Partiamo da un problema, che in questo caso è più nostro che di From: da From noi ci aspettiamo sempre rivelazioni roboanti, finali di puntata scioccanti, insomma, una narrazione che faccia clamore. È così che questa serie ci ha abituati, del resto, quindi siamo colpevoli fino a un certo punto. Ed è per questo che il finale della seconda stagione – potentissimo – ci aveva soddisfatti così tanto. Allo stesso tempo, come ripetuto allo sfinimento, sapevamo che la terza stagione dopo quel finale si era presa una responsabilità gigantesca: questa terza sarebbe dovuta essere la stagione della svolta, in un senso o nell’altro. I primi due episodi ci avevano illusi che fossimo sulla strada giusta per trovare risposte, i due successivi – col ritorno di Tabitha a Fromville – ci avevano riportati assieme a lei dove non volevamo tornare: indietro. Dei passi indietro a livello narrativo che non dovevano, ovviamente, suonare come una sentenza definitivamente negativa, ma che andavano a rallentare il corso degli eventi facendoci un po’ spazientire. Anche se non sembra, però, la quinta puntata della terza stagione di From qualche passo avanti ce lo fa fare: il punto – e qui torniamo al problema di cui sopra – è che stavolta From decide di fare dei passi avanti impercettibili, meno roboanti, più sussurrati.
Perchè apparentemente in questa quinta puntata di From non succede niente di che, ma in realtà stavolta qualcosa di promettente succede. Solo che la serie decide di cambiare marcia e di non urlarcelo, bensì di suggerircelo a bassa voce. La quinta puntata della terza stagione di From, il giro di boa di questa stagione, è una puntata più riflessiva rispetto agli standard a cui la serie ci ha abituati, senza neanche grossi colpi di scena – se si esclude la morte dell’antipatico signore a fine puntata, murato vivo dai mostri, ma quello l’aveva previsto il nostro Antonio Casu già nelle pagelle di qualche puntata fa – ma la cosa positiva è che non si tratta di riflessioni improduttive. Perchè questa è stata tutt’altro che una puntata filler.
Qualcosa di importante è successo, infatti, in questo episodio di From. Si è sbloccata una linea narrativa che era rimasta immobile fin adesso, e riguarda senza dubbio la comunicazione tra i personaggi. Tutta la puntata è stata imperniata sulla comunicazione: dal confronto al tavolo tra Elgin e Julie, alla linea ormai sempre più solida formata da Victor e Sara, passando ovviamente per la riunione nel diner dove Tabitha, sostenuta da Jim e Boyd, ha provato a raccontare la sua esperienza fuori da Fromville, subissata di improperi da parte di molti degli altri abitanti della cittadina, ormai stufi di stare lì e pronti a rischiare tutto pur di trovare una soluzione. E anche questa è una svolta che nasce dalla comunicazione tra i personaggi: se fino alla scorsa puntata, esclusi Boyd e ovviamente Tabitha, la linea comune era quella di una resistenza passiva ai mostri tentando di prolungare l’agonia il più possibile, il fatto stesso che Tabitha seppur per un breve periodo sia riuscita a uscire dall’orrida cittadina sembra aver risvegliato il resto della popolazione, pronta ora a mettersi in gioco. C’è chi come Dale decide di farlo nel modo sbagliato e più stupido possibile, infilandosi dentro l’albero magico e credendo che questo potesse bastare per andarsene una volta per tutte da lì (ma è chiaro ed evidente che l’albero magico porta a direzioni diverse a seconda di chi ci si infila, e quasi sempre non porterà mai a nulla di buono), e chi decide di riflettere maggiormente, specie dopo aver visto la fine che ha fatto Dale.
Tra i personaggi più assatanati nella ricerca di risposte risolutive c’è sicuramente Fatima, che ha ormai capito di avere un mostro dentro di se’ e sente – giustamente la disperata urgenza di trovare un modo di uscire da Fromville, prima di implodere assieme al suo stesso bambino-mostro che la divora dall’interno.
La svolta potenziale più interessante, però, è senza dubbio nella linea comunicativa più importante di questa puntata, che si è svolta sulla direttrice Tabitha-Jade. Già avevo auspicato una collaborazione tra i due sin dalla prima puntata di questa stagione, e finalmente è arrivata: Jade e Tabitha sono senza dubbio i personaggi più curiosi e intelligenti della cittadina, oltre ad avere entrambi addosso una sorta di alone mistico. E sembra chiaro che se troveremo risposte nelle prossime puntate, risposte più chiare, intriganti e soddisfacenti, lo dovremo soprattutto a loro.
La quinta puntata della terza stagione di From si è concessa – e ci ha concesso – anche il momento commovente che tanto aspettavamo, ovvero l’abbraccio di ricongiungimento tra Victor e suo padre. Un momento delicato, in cui il tenero e diffidente Victor si abbandona tra le braccia di suo padre, finalmente, riuscendo dopo decenni a trovare finalmente sollievo e ri-facendosi bambino: “Non sapevo come tornare a casa. Non sapevo come tornare a casa”.
Insomma, questa 3×05 di From è sembrata apparentemente una puntata qualsiasi, finanche meno intrattenente e significativa rispetto alle due precedenti – anche se comunque From sa tenerti incollato allo schermo e far scorrere i 50 minuti di puntata in un secondo anche in puntate del genere -, ma non è stata affatto una puntata qualsiasi. Pur con un ritmo più cadenzato c’è stato senza dubbio un cambio di marcia sul piano narrativo: potrebbe essere la volta buona che From si decida a smetterla di nascondersi dietro ai mostri e all’inquietudine e spettacolarità che questi ultimi portano in dote, e che andando un po’ più piano del solito decida di portarci finalmente da qualche parte. Noi ci speriamo, il tempo c’è ancora.
Vincenzo Galdieri