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Fringe è l’erede di X-Files di cui il mondo avrebbe avuto bisogno per più tempo

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Quando la realtà ci sembra un’unica noiosa poltiglia, le serie tv ci forniscono una scappatoia, portandoci in mondi sconosciuti e misteriosi. Ma cosa succede quando tutto questo si mescola con la scienza e con fenomeni apparentemente inspiegabili? Beh, la risposta a questa domanda ha principalmente due nomi per gli amanti delle serie tv: X-Files prima, e Fringe dopo.

Due show che sono entrati nell’Olimpo delle serie tv, e che hanno tantissimi punti in comune.

Impossibile, infatti, non aver sentito parlare almeno una volta di X-Files. La serie tv sci-fi per eccellenza, andata in onda a partire dal 1993 e creata da Chris Carter. Non è difficile intuire che l’ispirazione primaria della serie derivi da uno dei principali colossi della serialità: Twin Peaks. Ma la serie in questione riesce sapientemente a distaccarsi e a trovare la sua strada originale, facendosi apripista per un genere che ha riscosso poi enorme successo. I protagonisti sono i due agenti dell’FBI: Fox Mulder e Dana Scully. Ma non si tratta di due normali agenti chiamati a investigare su crimini ordinari: il loro compito, infatti, è quello di indagare su fenomeni paranormali che hanno a oggetto creature misteriose, lupi mannari, alieni e complotti vari.

Insomma, se non avete visto X-Files ma siete fan di Fringe avrete già individuato molteplici similitudini.

Sicuramente, al di là del genere e delle tematiche trattate, la forza di entrambi gli show sono i personaggi. Inevitabile è infatti il parallelismo tra le due incredibili agenti: Dana Scully e Olivia Dunham. La continua lotta tra la logica e la capacità di andare oltre essa è alla base sia di Fringe che di X-Files, esaltando questo contrasto con personggi geniali e brillantemente costruiti. Sì, ovviamente sto parlando dell’inimitabile Walter Bishop (interpretato da un incredibile John Noble) e di Fox Mulder. Il tutto miscelato con la giusta dose di cospirazioni governative e non, che non fanno mai male.

Ma il successo di queste serie, e il motivo per cui sono tanto amate dagli spettatori, non è così semplice da spiegare. Anche perché in entrambi i casi ci approcciamo alla visione pensando di goderci un bel po’ di strambe investigazioni, per poi finire impigliati emotivamente nella ragnatela di relazioni che si instaurano tra i vari personaggi. D’altronde, cosa sarebbe la vita senza amore?!

Un amore che non si estrinseca solo nella consueta relazione sentimentale tra due persone che si innamorano, bensì un amore che assume diverse e variegate sfaccettature. Come dimenticare il commovente rapporto padre-figlio che sembra insorabilmente compromesso all’inzio di Fringe e che, invece, fiorisce puntata dopo puntata, come un meraviglioso tulipano?

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: come mai Fringe è stata cancellata?

Fringe

Certo, perché nonostante alcuni fan incalliti di XFiles abbiano definito Fringe la brutta copia della serie di Chris Carter, le persone che si sono innamorate dello show sono innumerevoli. A mio avviso Fringe è una serie ancora troppo sottovalutata, e il creatore della stessa non è certo uno sprovveduto. Parliamo del grandissimo J.J. Abrams, che nel tempo ci ha regalato inestimabili capolavori, oltre che un paio di emicranie dovute alla complessità delle trame e dei vari universi che inevitabilmente si confondono e ci confondono.

Con Fringe non è stato diverso, anzi questo si è rivelato uno dei prodotti più folli e geniali che la sua mente abbia partorito. E il mondo avrebbe certamente avuto bisogno di più tempo con questa perla della serialità. Ma così non è stato, e i segnali della cancellazione erano nell’aria già a partire dalla terza stagione, quando le dinamiche della serie iniziarono a subire alcune modifiche, incentrandosi prevalentemente sulla lotta tra i due universi. A ciò conseguì un leggero calo negli ascolti, ma il motivo di tutto ciò non è stato tanto la disaffezione del pubblico alle avventure della Fringe Division, quanto il cambio di programmazione della FOX.

La serie, infatti, fu spostata al venerdì sera. Un giorno che per le serie americane significa una cosa sola: cancellazione.

Fringe

Si parla di “Friday Night death slot“, nome che lascia chiaramente intendere la sorte delle serie tv destinate al Venerdì Sera americano. Eppure Fringe si è rivelata una serie dura a morire, resistendo per una quarta e per una quinta stagione, anche se i piani iniziali erano ben diversi. Gli ascolti, tuttavia, continuavano a calare e molti spettatori non hanno gradito particolarmente la storyline con protagonisti gli Osservatori.

Un aspetto che, però, non sorprende molto. Le prime stagioni di Fringe si caratterizzano per un certa leggerezza. È decisamente piacevole passare del tempo con Walt e le sue stramberie, comprare delle liquirizie sperando di acquisire con il tempo la genialità del dott. Bishop o continuare a shippare insistentemente Olivia e Peter.

Quando la storia entra nel vivo, però, ci si rende conto che dietro la patina di leggerezza si nasconde un prodotto molto profondo e complesso. Anche solo stare al passo con la trama diventa un’operazione non semplice, per non parlare dell’impatto emotivo che gioca una parte non indifferente.

Fringe ci fa credere di incamminarci in una serie simpatica e leggera, per poi regalarci una rara forma di poesia che è un elemento più unico che raro nei prodotti televisivi. È possibile che molti degli spettatori che hanno perso interesse, o hanno gioito della cancellazione, non conoscessero il potere di J.J. Abrams e la sua capacità di esplorare l’animo umano utilizzando mezzi che con l’umanità sembrano non avere niente a che fare.

Quindi sì, Fringe è indubbiamente figlia di X-Files, ma è riuscita anche a trovare la sua strada, costruire il suo sentiero personale e diventare unica e indipendente. Avremmo voluto goderci l’avventura ancora un po’? La risposta a questa domanda sembra piuttosto scontata a questo punto. Ma, per vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo almeno essere soddisfatti del fatto che ci abbiano regalato un finale degno di essere chimato tale che, tra le altre cose, è certamente uno dei più poetici e commoventi della storia delle serie tv.

Anche se noi di Hall of Series non ci siamo accontentati di tutto questo, e abbiamo provato a immaginare tre episodi successivi al finale di Fringe (qui potete leggere il primo).

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