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“Brindo a un altro squallido millennio”: Futurama e la storia di un pilot che ha cambiato le serie animate

Futurama
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Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Futurama

Il lavoro fa schifo, la ragazza ti molla per un altro (senza mezzi termini, per giunta), un ragazzino ti prende in giro per come giochi a Donkey Kong, un tipo ti ruba la bicicletta appena parcheggiata, la consegna che devi fare è una presa in giro. Tutto questo, l’ultimo giorno dell’anno, quel giorno in cui tutti si divertono e tu lavori. L’unica cosa sensata da fare è brindare a un altro squallido millennio. E magari fare un tuffo nel futuro. È così che si apre una delle più grandi serie animate della storia della tv, Futurama (che resiste nonostante le molte difficoltà). Creata dal genio di Matt Groening, già legato all’invenzione altrettanto geniale de I Simpson, Futurama esce proprio nel 1999, a cavallo tra due millenni. Fry è il nostro protagonista, chioma arancione che lo contraddistingue, ciuffo spettinato e poco curato, un outfit qualunque. Sarà l’eroe meno eroico di tutti i tempi.

Matt Groening, infatti, con Futurama fa un lavoro di innovazione e di ribaltamento di molte regole cui fino a quel momento eravamo abituati.

Dal suo protagonista, fino ad arrivare alla trama, Futurama compie un salto in avanti in tutti i sensi e si pone come una delle serie più avanguardistiche in assoluto. Merito che le si riconosce ancora oggi, a distanza di venticinque anni (e ancora oggi dibattiamo sui vari finali che prevede).

Partiamo proprio da Fry, e dal suo debutto sulla scena. Come accennato, il pilot di Futurama apre la strada a tante innovazioni e questa istanza viene ripresa a pieno dal suo protagonista. Stanco e annoiato dalla vita che conduce, tutto sembra girare per il verso sbagliato, Fry appare rassegnato al destino che gli è toccato. Un lavoro infimo e sottopagato, quello del fattorino, che di certo non aiuta il ragazzo a credere in se stesso. È l’ultimo dell’anno e Fry, al contrario del resto del mondo, sta per finire il suo turno da Panucci. Comprendiamo subito il carattere di Fry, dalla sua abitudine alla remissione fino alla sua inaspettata tenacia.

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Fry è un ragazzo semplice, senza troppe pretese, un uomo qualunque alla fine degli anni Novanta. Matt Groening sa come farci immergre in quella società, anche attraverso dei piccoli dettagli come l’abbigliamento o i cabinati vintage.

Il protagonista di Futurama, quindi, potrebbe essere chiunque lo stia guardando in quel momento, in quella fine di millennio, in quella particolare serata. Serata che sta per cambiare per sempre le sorti di Fry, ma anche di una platea di spettatori finora abituati alle serie animate autoconclusive, unicamente ironiche e sfacciatamente critiche.

Futurama, invece, ribalta le sorti delle serie animate, arrivando quasi a distaccarsene. Ripartiamo da Fry, lo avevamo lasciato alla fine del suo turno in pizzeria. L’ultima consegna, prima dello scoccare della mezzanotte, è in un palazzone che ospita degli studi che sembrano fare esperimenti criogenetici. Fry non se ne preoccupa minimamente, è chiaro, e compie la sua ordinazione per I.C.Weiner (dall’inglese traducibile come T.HO. Fregato). Ennesima umiliazione per il nostro fattorino dalla chioma aranciata, che finalmente decide di arrendersi, di aprirsi una birra e fare il conto alla rovescia con il resto del mondo. Ma il destino, aka Matt Groening, ha altri piani per lui. Dal dondolio della sedia, Fry cade in una delle capsule criogenetiche dello studio, settando il periodo di tempo sui mille anni.

Ancora una volta Fry è vittima della sua poca attenzione, che questa volta lo porterà però verso un’avventura che non si aspetta. Che nessuno di noi si sarebbe aspettato nel 1999.

Segue una fantastica sequenza di ere geologiche e storiche che si susseguono fuori dalla finestra mentre Fry dorme. Una di quelle sequenze che ci ricordano perché Matt Groening è un genio. Dopodiché, Fry si risveglia nello stesso studio ma mille anni dopo, alla vigilia dell’anno 3000. Almeno così dice il dirigibile fuori dalla finestra.

