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L’episodio più commovente di Futurama

Futurama
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Ma gli occhi: lì non si sbaglia, sia che li guardi da vicino che da lontano. Eh sì, sono assai importanti gli occhi, sono una specie di barometro

Futurama ci ha accompagnato per anni. Giorno dopo giorno ha saputo regalarci la bellezza leggera di un racconto intimo. Nei personaggi, nelle loro azioni, nei problemi della quotidianità c’era qualcosa di autentico. Quel futuro così futuristico non era poi tanto lontano. Perché dietro l’apparenza di un robot si nascondeva un amico. Dietro una mutante, una donna da amare.

Quando Fry lascia il suo tempo spera e confida che il futuro sia diverso. È accecato dalla novità di un mondo fatto di navette spaziali e avventure intergalattiche. Non arriva al futuro volontariamente ma è felice di esserci. Lì può ricominciare da zero. Lì può essere un uomo nuovo. Eppure, dietro quel sottile velo ipertecnologico e luccicante, Fry trova una realtà quotidiana che non differisce dal presente.

Il viaggio nel futuro di Fry è una speranza nutrita per anni.

Una fuga dal suo tempo. Da una vita che non sopporta e in cui non si riconosce. Per lui anche la luna è magica. Quando guarda quell’ammasso di rocce e detriti lo fa con gli occhi sognanti di chi si è proiettato tante, troppe volte in quel mondo. La luna per Leela, Bender e gli abitanti del futuro è solo un parco giochi. Non c’è niente di romantico. Nulla di eccezionale. Ma per il protagonista di Futurama la luna è l’aspirazione a qualcosa di diverso. L’ennesima evasione dalla realtà.

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Raramente Fry volge lo sguardo indietro. Il suo occhio è sopraffatto dalle insegne luminose di Futurama, dalla crogiolante diversità di un tempo e un mondo che non conosce. Eppure nel suo passato ha lasciato qualcosa. Ha lasciato un fratello, per cui riscoprirà affetto e nostalgia (episodio 3×04). Una famiglia. E un amico. Forse il più sincero che abbia mai avuto in quell’epoca.

Nel quinto episodio della quarta stagione Fry torna indietro. Torna indietro coi ricordi. Lo fa in nome di un sentimento che lo aveva accompagnato per anni. In una vita insignificante e anonima il sorriso passava da un amico. Sincero e fedele. In quel randagio, raccattato per strada, Fry si rivedeva. C’era una parte di lui. Una parte intima e mai rivelata. Seymour era un escluso, un reietto. Un cane invisibile agli occhi di molti, di tutti. Anche Fry lo è, emarginato dal suo mondo. Considerato un “fallito”, un inetto. I due, il cane e l’uomo, si scoprono uniti dalla loro comune diversità. Scoprono di poter essere felici. Insieme.

Il titolo italiano dell’episodio di Futurama è un gioco poetico.

Una licenza dall’originale che impreziosisce il racconto. Cuore di cane è un romanzo del russo Bulgakov. Ironico, pungente, ma velato di una sottile tristezza. Parla di un cane di strada adottato da un dottore che lo rende, tramite chirurgia, un “omuncolo”. Bulgakov scrive in un momento in cui la Russia si apriva a nuovi orizzonti non proprio splendenti. L’idea di destrutturare la società e ricrearla ex novo era la base della nuova politica leninista.

Pallino (questo il nome del cane nel romanzo) avrebbe dovuto nobilitarsi. La condizione di uomo avrebbe dovuto donargli dignità. Diventa invece un omuncolo, una sottospecie di essere umano, beone, pressappochista e osceno. L’unica soluzione sarà il ritorno allo stato di natura. Alla condizione di cane.

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Fry vive questa condizione di disadattato. Disorientato nel presente più che nel futuro. Incapace di trovare il suo posto. È un omuncolo che non sa amare. Un cane nel corpo di un uomo, costantemente a disagio per la propria condizione. Un outsider che trova sollievo solo dall’incontro, carico di tenerezza, con un altro derelitto. Il cane Seymour. I due si daranno sostegno a vicenda. Troveranno la forza di vivere e sorridere. Finché Fry non verrà catapultato nel futuro di Futurama.

L’idea di ridare vita a Seymour è il desiderio di chi vuole trasporre nel presente un passato che ha rinnegato.

Di chi vuole riconquistare quella rara autenticità che ha vissuto in un istante fugace. Per farlo, come il dottore del romanzo di Bulgakov, si affida a una scienza che forza la natura. Che contravviene alla rigida legge del tempo. Ma che, spesso e volentieri, proprio per questo si dimostra mostruosa.

In Fry passato e presente vengono così a scontrarsi. L’amicizia di Bender e l’affetto per Seymour. Il passato fagocita l’interesse del ragazzo, lo domina. Non sembra esserci più spazio per altro. Di fronte all’indifferenza dell’amico, Bender viene sopraffatto dalla gelosia. In quella gelosia si scopre il lato più umano del robot. La sua trasformazione da robot a “uomo” non avviene per un qualche aberrante esperimento ma attraverso un sentimento autentico.

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Dalla gelosia al donarsi all’altro. Come un novello Pinocchio, Bender prende umanità grazie all’amicizia di Fry. Prima con un’emozione in negativo (la gelosia), poi nella condivisa sofferenza. Il dolore di Fry per la nuova perdita di Seymour diventa il dolore di Bender. L’uno compenetra l’altro, con-patisce. Soffre insieme. Gelosia, partecipazione e infine sacrificio. Il passo estremo e finale dell’amore. Bender si sacrifica per l’amico. Si getta nel magma mettendo a rischio se stesso. Si svuota di sé. L’armatura da insensibile robot si squaglia rivelando un cuore davvero umano. Là dove lo scienziato ha fallito, l’amore ha vinto.

Il suo cuore di robot è diventato un cuore d’uomo.

È in quella finale rivelazione che il presente vince sul passato. Fry trova nell’attualità dell’amicizia di Bender tutto ciò che desidera. L’amore che un tempo aveva indirizzato a un randagio. E che ora può consacrare all’affettuoso ricordo.

Seymour non ha mai scordato Fry. Non ha dimenticato quell’atto primo di affetto nei suoi confronti. La delicatezza di una carezza e una pizza condivisa. Ha aspettato l’amico. Anno dopo anno, dopo anno. Tutto intorno a lui cambiava ma il suo sentimento restava immutato. Non avrebbe più rivisto il compagno, sarebbe morto aspettandolo. Ma in lui l’amicizia di Fry aveva generato qualcosa che sarebbe sopravvissuto all’insensibile scorrere dei millenni. Qualcosa che si sarebbe reincarnato in un guscio metallico e apparentemente cinico di nome Bender. Un rumore di fondo che attraversa l’intera Futurama e che accomuna ogni epoca e mondo. L’amore.

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