Fullmetal Alchemist è in maniera indiscussa una delle opere più interessanti, visionarie e profonde del mondo popolare manga e anime nipponico degli ultimi dieci anni.
L’anime ha superato i cento episodi in due raffigurazioni distinte. La prima meno rilevante, con diversi problemi di trama e di interesse. La seconda, Fullmetal Alchemist: Brotherhood, uno dei capolavori della serialità giapponese senza ombra di dubbio.
Nel 2017 Netflix ha annunciato l’uscita di un live action incentrato sulle storie di Ed e Al, emozionando e mandando in visibilio tutti i fan della serie, che attendevano da anni nuovi prodotti.
Euforia, sì, ma anche timori. Molti timori.
I live action di Dragon Ball prima e di Death Note poi, e mettiamoci in mezzo anche quello di Ghost in the Shell, non avevano prodotto serenità e sicurezza nelle menti dei supporters degli anime nel mondo.
La domanda che giustamente ci si fa nel momento in cui si legge fra le news dell’uscita di un film live action di Fullmetal Alchemist è: “Come avranno fatto a condensare in 135 minuti di film più di cento capitoli, ventisette volumi, nonché cento episodi?”.
Semplice, purtroppo, non l’hanno fatto.
Il Fullmetal Alchemist originale riproposto a video nella versione Brotherhood è un’opera d’arte in chiave anime. Sottopone gli spettatori ad un immaginario fantastico, scritto e riprodotto in modo attento per dare risalto ai sentimenti dei personaggi e lasciare il campo d’azione pronto e fertile per le mille rivelazioni che colpiscono l’animo di chi si avvicina a questa serie.
Abbiamo già detto CAPOLAVORO?
Ebbene, di tutto questo carico di emozioni, esperienze, significati nascosti e rapporti, il film live action ha scelto di rappresentare una minima parte. Proponendo grazie all’ausilio di attori in carne ed ossa, all’incirca, il 30% di quello che compone la storia originale.
Non solo una riduzione di trama, ma anche di personaggi. Il cast vede mancare diversi comprimari, ma soprattutto vede la mancanza di alcuni villain interessantissimi, che nel corso della trama animata aiutano a comprendere meglio ciò che accade nel mondo e nella mente di Ed ed Al.
Che peccato!
È ovvio, era un lavoro molto complicato riuscire a comprimere l’intera opera di Studio Bones in appena due ore e quindici minuti di montato. Proprio per questo è giusto e onesto dare atto a Fumihiko Sori, regista della trasposizione, e a Netflix, di aver fatto il più possibile per i fan di questa serie, con i mezzi a disposizione.
Purtroppo per loro, alla fine dei conti, la valutazione conclusiva di questa rappresentazione non riuscirà mai e poi mai a soddisfare gli appassionati dell’opera originale.
Non perdiamoci in chiacchiere, che potrebbero essere infinite se si parla di Fullmetal Alchemist, e concentriamoci sulla valutazione e l’analisi di ciò che è stato il live action di Netflix.
La prima parte del film (intendiamo i primissimi minuti) merita elogi, sicuramente. Il lungometraggio è riuscito a trasportare abbastanza fedelmente la trama e i contenuti della primissima parte dei volumi del manga. Il problema nasce superati questi primi attimi di pellicola.
I tagli cominciano ad essere visibili sin da subito. Ad esempio la presentazione di uno dei personaggi più importanti della serie, Roy Mustang, o la differenza di ruolo di alcuni villain.
A demoralizzare il fan, però, ci pensano le grosse mancanze dal cast di personaggi, che da subito colpiscono lo spettatore.
È comprensibile, come dicevamo, avere la necessità di riassumere e quindi tagliare parti e personaggi secondari, ma è inammissibile la mancanza di alcuni protagonisti spalla come Hohenheim, o alcuni Homunculus.
La mancanza di Hohenheim ci fa male fisico allo stomaco. È uno dei personaggi che maggiormente si apprezza e si odia. Un amore agrodolce che viene completamente defenestrato in questo live action. Una vera, seria e gravissima mancanza.
Per quanto riguarda gli Homunculus, vi è la presenza solo di tre di loro. Gluttony, Lust ed Envy. In più la loro origine, filosofale nel manga, non viene esplicitata a dovere, lasciando l’inesperto nell’oblio e l’esperto nel panico. Tanti gli altri esclusi eccellenti: King Bradley, Izumi, Scar fra i tanti. Tante le falle narrative da colmare con un parco personaggi ristretto.
Il risultato è la formazione di una trama scarna, prevedibile e in alcuni punti forzata.
Troviamo una caratterizzazione scialba, psicologicamente, che tralascia troppi punti e troppe domande della serie originale. La mancanza di troppe informazioni rende certi protagonisti e comprimari inutili e (c’è da dirlo) mal interpretati.
Non è da incolpare solo Tsubasa Honda, attrice nei panni di Winry. Le motivazioni di questa interpretazione fallimentare sono tante e risiedono per lo più nella sceneggiatura, ma l’interprete non è comunque riuscita a dare quel valore aggiunto che la ragazza ha nella versione originale.
L’unico vero personaggio. L’unico veramente caratterizzato nella psiche e nell’animo è Edward. Anche Alphonse è relegato ad un ruolo di spalla nella versione live action.
Sia chiaro, la rappresentazione di Al è qualcosa di straordinario a livello fisico. Particolareggiato ed esattamente come ce lo ricordavamo dalla serie animata e dai manga, ma purtroppo manca di un valore introspettivo che rappresenterebbe la vera essenza di un personaggio complicato e fantastico come Alphonse Elric.
Nella seconda parte del film nascono ulteriori problemi non legati unicamente alla sceneggiatura e ai personaggi. Alcune scelte registiche e soprattutto il lavoro del comparto tecnico legato alle animazioni degli Homunuculus lasciano molto a desiderare.
La paura e l’idea che ci siamo fatti di questo live action è che purtroppo l’investimento a disposizione non sia stato abbastanza per coprire tutti i particolari del film dall’inizio alla fine. Non c’è la stessa qualità visiva in tutta la pellicola e persino il trucco e parrucco (i costumi) non sono sempre all’altezza,
Grande interpretazione di Ryosuke Yamada nei panni di Ed, ma forse troppo cosplay per sembrare reale.
Concludendo: ci sono possibilità di salvezza per questa trasposizione in live action? No.
Un opera d’arte come l’anime o come il manga non è chiaramente visibile in questo elaborato. La complessità dei personaggi, la profondità della trama si perde nella vastità di tagli fatti e nella rapidità di svolgimento del film.
Fumihiko Sori compie errori imperdonabili nella sceneggiatura, con le numerose omissioni e con la mancanza di elementi chiave che rendono Fullmetal Alchemist il grande capolavoro che è.
Anche solo la mancanza di Hohenheim porta la valutazione ad un secco 4. Volevamo piangere insieme a Nonna Pinako ed emozionarci in una delle scene più cariche di enfasi di tutta la serie. Chi non ha pianto a cascata nella scena finale di questo enorme personaggio?
La trama e il prodotto risultano sufficienti solo ad un pubblico profano. Troppo poco per un film atteso ed enfatizzato.
Unica nota, forse, positiva è la possibilità di un sequel, come affermato da alcuni rumor e dalla scena post credit, che possa risollevare la situazione. Tuttavia le paure di un altro fallimento, viste anche le mancanze incolmabili che già abbiamo, sono tante.
Un’occasione persa.