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Il bello di Fringe

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Ben prima che Sheldon Cooper e i suoi amici, con la loro travolgente simpatia, ci facessero avvicinare al mondo della scienza e della ricerca, in un laboratorio di Cambridge, Walter Bishop (John Noble) ci insegnava a esplorare nuove dimensioni e a spingere la ricerca scientifica oltre l’immaginabile.

fringe

Grazie a Walter e alla “Divisione Fringe” dell’FBI abbiamo scoperto che la scienza di confine (“Fringe Science“, da cui il titolo della serie ideata da J.J. Abrams, Roberto Orci e Alex Kurtzman) è tutt’altro che semplice fantascienza, ma il risultato di ricerca, coraggio e passione verso la scoperta.

Ma veramente Fringe è solo scienza e niente più? Assolutamente no! Anzi, se qualcosa abbiamo imparato dopo 5 stagioni è che le proprie inclinazioni professionali sono solo il veicolo per realizzare la parte più intima e umana delle persone. La vita di Walter e di quelli intorno a lui hanno avuto come comune leitmotiv l’attività scientifica, ma come motore propulsore l’amore familiare (tra Walter e Peter e tra questo e Olivia), l’amicizia (pensiamo ad Astrid, Nina o l’agente Lee) e il coraggio delle idee (anche se non lo abbiamo amato, dobbiamo menzionare William Bell o, ancora, Settembre, controcorrente e sovversivo rispetto a un distopico futuro apatico e paurosamente razionale). Insomma, ce n’è proprio per tutti (guardate da voi stessi).

Fringe Joshua Jackson

L’amore familiare. Un amore portato all’estremo che ha spinto i protagonisti oltre i confini della realtà.

Un amore profondo che lega un padre a un figlio e questo a una nuova famiglia, perché, in fondo, è questo sentimento che lega i rapporti e le persone e intorno a esso ruota l’esistenza di ciascuno di noi. Ma allora, se dovessimo dire cosa di bello ci ha lasciato Fringe, non possiamo non pensare, prima di tutto, a ciò che ha fatto Walter per Peter (o forse, egoisticamente, per se stesso).

Chi di noi non è stato combattuto nel giudicare la sua azione? Qual è la priorità maggiore? Rassegnarsi alla perdita di un figlio o fare di tutto per riaverlo, arrivando a rapire quello del mondo alternativo? La serie ci ha condotto puntata dopo puntata tra un Universo e un altro, attraverso flashback, scene presenti, dialoghi e monologhi toccanti, a conoscere e vivere il conflitto interiore di Walter. Un conflitto che l’ha portato a essere quel genio che abbiamo imparato a conoscere nel corso della serie.

walter e peter

Proprio dalla sua azione, che in qualche modo ha alterato il corso degli eventi, tanto da giustificare l’intervento attivo degli Osservatori, sono scaturite le vicende degli altri personaggi, su tutte la storia tra Peter (Joshua Jackson) e Olivia (Anna Torv), che li ha portati ad avere la piccola Henrietta (Georgina Haig). Per tutta la serie Walter è costantemente ossessionato dalla ricerca di un modo per poter rimediare al suo errore originario. Soltanto alla fine gli eventi gli si porranno davanti in modo da poter ridare al figlio quello che anni prima gli aveva sottratto: una famiglia autentica che fosse tutta sua.

Il sacrificio finale di Walter, che attraverserà il passaggio temporale verso il 2167, sapendo che non rivedrà mai più Peter (il figlio per il quale aveva compromesso tutta la sua vita), è forse una delle scene più struggenti, ma anche il finale più adatto per una storia familiare intensa e fatta di sbagli, rimedi parziali, rancori e incomprensioni.

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Fringe però non è stata solo questo. La scienza, infatti, l’ha fatta da padrona.

Non la semplice scienza da serie tv. Finalmente (verrebbe da dire) una storia che ci rende meno trascendente e più razionale l’Universo (o gli Universi) tanto caro ad Abrams. Se in Lost il finale aveva accentuato l’aspetto religioso ed esoterico dei mondi possibili, in Fringe siamo guidati dal professor Bishop e dagli altri componenti della Divisione a conoscere come si può arrivare ai mondi alternativi.

Nella serie figure affascinanti sono quelle degli Osservatori. Esseri umani provenienti dal futuro ed evoluti al punto tale da rimuovere completamente le emozioni a vantaggio della sola razionalità. Ma le eccezioni, ovviamente, confermano la regola. Settembre (Michael Cerveris) e il piccolo Michael (interpretato da Spencer List, nell’episodio 1×15, e da Rowan Longworth nelle apparizione della quinta stagione) hanno dimostrato che sentimenti e ragione possono coesistere nelle persone e non per forza sono in contrasto tra loro.

osservatori

Fringe, ancora, ha un altro grande merito. Per detta di Abrams ha mostrato come le apparenti difficoltà delle persone caratterizzate dalla sindrome di Asperger possano in realtà divenire preziose risorse, se approcciate e incanalate nella giusta direzione. Astrid (Jasika Nicole) ha ricoperto un ruolo fondamentale per Walter e per il team e il suo personaggio è uno di quelli ai quali siamo tutti affezionati ripensando alla serie.

Come non ricordare, inoltre, la misteriosa Nina Sharp (Blair Brown). Enigmatica e ambigua per le prime due stagioni, si dimostrerà essere stata sempre dalla parte della Divisione Fringe e caratterizzata da profondi sentimenti di amicizia, per Walter, e amore, per William (Leonard Nimoy), sebbene entrambi fossero troppo impegnati nelle loro attività scientifiche per fermarsi a riflettere e ricambiare tanto affetto.

Ricordiamo tutti le immagini toccanti di quando Nina provò a fermare Walter dal rapire il Peter del mondo alternativo, finendo con il perdere il braccio, tranciatogli dalla chiusura del portale (2×16) o, ancora, le emozioni che ci ha suscitato il conoscere la sua storia d’amore (in realtà a senso unico) con William Bell (5×07).

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Fringe è stata senza dubbio una delle serie più riuscite degli ultimi anni ed è ancora oggi difficile rassegnarsi alla sua chiusura (ci manca tantissimo) dopo 5 stagioni con soli 13 episodi finali. Diciamo che non è stato il giusto modo di congedarla e, a nostro avviso, c’erano tutti i presupposti per proseguire e approfondire di più alcuni filoni tematici. Tuttavia, gli amanti della serie, a ragione, avranno sempre un posto per Walter e i membri della Divisione. I nuovi spettatori, invece, potranno beneficiare e rimanere affascinati dal mondo (o, sarebbe meglio dire, dai mondi) di Fringe.

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