Game of Thrones è una delle opere transmediali più importanti di sempre, adattamento della fortunata saga di romanzi di R.R. Martin, A Song of Ice and Fire. La serie è una delle più famose e pregiate creature HBO, nonché una delle serie tv più seguite e amate dell’era moderna; si tratta di un vero e proprio capolavoro capace di unire (e anche dividere) le masse come pochi altri. R.R. Martin è stato in grado di realizzare un universo alternativo incredibilmente dettagliato: casate, regni, personaggi e luoghi sono infatti descritti con accuratezza. Westeros, la terra in cui si svolgono i principali eventi della saga, è un regno molto vasto, che comprende al suo interno decine e decine di casate, ognuna caratterizzata da usi e costumi diversi. Oggi vogliamo cominciare a parlarvi di queste casate, partendo con un excursus panoramico su casa Baratheon, una delle più influenti del regno, talmente importante che, all’inizio della narrazione in Game of Thrones, è proprio un Baratheon a sedere sull’ambito Trono di Spade. Vogliamo inquadrare tutti quegli elementi caratteristici a nostra disposizione per raccontare la storia e l’essenza dei Baratheon, stirpe di valorosi e impetuosi guerrieri, ma anche di abili strateghi e saggi sfortunati.
I Baratheon prima di Game of Thrones
I Baratheon sono conosciuti nei Sette Regni per essere dei valorosi guerrieri, nonché degli astuti scacchisti in quanto a strategie di difesa e di alleanze. Lo stemma della casa ha un’origine lontana, e rappresenta al meglio le virtù dei suoi membri: un possente cervo nero, incoronato nel momento in cui Re Robert l’usurpatore riuscì a sedersi legittimamente sul Trono di Spade. Tra le casate nobili dei Sette Regni, in realtà, la Casa Baratheon è la più giovane di tutte, e lega il suo nome a quello dei Targaryen fin dalla propria nascita: Orys, fondatore della casa e fidato generale di Aegon I, nonché, secondo la leggenda, suo fratello bastardo, si appropriò del titolo di Re della Tempesta, uccidendo l’ultimo erede della vecchia casa Durrandon e sposando poi sua figlia, di fatto, sottomettendo tale stirpe e cancellandone il nome, per poi adottarne motto e stemma per la fondazione ufficiale di Casa Baratheon. Da questi brevi cenni si comprende già parte dell’essenza dei Baratheon: una stirpe di feroci guerrieri, uomini che non hanno mai guardato in faccia nessuno pur di arrivare ai propri scopi, degli usurpatori fin dalla nascita. Fin dal passaggio di Orys, dunque, Capo Tempesta diventa la sede ufficiale della nuova Casata: un fortino inespugnabile dalle mura spesse venti metri, molto rappresentativo della forza della Casa, uno dei pochi in grado di sopravvivere a qualsiasi tentativo di assedio lungo la propria storia millenaria, secondo la leggenda. Il carattere forte e spietato dei Baratheon ha, dunque, origini lontanissime, e una volta entrati nella cerchia dei regnanti, i discendenti di Orys sono riusciti a mantenere salda la propria posizione per centinaia di anni.
Anche in House of the Dragon, primissimo spin-off di Game of Thrones, abbiamo numerose testimonianze del vissuto dei Baratheon: fin dall’incipit della leggendaria Danza dei Draghi, la prima guerra interna tra i Targaryen, il nome dei Baratheon resta saldamente legato a quello dei dominatori di draghi; infatti, Lord Borros, giurò alla fazione dei Verdi la propria fedeltà, schierandosi contro Rhaenys e rinnegando, di fatto, le volontà di suo padre. Targaryen e Baratheon sono senza dubbio due delle casate più legate, nella buona e nella cattiva sorte, di tutti i Sette Regni: secoli di vicinanza hanno forgiato il carattere dei Cervi, rendendoli impavidi e talvolta subdoli, pronti a tutto pur di ottenere vantaggi sfruttando la forza del proprio esercito e la fedeltà dei propri alleati. I Baratheon hanno perciò una doppia faccia, caratteristica molto intrigante e soprattutto funzionale in termini narrativi: da una parte la forza e la tenacia di una stirpe di guerrieri che è riuscita, partendo dal nulla, a ritagliarsi uno spazio sempre più consistente all’interno delle gerarchie del Trono di Spade, d’altro canto tutta l’astuzia necessaria per arrivare in alto, a costo di scendere ai più subdoli compromessi, tradendo, di fatto, le proprie origini, seppur per una giusta causa, ma con lo scopo di aumentare la propria ricchezza e il controllo sui Sette Regni. L’impulsività dei Baratheon, tradotta dal motto della Casata “Nostra è la furia”, è l’elemento che più di tutti descrive questa stirpe: gli ha permesso di arrivare fino alla cima del regno, ma gli è anche costata, come vedremo, una infelice e rapida caduta nel dimenticatoio.
