Sono tante le volte in cui vengo scagliato contro le pareti della sua stanza, prevalentemente la sera, quando tutti cominciano a guardare al giorno come un’esperienza ormai conclusa.
Ma in realtà questa è solo la fine perché la mia giornata inizia ben presto. Alle prime luci dell’alba, quando la mia padrona, Cersei Lannister, chiede che io sia riempito di vino, fino all’orlo.
“Cosa pensate, che io vi paghi per risparmiare sulle mie scorte di vino?!”
Così dice sempre.
Potrebbe risultare scontrosa, a volte persino irritante, ma siamo di fronte alla Regina dei Sette Regni, non possiamo aspettarci umiltà e gentilezza.
La seguo ovunque, dalle cucine alla sua stanza, facendole compagnia anche quando le vengono prese le misure per i nuovi abiti. Mi vuole sempre vicino, è affezionata a me come io a lei. E infatti, gran parte della giornata la passiamo insieme, come due amici di lunga data che si supportano a vicenda.
Dopo la prova degli abiti generalmente andiamo in giardino, ma ogni volta che Cersei prova a rilassarsi c’è sempre qualcosa che va storto e Jaime arriva di corsa a chiamarla. Lei si alza con fare deciso, mi appoggia dolcemente sul tavolo e va via. Io vengo sempre preso da Jaime e portato ovunque vada lei. Oggi, come la maggior parte dei giorni a Westeros, Cersei è chiamata ad andare nella sala del trono per ricevere Qyburn, il suo consigliere. La guardo spesso in queste occasioni, è tesa e tamburella ansiosamente le dita sul bracciolo della sedia, sembra seguire una sequenza regolare, o forse è solo il vetro opaco da cui la guardo. Non faccio neanche in tempo a finire di pensarci su che uno dei fedeli servitori appoggia un panno bianco sul mio vetro, lo pulisce con cura, più e più volte. Adesso riesco a vedere meglio, Cersei mi sta guardando. È ora di andare.
Sono in seconda fila, sopra un vassoio dietro di lei. Cammina a passo lento e cadenzato, è perfetta nelle vesti di regina, è un ruolo che le dona. Arrivati nella stanza in cui si decidono i piani di battaglia si siede comodamente con il suo ghigno soddisfatto e con la sua mano destra mi tiene stretto davanti a sé. Non cambia mai espressione, neanche quando è intenta a pensare a come attaccare e respingere i nemici. Si concentra sulle parole di tutti, prende in considerazione l’idea più controversa e distruttiva e dà il suo consenso per metterla in pratica.
Si svolge tutto molto rapidamente, la giornata di Cersei è una continua corsa da una zona all’altra del palazzo, con la corona sempre sulla sua testa e la grande sofferenza nascosta dietro un ghigno.
Ma quando arriva la sera, e non c’è più nessuna distrazione o impegno, il suo unico dovere è permettersi un bagno caldo con vista sui sette regni, per ricordare a se stessa e al mondo che è lei a sedere sul trono. Non riuscire a vedere le terre in orizzonte le ricorda quanto è grande il territorio di cui è sovrana e dall’alto della sua soddisfazione mi afferra e beve un sorso, l’ennesimo sorso della giornata, mi appoggia al suo fianco e chiude gli occhi sognando forse un po’ di felicità.
Nei sette regni però, la pace dei sensi non esiste senza la guerra e così, anche in questo momento così equilibrato e calmo viene disturbata e avvisata di una minaccia imminente.
“E adesso cosa c’è?!”
“Mia regina, Daenerys sta arrivando con tutto il suo esercito!”
Sentii solo una risposta sfocata, il tempo e lo spazio si dilatavano velocemente mentre aspettavo inerme di infrangermi sulla superficie davanti a me.
Anche oggi sono morto sbattendo contro la solita parete, rompendomi in tanti piccoli frammenti che velocemente sono caduti a terra, dividendosi di nuovo. Ma non sono arrabbiato o infastidito, all’inizio lo ero, ma adesso non più. Alla fine dei conti ho capito il suo dolore, lo sento nella forza con cui mi tiene stretto prima di lanciarmi, la sua mano trema nella morsa e ha paura, riesco a percepirla. Sono il suo sfogo, come se oramai a rompersi ogni volta fosse lei e non più io.
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