L’abbiamo detto più volte: quest’anno From si gioca tutto. Dopo un finale di seconda stagione semplicemente visionario, che ci ha aperto le porte di un nuovo mondo (quello vecchio, quello vero) con Tabitha riuscita finalmente a uscire dall’orrorifica Fromville, le nostre aspettative si sono alzate a dismisura. Perchè dopo due stagioni passate da Boyd e soci a sviluppare blandamente la speranza passiva che qualcosa potesse cambiare, che quell’incubo potesse finire, uno dei personaggi di From si è realmente riuscito a divincolare da quella trappola mortale. E adesso si aprono scenari pazzeschi per la serie. E proprio da quello scenario lì ricominciamo: una scelta molto apprezzabile da parte degli sceneggiatori – che ringraziamo a nome di tutti – i quali potevano approfittarsi dell’hype creato da quella scena finale e farci ripartire da un altro punto, per poi riprendere la storyline di Tabitha a fine puntata o chissà, addirittura nella puntata successiva. Invece no: From decide di non lasciarci appesi e ricominciare da lì. Una dichiarazione d’intenti molto forte.
Ed è proprio la storyline di Tabitha la parte più forte in assoluto di una puntata che, comunque, ha avuto altri momenti altissimi. Tabitha si risveglia nel mondo reale, o almeno così sembra: l’infermiera le dice che è stata ritrovata in strada e che è stata ricoverata lì. Tabitha non aspetta la guarigione delle proprie ferite, capisce che non c’è tempo da perdere e scappa subito dall’ospedale in cerca di risposte. Vaga per strada e vede, anche nel mondo reale, il famigerato bambino vestito di bianco: ma è un’illusione, perchè appena lei riesce ad avvicinarsi un po’ di più, lui sparisce. Tabitha riesce a chiamare sua madre, rassicurandola vagamente, ma è in Chiesa che – grazie anche al prete che la confessa – ha un’illuminazione: nello scrigno consegnatole da Victor c’è l’indirizzo di casa sua. Arriva un uomo, dovrebbe essere il padre di Victor ma ammetto che per un momento ho pensato potesse essere Victor stesso, come se Tabitha fosse finita in uno strano universo multidimensionale in cui coesiste sia la realtà che Tabitha conosceva prima di arrivare a Fromville (lo dimostra la telefonata alla madre, preoccupata per la sua sparizione) che una realtà altra, futura, nella quale Victor stesso (invecchiato) potrebbe aiutare Tabitha a tirare fuori tutti da Fromville. Ma questo è probabilmente un mio viaggio mentale ed è troppo anche per From. Insomma: con ogni probabilità quell’uomo è effettivamente il padre di Victor.
E per ora non sappiamo nient’altro. Nel senso che Tabitha entrerà a casa di quest’uomo, provato da una vita che affoga nell’alcolismo, e insieme tenteranno di decifrare qualcosa, fare qualcosa per tirare fuori tutti gli altri da quel posto maledetto. Veramente molto affascinante la gestione della storyline di Tabitha in questo pilot della terza stagione di From: gli sceneggiatori sembrano avere le idee chiarissime sul percorso della donna e questo mi entusiasma non poco. Si vede che sanno esattamente dove vogliono andare a parare, e quando un percorso narrativo è così evidentemente cristallino la trama non può che giovarne.
Una puntata pazzesca, dicevamo, questa prima puntata della terza stagione di From perchè dopo quel finalone della seconda stagione la possibilità di scivolare rovinosamente era dietro l’angolo. E invece molto bene la parte di Tabitha, come detto sopra, e ottima anche la narrazione interna a Fromville, dove i personaggi rimasti nell’angusta cittadina continuano a raccogliere macerie. Letterali ed emotive.
Jim vuole assolutamente andare a cercare sua moglie e gli si accoda il coraggioso Kenny. I due partono dopo aver ascoltato le raccomandazioni di Boyd e trovano sulla loro strada, nel bosco, una serie di teschi appesi sinistramente a dei pezzi d’albero. Decidono comunque di passare la notte in mezzo al bosco ma, per quanto ora la situazione sembri relativamente tranquilla, qualcosa ci dice che purtroppo Kenny farà una brutta fine. Speriamo di no.
A Fromville comunque Jade è sempre più in preda al delirio, ma essendo un genio con un che di mistico ci aspettiamo che presto arrivi a qualche rivelazione decisiva, che possa permettere al gruppo intrappolato a Fromville di connettersi con Tabitha là fuori. Ancora una volta, in una sola puntata, From mostra uno dei suoi punti forti più evidenti: la coralità della narrazione, che di fatto non trascura nessun personaggio regalando un buon screentime praticamente a tutti, senza mai risultare forzata, senza mai far sembrare che lo sta facendo per una sorta di par condicio obbligata.
Il dramma più grande della puntata riguarda lo stato ormai marcescente dei raccolti, che crea un problema non da poco: o si decide di uccidere capre e mucche o non ci sarà più cibo. In realtà è tutto un piano dei mostri per far uscire allo scoperto, in piena notte, Boyd e i suoi: liberano mucche e capre e costringono il gruppo a uscire per recuperarle. Qui From ci ricorda che è una serie che sa fare paura, anzi, sa terrorizzare: la scena del gruppo (o di parte del gruppo) in fuga dai mostri nella fascia notturna l’avevamo già vista, ma è centellinata sempre in modo sapiente e quindi fa sempre e comunque il suo effetto.
Ad avere la peggio, nella lotta senza quartiere contro i mostri sarà Tian-Chen: lei e Boyd verranno intrappolati dai mostri nella stalla, con la donna che sta per essere lentamente uccisa dai demoni del luogo. I quali hanno promesso una cosa a Boyd: lui non verrà toccato. Perchè deve soffrire. Perchè Fromville lo deve sfiancare, lo deve distruggere interiormente, lo deve dilaniare. Lui si è permesso di avere speranza e dare speranza a tutti, e quest’affronto i mostri non possono sopportarlo: così decidono di sfidarlo, definitivamente, per vederlo soccombere pezzo dopo pezzo.
Un finale di puntata forte, fortissimo. Naturale seguito di uno di quei classici momenti narrativi terrificanti alla From, che è tornata come meglio non si poteva. In modo deciso, prepotente. E con le idee molto chiare: questa storia sta andando davvero da qualche parte. Difficile ipotizzare dove, ma sta andando da qualche parte. E siamo semplicemente esaltati all’idea di scoprire cosa ci sarà dopo, la prossima settimana. Siamo esaltati come non eravamo da tanto, tanto tempo.
Vincenzo Galdieri