’ di tempo fa abbiamo stilato la classifica dei personaggi più insopportabili) rientra, indubbiamente, nella categoria. La comedy, nata nel lontano 1994 ma capace di fare sfoggio di una modernità sorprendente, sembra quasi allergica agli anni che passano e, di rewatch in rewatch, pare voglia raccontare ogni volta una storia diversa, nella quale chiunque, per un dettaglio o per un altro, riesce a ritrovare un pezzetto di sé. 

È stato proprio questo suo essere straordinariamente evergreen ad aver spinto autori e showrunner a tentare di replicarne la formula, traslandola in una sostanziosa massa di nuovi serial. A volte, però, seguire passo passo la ricetta non basta ad assicurarsi la crostata perfetta e quelli che, in sostanza, volevano semplicemente partire dalla traccia di Friends per svilupparsi autonomamente e conquistare a loro modo una buona fetta di pubblico, si sono rivelati essere fin troppo deboli nei linguaggi e nelle storyline o, peggio, sono stati declassati a brutte copie. Senza personalità, senza originalità, senza quel valore aggiunto che potesse assicurare loro vita eterna e l’abnegazione di un fandom di fedelissimi.

Da Friends from College ad Happy Endings, passando per Cougar Town, sono stati diversi gli esperimenti che non hanno funzionato.

Forse perché mutuare un format e riadattarlo a contesti e personaggi diversi è molto più difficile di quanto si pensi. Soprattutto se impone un confronto con una serie che ha letteralmente fatto la storia della televisione. O forse perché, talvolta, è meglio fallire ma essere ricordati per un salto nel vuoto che non ha mancato di originalità che come una brutta copia incapace di raggiungere e, nel migliore degli scenari, superare il modello. 

1. Happy Endings

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Tra tutti i tentativi di replica, probabilmente, Happy Endings (che tra tanti difetti ha anche pregi per cui vale la pena guardarlo) è quello che più si è avvicinato a Friends in termini di comicità e piacevolezza. Per quanto, infatti, molti elementi (un gruppo più o meno stretto, un bar come punto di ritrovo, relazioni amorose e cuori spezzati) non facessero altro che confermare la teoria dei detrattori che, più e più volte, ne hanno parlato come di una copia carbone, la serie creata da David Caspe e andata in onda dal 2011 al 2013 ha cercato, almeno negli intenti, di proporre uno humor che avesse un marchio di fabbrica proprio e situazioni che non avessero richiami evidenti ad altro.

A partire dalla premessa: tutto parte dal tentativo di Dave e Alex di rimanere amici dopo la fine della loro relazione e di mantenere unita la comitiva di cui fanno parte. Nonostante il cast fosse ben equilibrato e i protagonisti riuscissero bene a destreggiarsi senza mai accavallarsi né rubarsi vicendevolmente la scena, il grande problema di Happy Endings è stata la totale assenza di appeal nei confronti del pubblico e della critica. Che, incapaci di appassionarsi alle sue dinamiche, non lo hanno mai portato in cima alla lista in fatto di ascolti e gradimento. 

2. Cougar Town

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Assoldare Courteney Cox nel cast non è bastato affinché Cougar Town bissasse la fortuna della sitcom di David Crane e Marta Kauffman. E neppure costruire gli intrecci attorno a una simpatica gang che ricordasse, anche solo per lontana associazione, quella del Central Perk.

Il risultato finale è stato parecchio deludente: più che ispirarsi a Rachel, Phoebe, Chandler e compagnia cantante, nel 2009 (e fino al 2012) gli autori hanno creato veri e propri cloni riusciti male, con l’unica differenza che avevano qualche anno in più, vivevano in Florida e alle tazze colme di caffè preferivano di gran lunga i calici di vino. In più, l’amicizia sembrava aver perso completamente il suo ruolo di focus per lasciare spazio esclusivo all’amore tra Jules e Grayson che, se non in tutte, sono stati presenti almeno nel 90% delle scene. Monopolizzando spesso i 20 minuti di episodio. Scelte poco ponderate e attori con una presenza scenica eccessivamente debole rispetto a quella della stella resa celebre dal personaggio di Monica Geller hanno fatto sì che il progetto non decollasse e che, dopo solo sei anni di messa in onda, venisse cancellato.

