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Per favore, From, adesso non sbagliare

From

ATTENZIONE! L’articolo potrebbe contenere SPOILER delle prime due stagioni di From.

È una verità universalmente riconosciuta che una serie dal grandissimo potenziale debba necessariamente sancire il suo successo con la terza stagione. Non siamo stati certo noi a esserci inventati questa regola ma la storia parla da sé. Se, infatti, prendete in esame i più grandi show del panorama televisivo moderno e contemporaneo, troverete evidente un certo pattern che sancisce la terza stagione come la migliore in assoluto. Certo, con alcune eccezioni. Il rigore scientifico ci impone di porci delle domande in merito. Come mai proprio la terza? E perché dopo sembra che le serie tv vadano incontro al declino o alla gloria?

Okay, lasciate stare l’ultima domanda e teniamola da parte per il futuro: stiamo per arrivare a From.

Per rispondere invece alla precedente domanda potremmo dire che se la prima rappresenta un’introduzione e la seconda un’incognita, di certo la terza stagione è la presa di coscienza di ogni serie tv. Approfondiamo brevemente il discorso. Il pilot è un salto nel buio, un piccolo atto di fede che si gioca sulle aspettative del pubblico, il giudizio della critica e la qualità del prodotto in sé. La prima stagione, partendo proprio dal pilot, è, nella maggior parte dei casi, un’introduzione al mondo e ai personaggi che si vogliono raccontare. Vengono delineate per grandi linee le tematiche principali e i rapporti tra i protagonisti.

Nella seconda stagione, poi, entrambi gli elementi vengono approfonditi introducendo allo stesso tempo un elemento di novità. Eppure si tratta pur di sempre di un’incognita. La terza stagione, invece, una volta superato lo scoglio della seconda, determina il successo o il fallimento della serie tv stessa. Nella maggior parte dei casi è proprio questa stagione che costituisce un punto di svolta nella narrazione e nell’approfondimento dei personaggi sia come individui sia nei loro rapporti interpersonali.

Ecco: qui si arriva al caso specifico di From.

Al suo debutto, in pochi forse avevano previsto lo straordinario riscontro che From avrebbe ottenuto. Sia in termini di pubblico che di critica, la serie tv creata da (disponibile sul catalogo Paramount+ qui) ha raccolto pareri e opinioni più che positive stagliandosi nel panorama televisivo come uno dei migliori show horror mai realizzati. Un successo inaspettato, alla pari di un’altra serie tv alla quale From si lega indissolubilmente: Lost. Tantissimi infatti i collegamenti tra le due produzioni, dalla genitorialità condivisa al tono e allo stile mistery. Un legame talmente evidente da aver fatto guadagnare a From il titolo di “erede” di Lost.

Boyd dentro il pozzo nella seconda stagione di From

Un gruppo di sconosciuti si ritrova inspiegabilmente all’interno di una cittadina sperduta negli Stati Uniti, dopo aver preso una strada secondaria. Ben presto, scoprono che non possono andarsene, poiché ogni tentativo di lasciare la città li riporta sempre al punto di partenza. Ma la città non è solo una prigione. Ogni notte, infatti, dai boschi che la circondano emergono misteriose creature dalle fattezze umane che cacciano chiunque non sia al sicuro nelle proprie case, dietro porte chiuse e sigillate con talismani protettivi. Questi esseri hanno la capacità di apparire come persone normali, spesso familiari o amici delle loro vittime, per convincerle ad aprire la porta e permettere loro di entrare.

Boyd Stevens, nominato sceriffo della città, cerca disperatamente di mantenere l’ordine e proteggere gli abitanti, nonostante la crescente tensione e disperazione. Nel frattempo, nuovi arrivati si uniscono ai precedenti mentre tutti cercano di capire cosa stia succedendo e se ci sia un modo per sfuggire al ciclo, apparentemente senza fine.

