Matrix
Non potevo lasciare fuori da questa lista il capolavoro dei fratelli/sorelle Wachowski: Matrix e sequel. Già il titolo mette ansia: “matrice”, matrice di numeri, elementi usati in informatica per indicare dati e sistemi interconnessi tra loro. In questo caso, la matrice è la griglia del cyber spazio creata dalle macchine per imprigionare l’essere umano in un quieto vivere che somiglia tanto ad un coma indotto per azzittire il dolore.
«Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità». Quanta ansia mi ha messo il discorso di Morpheus all’eletto a sua insaputa, Neo.
Per non parlare degli Agenti, “programmi-sentinella” potenti e veloci, con il dono dell’ubiquità, che prendono possesso del corpo di altre persone per eliminare le minacce al software virtuale della dimensione onirica di Matrix.
Tutti abbiamo almeno una volta visto Matrix, e tutti ne siamo stati colpiti, sebbene in modo differente. Molte critiche sono state sollevati ai registi per l’eccessiva visionarietà della loro opera, ma di riferimenti alle macchine e al loro predominio la letteratura è piena, da Philip K. Dick in poi. Sicuramente il tono profetico e l’assenza di un personaggio leggero hanno pesato (immaginatevi Walter e le sue caramelle gommose ad armeggiare con il neuro stimolatore dei ribelli piantato nel cranio!), ma Matrix è una pietra miliare del cinema post-moderno, con tutte le sue esagerazioni e plateali incongruenze.
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