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Sì, perché nel 2999 le auto volano, gli autobus sono sostituiti da tubi lunghissimi e le cabine telefoniche sono cabine della morte. Ma ancora prima di immergersi in questo nuovo mondo, Fry dovrà fare i conti con un’altra novità inaspettata: nel 3000 a ognuno viene assegnato un chip carriera, che delinea il lavoro da svolgere e che non prevede possibilità di reclamo. L’intero pilot di Futurama, infattti, si basa proprio su questa funzione e sulla conseguente sovversione delle regole e della programmazione prevista per ogni essere umano.

È l’ingresso perfetto per una serie animata che ribalta di parecchio le regole del genere, creando una trama molto più lineare di quelle cui eravamo abituati (per esempio con I Simpson che, per quanto geniali, le puntate erano esclusivamente autoconclusive) e delineando i personaggi in modo molto più profondo.

Fry, in primis, ma non solo. Il primo personaggio che incontra è Leela, che diventerà come sappiamo una delle protagoniste di Futurama (la storia d’amore da Fry e Leela sarà uno dei capisaldi della serie). Il dettaglio dell’occhio solitario pare sconvolgere Fry solo per un secondo, prima di scappare da lei, che gli vuole affibbiare il chip di fattorino. Anche nel 3000. Ma Fry sa come essere convincente e troverà il modo di farle cambiare idea.

Nel frattempo, in fila per quella che Fry crede essere una cabina telefonica, incontra Bender. Il personaggio più scorretto di Futurama ma anche del mondo delle serie tv animate in genere. È un robot piegatore (letteralmente bender, in inglese, significa colui che piega), scorretto e menefreghista, ama bere anche se non è necessario al suo organismo, e ha poca cura degli altri, anzi, chiamiamolo disinteresse. Chiaramente, lo amiamo tutti dalla primissima apparizione.

Il pilot di Futurama, infatti riesce a introdurre da subito i personaggi già provvisti delle loro prerogative primarie. Cosicché lo spettatore sappia già benissimo a cosa va incontro e capisce fin da subito che quello che sta vedendo è l’inizio di qualcosa.

È il prologo di una storia, finalmente. Non è più il tuffo nella sceneggiatura già iniziata, dalla quale bisogna trarre delle deduzioni. Il pilot di Futurama è l’introduzione a qualcosa che dovrà accadere, e che vedrà coinvolto anche lo spettatore stesso. È il cambiamento che ingloba il suo pubblico. Come Fry, anche noi che lo ammiriamo, rimaniamo sconvolti dalle novità, sbalorditi di fronte a narrazioni completamente diverse, quasi inebetiti dalla quantità di regole sovvertite (come venisse, appunto, dal futuro). Ma, come Fry, siamo esaltati da tutto questo. Contenti dell’aria di cambiamento.

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Il pilot di Futurama lascia un segno nella storia delle serie animate ma non solo. Se ancora oggi ne parliamo, se ancora oggi ci sembra perfetto è perché lo è. Se torniamo a Fry e alle sue prime avventure, lo vediamo scappare da Leela per poi convincerla della sua buona attitudine. Fry, Leela e Bender, dopo aver cambiato le regole, ritrovano il nipote alla lontana di Fry, il professor Farnsworth e gli chiedono un lavoro. Finalmente Fry esaudisce il suo desiderio di lavorare nello spazio, seppur come fattorino, lontano da quella vita deludente che ha lasciato nel 2000. La filosofia di vita di Fry, che non rimpiange niente e nessuno, ha fatto scuola. Entrando, il personaggio e la sua narrazione, in un immaginario collettivo che lo prende come esempio.

Matt Groening e il suo Futurama fanno qualcosa di inimmaginabile, nel 1999: si inventano un altro mondo, che denuncia il consumismo ma che sogna lo spazio.

Futurama, anche per questo, passerà alla storia come una delle serie animate più lungimiranti, con un occhio critico sulla società e sullo spettatore. E, proprio in quest’ottica, il pilot ce lo aveva già fatto intendere: prima di tutto bisogna rinnegare il passato, poi catapultarsi nel futuro e solo alla fine ribaltare tutte le regole possibili. Se poi se si riesce a fare tutto questo nello spazio, tanto meglio.

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