Tensione, mistero e orrore sono quindi gli elementi principali che reggono la struttura di From. A questi si unisce un’introspezione particolare di certi personaggi e un crescendo narrativo che non si vedeva in tv da tanto, troppo tempo.

C’è un gravissimo errore, tuttavia, che From rischia di commettere in vista della sua terza stagione (qui il trailer e la data d’uscita): non dare sufficienti risposte nel prossimo ciclo di episodi. Dopo una seconda stagione ancor più ricca di misteri e domande, per molti versi attendista (e meno male, come abbiamo sottolineato) è arrivato finalmente il momento di offrire alcune soluzioni al pubblico. Soprattutto dopo il season finale e quel cliffhanger che ha lasciati tutti senza parole (in questo articolo capiamo se la seconda stagione è inferiore alla prima). Come già accaduto a illustri predecessori, From ha bisogno adesso di fermarsi un attimo. Permettendo ai fan di trovare degli appigli nel suo caotico mondo.

Boyd e Sarah nei boschi attorno alla cittadina di From

La prima stagione di From e i misteri fondamentali

Dove si trova la cittadina in cui i personaggi si trovano intrappolati? Questa la prima domanda con la quale From ha inizio. Sperduta presumibilmente negli Stati Uniti e in mezzo ai boschi, la cittadina attrae come una curiosa calamita gli sconosciuti nella sua orbita. Nessuno di loro, tranne un’unica eccezione, sembrerebbe legato in qualche modo all’altro, trascinati in questo vortice di terrore dal destino o dal caso. Non dimentichiamo che i produttori esecutivi di From sono gli stessi di Lost e quindi ci sono ottime probabilità che nulla sia quello che sembra, inclusa la cittadina. Le teorie più disparate dei fan vanno dalla simulazione alla pocket dimension, fino ad arrivare agli alieni. Proprio i piccoli esseri verdognoli, secondo alcuni, sarebbero gli stessi mostri che si aggirano di notte seminando il panico e uccidendo chiunque incontrino.

I mostri, come dimenticarlo, sono d’altronde il secondo più grande mistero che avvolge la serie tv ma nel corso delle due stagioni precedenti hanno lasciato intendere davvero poco sulla loro reale natura. La teoria sugli alieni è condivisa da alcuni ma non da moltissimi che pensano sia troppo riduttivo e semplicistico. Messo da parte quindi il genere sci-fi, rimangono l’horror e il sovrannaturale all’ennesima potenza. A chi appartengono le voci che Sarah riesce a percepire? Chi è il ragazzo in bianco? Chi o cosa ha trascinato Boyd e Sarah in mezzo ai boschi? Cosa sono i dipinti nella caverna?

La seconda stagione e ancora più domande

Alle domande fondamentali della prima stagione, From ne aggiunge altre nella seconda introducendo, allo stesso tempo, nuovi e misteriosi personaggi. Mentre una tempesta furibonda mette in ginocchio gli abitanti, in città arriva un autobus carico di persone provenienti da fuori. Nessuno di loro ha idea di cosa stia succedendo, tranne il giovane Elgin, dotato di un sesto senso con il quale tenta di avvertire tutti e convincerli ad andare via prima che sia troppo tardi. Da questo momento in poi la trama si sviluppa parallelamente su binari diversi concentrandosi sulla sopravvivenza del gruppo e sul viaggio individuale di alcuni personaggi. Fino a quel finale scioccante che si gioca tutto tra luce e oscurità.

Nell’ultimo episodio, Julie, Marielle e Randall sembrano apparentemente i prescelti per sostituire i tre corpi visti all’interno del simil dungeon medievale all’inizio della stagione. I tre sarebbero legati ai primi tre versi della ninna nanna ascoltata nell’ottavo episodio dove recita “they touch. they break. they steal”. Julie ha metaforicamente “toccato” molti abitanti della cittadina mostrando il suo animo buono e il coraggio anche dietro quella facciata di adolescente incazzata. Per quanto riguarda Marielle e Randall il riferimento è di certo più letterale visto che la prima è una drogata che ruba morfina alla fidanzata e il secondo ha diversi problemi di gestione della rabbia. Dei tre corpi lasciati a marcire nel dungeon, Boyd ha fatto la conoscenza di Martin, l’unico ancora in vita.

