Alzi la mano chi non ha sentito parlare almeno una volta di Fringe. Una vera perla a mio modesto avviso. Ideatore? J.J. Abrams. Cast? Anna Torv, Joshua Jackson, John Noble. Stagioni? 5. Episodi? 100. Tondi tondi. Facili da recuperare insomma. Sì, è uno spassionato consiglio il mio, per chi se lo fosse perso.
Fatta questa necessaria premessa per dare alcuni numeri e nomi, passiamo velocemente alla trama di Fringe. Olivia Dunham è un agente dell’FBI messa ad occuparsi di casi molto strani. E dire strani è un eufemismo. Per avere il giusto supporto decide di ottenere la collaborazione dello scienziato Walter Bishop, rinchiuso ormai in un ospedale psichiatrico. Per ottenere il rilascio, la nostra bionda detective viaggia fino in Iraq per convincere quel gran figo di suo figlio Peter Bishop a firmare tutto quel che serve.
Da questo trio strampalato nasce così la Fringe Division che dal vecchio laboratorio di Walt nello scantinato di Cambridge si occuperà degli episodi più strani che la mente umana possa immaginare: scambio di identità, teletrasporto, mutazioni genetiche. E la scoperta dell’esistenza di un universo parallelo. Ammetto di non essere genericamente una fan della fantascienza ma questo telefilm è pazzesco: originale, ben studiato e fottutamente geniale. Finito del 2013, ha lasciato un gran vuoto.
Eccovi dunque i 10 motivi per cui ci manca (o almeno mi manca) Fringe:
- 1: PETER&OLIVIA. Spesso mi innamoro delle coppie nelle serie TV. Non è la prima volta. Ma il rapporto tra Peter e Olivia in Fringe è qualcosa di meraviglioso. Si evolve con calma, episodio dopo episodio, costruito su una base di fiducia reciproca molto solida. Insomma tutto quello che ogni coppia innamorata vorrebbe. Il loro profondo sentimento dà vita ad Etta, colei che riporterà in vita la divisione Fringe per salvare il mondo dagli osservatori.