Gli ultimi Baratheon
Game of Thrones racchiude la narrazione dell’ultimo importante pezzo di storia della Casata Baratheon, che alla fine della narrazione risulterà essere una delle più colpite dalla guerra tra Lannister e Targaryen. Il declino dei Cervi è dovuto, soprattutto, ai non idilliaci rapporti tra i tre fratelli allora in vita: Re Robert, Stannis e Renly. Robert Baratheon è detto l’usurpatore, perché fu lui a guidare la ribellione nei confronti del Re Folle Aerys, rappresentando il volere dell’alleanza che contava anche gli Stark, gli Arryn e i Tully. Re Robert ci viene presentato, in Game of Thrones e nei romanzi, come un uomo vivace e mondano, ma anche grezzo e severo, oltre che visibilmente e perennemente triste, spento. Tale condizione di infelicità è dovuta al mancato matrimonio con Lyanna, sorella di Ned Stark rapita da Rhaegar Targaryen e morta in circostanze misteriose durante la guerra. La vittoriosa ribellione fu, dunque, un’arma a doppio taglio per Robert: riuscì ad acquisire il massimo titolo mai ottenuto dalla propria stirpe, perdendo però l’amore della sua vita e cominciando una routine di eccessi e vizi per colmare tale vuoto, cosa che lo portò a generare eredi “bastardi” in tutto il regno per via, soprattutto, di un matrimonio infelice, quello con Cersei Lannister. Robert, durante il suo regno, tentò di dare serenità a Westeros, dopo anni di soprusi da parte del Re Folle e la seguente guerra, ma venne inconsciamente manipolato dalla moglie, che voleva sbarazzarsi di Daenerys, ultima erede dei Targaryen. La morte di Robert è, probabilmente, il principale esempio della sua reale essenza: il re venne ucciso da un cinghiale durante una seduta di caccia, una morte talmente umiliante da infangare il nome della casa regnante, simboleggiandone l’imminente e inevitabile declino.
Alla morte di Re Robert, la casa Baratheon subì uno scossone improvviso e inaspettato, oltre che determinante per il definitivo declino dei Cervi. I figli di Robert e Cersei nacquero, in realtà, dall’amore incestuoso tra quest’ultima e suo fratello Jaime, ma mantennero il cognome per poter regnare su Westeros, scatenando però la gelosia e le mire espansionistiche dei fratelli del defunto re: Stannis e Renly. Il primo viene descritto come un uomo freddo, cupo e integerrimo, da una parte stimato per le sue doti in battaglia, ma dall’altra privo di simpatie per via di un’indole severa e diffidente; Renly è più vivace e ricorda il fratello maggiore, ma la sua sensibilità gli costerà caro in sede di guerra. I due diedero il via a uno scontro fratricida che cessò ancor prima di iniziare, per mano di Melisandre, sacerdotessa vicina a Stannis. Quest’ultimo restò l’unico Baratheon in vita, e le tentò tutte pur di appropriarsi del trono, restando però schiacciato dalla propria insicurezza, vera linfa vitale per Melisandre, che sbagliò completamente la lettura della profezia, condannandolo a morire in solitudine dopo aver perso tutto il suo esercito al Nord. I tre fratelli rimasti in vita erano tutti su lunghezze d’onda differenti: la mancanza di unità familiare e, probabilmente, di stima reciproca, rappresentò il punto conclusivo sulla storia dei Baratheon, che sono riusciti comunque a restare in vita alla fine di Game of Thrones, grazie al riconoscimento ufficiale di uno dei bastardi di Re Robert, Gendry. I Baratheon sono una delle Case più interessanti e influenti nella storia dei Sette Regni, una Casa di guerrieri e abili strateghi che ha donato il proprio sangue per la costruzione di un regno sereno, ma che è rimasta vittima della propria impulsiva sete di potere: l’inevitabile condanna a morte per il grande Cervo nero.