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L’unico serio problema di From è quello di non essere stata prodotta da Netflix

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In questo articolo vogliamo farvi arrabbiare. No, non è uno scherzo. O meglio, vogliamo provocarvi, e ve lo diciamo sin dall’inizio. Non siamo su Inside Man, non c’è Dalton Russell che vi da il preavviso su quello che state per vedere. Ci siamo solo noi di Hall of Series a dirvi quello che state per leggere. Nessun “grande bardo” a parlarvi di intoppi. Non siamo nemmeno in The Prestige, non c’è una promessa, non una svolta e nemmeno un prestigio. Ci sono solo pochi partecipanti a questo tavolo: noi, voi, From e Netflix. E a proposito di The Prestige, noi non siamo qui per ingannarvi, voi non siete qui per essere ingannati. Troppe frasi negative, troppe indicazioni, troppe parole e troppe anafore in queste prime righe. Azzeriamo tutto e ripartiamo dall’inizio.

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Conoscete From?

Se avete cliccato su questo articolo vogliamo supporre che la risposta sia affermativa. Facciamo comunque un piccolo recap, un po’ per rinfrescarvi la memoria, un po’ per rinfrescare la nostra e contestualizzare quello che vi stiamo per dire. Sin dalla sua nascita, Paramount+ ha puntato forte sulla qualità piuttosto che sulla quantità, e quando il 5 ottobre 2022 è uscita la prima puntata di From, qualcuno tra gli addetti ai lavori del settore è rimasto colpito dall’episodio pilota. La curiosità, con il passare delle settimane, si è trasformata in ammirazione e quei pochi che hanno scoperto questo piccolo capolavoro sono rimasti incollati allo schermo. Sì perché, parlando onestamente, From è una delle cose migliori degli ultimi anni prodotte per il piccolo schermo.

Per chi è cresciuto in un paesino sperduto, la storia di From è piuttosto familiare: tutti si conoscono, i fatti propri non esistono, l’atmosfera è opprimente e si ha l’impressione di non potere scappare, che il proprio destino sia quello di morire lì senza mai riuscire ad andarsene. Il peggio però, in From, viene la notte: non c’è specchio che non rifletta ombre e figure sinistre, non c’è finestra che non si tema di avvicinare per non rischiare di imbattersi in mostri che sbirciano dentro. Nella realtà, quei mostri sono quelli della nostra mente, in From tutti questi elementi sono portati all’estremo e ci sono davvero dalle creature feroci che bussano dall’esterno per irrompere e uccidere. Non è possibile uscire dalla città, non è possibile andarsene. La produzione Paramount+ affronta l’antico dualismo tra Scienza e Fede, tra Destino e Libero Arbitrio reso perfettamente ormai anni fa da Lost, mescolandolo a toni thriller e horror alla Stephen King, aggiungendo un’altra inquietante cittadina alla lunga lista di luoghi televisivi in cui non vorremmo vivere: leggasi Twin Peaks, Wayward Pines e Castle Rock.

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From: un grande “What if…”

Ma evitando troppo di soffermarsi su trama, precisione registica, bravura degli attori e intensità del ritmo, veniamo al punto nevralgico del nostro articolo, ovvero la sentenza che da il titolo a quello che state leggendo: se From fosse stata prodotta da Netflix, ora tutti starebbero gridando al capolavoro. Non siete d’accordo? Siamo qui per spiegarvi i nostri motivi. La vedete come noi? Bene, cerchiamo di capire se la nostra analisi corrisponde alla vostra. Iniziamo subito col dire una cosa: non stiamo attaccando Netflix, né tantomeno vogliamo iniziare il noioso pippone sull’annosa rivalità tra qualità e quantità. Non spetta a noi dire se sia meglio produrre tante proposte a discapito della qualità oppure se concentrarsi su un numero limitato di serie tv prediligendo il famosissimo “poche ma buone”. Alla fine si tratta esclusivamente di una scelta strategica e ogni piattaforma, network o canale satellitare sceglie quello che reputa più corretto per il proprio bacino di utenza.

Il problema infatti non è Netflix, il problema siamo noi. O per meglio dire, la viralità. Viviamo in un mondo in cui algoritmi, cookies e feed indirizzano il nostro gusto. Quante volte ci è capitato di cercare un dentifricio su Amazon e poi trovare pubblicità di spazzolini su Facebook o Instagram? Spoiler: non avete il microfono perennemente acceso, non siete spiati, non vi controllano attraverso la fotocamera del vostro smartphone. Si tratta semplicemente di una raccolta dati e così funziona anche per le serie tv. Netflix, in fatto di viralità, è maestra. Sostanzialmente ancora insuperabile, ad oggi. Ed è un peccato che altre piattaforme non lo siano, perché se quella californiana avesse avuto in mano un gioiellino, di cui ormai vi abbiamo parlato più volte, come From a quest’ora sarebbe sulla bocca di tutti. La potenza di Netflix, oltre ovviamente a una produzione enorme e a un sesto senso nello scoprire prodotti bomba, è quella di riuscire ad avere una comunicazione marketing una spanna sopra rispetto a tutta la concorrenza.

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La strategia Netflix

La strategia di comunicazione della piattaforma è sicuramente tra le più interessanti e ben studiate degli ultimi tempi. Netflix infatti diversifica i contenuti a seconda dei social di riferimento adattando anche i post ai diversi Paesi. L’engagement è il fattore su cui Netflix punta tutta la sua strategia, riuscendo, anche attraverso un tone of voice diretto, ironico e spesso autoironico, ad entrare nella vita quotidiana di tutti noi. La content strategy si concentra prevalentemente sulle nuove uscite della piattaforma, creando hype prima dell’uscita e mantenendo alto il livello di coinvolgimento durante e dopo la stessa. Fondamentale è anche il Real Time Marketing, in parole povere quello che in Italia riesce a fare in modo incredibile Taffo Funeral Services. Molti dei contenuti pubblicati riprendono infatti gli eventi e le notizie più diffuse e seguite, cavalcandone così la visibilità e grazie ai contenuti autoironici inoltre riesce ad affrontare anche argomenti delicati o tabù. Altra grande qualità delle strategie marketing di Netfix sono le campagne di branded entertainment, con eventi che portano il mondo delle serie TV nella realtà quotidiana.

A ridosso dell’uscita della seconda stagione di Stranger Things, ad esempio, Milano è diventata un vero e proprio set, con cabine telefoniche rotte, poster giganti e indizi per trovare i demogorgoni in giro per la città. Ora, proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se tutte queste tecniche fossero state adottate per promuovere From: quanto se ne sarebbe parlato? Viviamo in un mondo interconnesso in cui chiunque o qualunque cosa diventa virale: provate ad associare la qualità della produzione alla potenza comunicativa di Netflix e avrete la vostra risposta. E la risposta è: peccato. Peccato perché From è una serie tv poco considerata rispetto a quanto dovrebbe, peccato perché merita davvero una fama mondiale che sta ottenendo solo in parte. Peccato perché potrebbe diventare una pietra miliare se ben supportata a livello comunicativo, peccato perché è una delle migliori serie degli ultimi anni. Peccato perché From merita davvero la viralità. Abbiamo ricominciato con le anafore, forse è davvero il momento di salutarsi. Peccato.

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