3. Friends from College

Vecchie amicizie, una nostalgia del passato direttamente proporzionale all’avvicinarsi dei quaranta e quel vibe da reunion che l’America ci ha venduto e rivenduto in un’infinità di salse. Questi i pilastri di Friends from college, esperimento (fallito) di Netflix che non è riuscito ad oltrepassare la soglia delle due stagioni (in onda dal 2017 al 2019).

Incontratisi ad Harvard ai tempi del college, e persisi di vista per un po’ di tempo Ethan, Lisa, Sam, Nick, Max e Marianne si ritrovano per fare un bilancio della loro vita, ormai alla soglia dei quaranta. Non lasciatevi fuorviare dalla parola Friends nel titolo: è davvero l’unico punto di contatto con lo show. L’idea generale che lo spettatore si fa dopo averne guardato anche solo un paio di episodi è che manchi essenzialmente un senso a quel che vede. Tutto sembra tremendamente abbozzato, nulla e nessuno riesce a stagliarsi sul resto in maniera definita, emergendo e dimostrando di avere le carte in regola per lasciarsi ricordare.

Quelli che sono stati presentati come i nuovi Ross e Rachel non sono altro che la loro spettrale versione 4.0: spettrale non tanto perché particolarmente spaventosi, quanto perché del tutto evanescenti. E anche il resto del cast sembra non avere un’identità tale da caratterizzarsi a sufficienza: non ci viene detto nulla dei loro sogni, dei loro percorsi, delle loro aspirazioni. Rimangono un mucchio di etichette che si muovono lungo un filo narrativo (quello del viaggio nell’età adulta attraverso uno spirito da fanciullo) che non si comprende mai davvero appieno dove voglia andare a parare e che, su tutto, non guarda all’amicizia come punto di partenza né come punto d’arrivo.

Insomma, gli autori di Friends from College non l’hanno visto neppure con il binocolo Friends. Né ci hanno davvero provato.

4. Perfect Couples

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Sei persone, un ensemble eclettico e versatile e la prima serata della NBC. Gli ingredienti per la riuscita c’erano davvero tutti, eppure neanche questa volta l’esito è stato soddisfacente. Distribuita da Universal Studio nel 2010 e scritta da Jon Pollack e Scott Silveri, Perfect Couples ruota attorno alle avventure e disavventure di sei coppie di amici che, giorno per giorno, si trovano ad affrontare problemi e questioni che nella loro diversità trovano curiosi punti di contatto.

Il problema più grosso della serie, probabilmente, è proprio questo: Friends non si poggiava soltanto sulle relazioni che nascevano e morivano.

Sì, Monica e Chandler o Ross e Rachel sono stati tasselli fondamentali dell’equilibrio narrativo ma la presenza di single nel gruppo ha sicuramente aiutato a sdoganare uno spettro di temi molto più ampio e accattivante. In più, pur avendo ben chiaro il destino di ogni singola vicenda, gli autori hanno saputo dosare bene rivelazioni e suspense, cosa che in Perfect Couples manca del tutto e che, tra le tante cose, le è valsa la cancellazione nel 2011: i matrimoni arrivano subito, non c’è un tira e molla né interruzioni, abbandoni o incidenti di percorso, tutto funziona talmente bene da diventare terribilmente piatto, noioso e prevedibile. Tentar non nuoce, ma qui salvare qualcosa che meriti considerazione è un’impresa parecchio ardua. Se non assolutamente impossibile.

5. Friends with Better Lives

Friends with Better Lives è l’esempio più recente di fallimento. E, diciamolo pure, anche quello messo peggio.

Nonostante il casting abbia puntato su nomi piuttosto noti (tra tutti, quello di James Van Der Beek, l’indimenticato e indimenticabile Dawson Leery), gli attori non avevano neppure un briciolo di chimica, le battute non avevano salacia e nessuna delle trame ha mai avuto uno sviluppo coerente e avvincente. Un mix di errori gravi che hanno portato, ineluttabilmente, alla cancellazione dopo soli tredici episodi. Per gli addetti ai lavori si è trattato di una pura e semplice operazione di marketing: non c’era passione né nel team autoriale né in chi si sarebbe dovuto divorare la scena e, invece, si è limitato a calarsi nelle vite di qualcun altro senza alcun guizzo. Friends non sarà stato infarcito di discorsi sui massimi sistemi ma si vedeva chiaramente quanto in quell’idea ci credessero tutti, dalla star con milioni di fan all’ultima comparsa.

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