Chi è dunque l’enigmatico prigioniero? Chi l’ha messo lì? Cosa lo spaventa più dei mostri? E perché dopo la sua morte il clima e il tempo cambiano radicalmente nella cittadina?

Tabitha nelle caverne nella seconda stagione di From

Il viaggio di Tabitha alla ricerca della verità è una delle trame principali di questa stagione. Anche in questo caso, le domande sono più delle risposte.

Guidata dalle visioni e dalle parole di Victor, Tabitha si imbarca in una quest personale che la porta fino al misterioso faro apparso nei suoi sogni. Il faro, che svetta in mezzo agli alberi, è un luogo apparso già in precedenza nella prima stagione e che sembra nascondere la chiave per salvare tutti in città. Lo stesso Victor racconta che è lì che sua madre era andata, molti anni prima, nel tentativo di salvare lui e la sorellina ma senza mai fare ritorno. Il faro compare anche nel dipinto della caverna dove tre sono i colori utilizzati con un scopo specifico: il bianco che simboleggia la natura e gli esseri viventi; il nero che simboleggia gli elementi sovrannaturali; il rosso che rappresenta il pericolo e il male come i presunti cannibali che appariranno nella stagione tre.

In cima al faro, Tabitha viene spinta giù dal misterioso ragazzino in bianco, non prima che questi confessi che si tratta dell’unico modo per salvare tutti. Tabitha si sveglia in un ospedale, nel mondo reale dopo essere stata ritrovata nei boschi da alcuni escursionisti. Almeno è ciò che afferma la dottoressa. Ma siamo davvero sicuri che Tabitha sia riuscita a scappare? O si tratta forse anche questo di un’altra sezione del luogo terrificante in cui sono tutti rinchiusi?

Un altro viaggio individuale è quello di Jade, profeta e genio di From. Sempre più ossessionato dal simbolo che lo perseguita sia di giorno che di notte, portandolo ad avventurarsi nei tunnel dove si nascondono i mostri. Qui Jade vive un’altra terrificante visione, circondato da sette bambini fantasma sdraiati su altari di pietra come sacrifici. Il loro sguardo è rivolto al cielo, oltre i rami intrecciati che danno forma al simbolo maledetto che Jade sta cercando disperatamente di decodificare.

In questo groviglio di segreti, presagi e terrori, caos e fede continuano a danzare su un filo sottilissimo.

Jade menziona la teoria del caos sottolineando come anche quando le cose sembrano non avere un senso, in realtà fanno solo parte di un disegno più grande. Padre Kathri e Boyd sono fortemente motivati dalla fede nella comunità (il concetto di società in From spiegato qui) e Sarah crede davvero alle voci che le sussurrano nella testa. Insomma, la terza stagione ha davvero un compito ambizioso e una missione non da poco da assolvere. Con così tante domande lasciate in sospeso e nuovi pericoli all’orizzonte, From deve trovare il modo giusto per soddisfare l’appetito del pubblico prima che sia troppo tardi.

Si tratta di un gioco audace che sancirà il successo definitivo (o meno) dello show. Non basta infatti rispondere alle domande ma trovare il “come” e il “quando” giusto per farlo. Gli errori possono essere paradossalmente due. Continuare ad alimentare la macchina delle domande senza arrivare a un nulla di fatto, oppure puntare su uno spiegone che rischierebbe di lasciare con l’amaro in bocca. Vogliamo essere fiduciosi: dopo due stagioni del genere, confidiamo nel superamento della prova della verità.