L’Inverno è finalmente arrivato e bussa alle porte del regno di Westeros, ma in questo momento è la primavera a tenere in subbuglio il fandom di Game of Thrones. Più precisamente una data, stampata in mente degli appassionati come poche altre: il 24 aprile 2016. Sarà in quel giorno che l’inverno irromperà sugli schermi di mezzo mondo e la primavera non sarà altro che un pallido ricordo per un’ora alla settimana.
Il vero problema, però, è un altro: i pallidi ricordi di una stagione lontana un anno necessitano di un refresh. Onde evitare imbarazzanti siparietti tra amici nella speranza vana di ricordare tutti i nomi dei mille personaggi che costellano il Trono di Spade e, ancora peggio, le dinamiche che hanno portato a creare delle premesse esplosive per la sesta stagione, è indispensabile un ampio spiegone.
Stop, rewind. Dove eravamo rimasti?
Jon Snow è morto. Oppure no. Oppure sì, ma risorgerà
Il personaggio più atteso della season 6 è certamente lui. Le ultime sequenze che l’hanno visto protagonista hanno scioccato chiunque abbia imparato ad apprezzarlo in cinque anni di traversie. Si può paragonare la sua fine a quella di Giulio Cesare, vittima di un tradimento e colpito a morte da quello che si può quasi considerare un figlio adottivo.
Il rampollo bastardo di Ned Stark, un Cristo sui generis attorniato da comunissimi Giuda, ha pagato a carissimo prezzo una strategia audace che l’ha portato a conquistare il comando del Guardiani della Notte e stringere accordi con i Bruti, i nemici di una vita, in nome di una guerra più importante, quella con l’Inverno dagli infiniti volti privo di ogni umanità. Non tutto è perduto, però: il ritorno al Castello Nero della misteriosa Melisandre, protagonista della disfatta di Stannis a Grande Inverno, potrebbe essere la variabile impazzita capace di cambiare le carte in tavola e rimettere in discussione una morte apparentemente certa.
Morirà? Risorgerà dopo la sua personalissima via Crucis? Chiuderà gli occhi per sempre? I dubbi sono tanti e le teorie si sprecano. Noi abbiamo dato la nostra risposta in questo articolo.
Il biglietto di sola andata di Daenerys…
Dal destino di un uomo valoroso a quello di una donna che ha preso l’ennesimo treno sbagliato. Paragonare un drago ferito ad un freccia rossa in ritardo è sfida ardita, ma i risultati sono i medesimi. Si sale a bordo nella speranza (spesso vana) di un viaggio confortevole, si arriva in ritardo e nel caso di Daenerys non si ha idea né della destinazione raggiunta né tanto meno del prezzo del biglietto per il rientro.
Drogon le ha salvato la vita nell’arena infuocata di Meereen e poi l’ha fatta volare chissà dove, lasciandola in balia di un manipolo di Dothraki dalle intenzioni imprevedibili. La Khaleesi ora è sola come non mai e ha un destino incerto.
Jorah e Daario riusciranno a salvarla? L’ennesima sventura si trasformerà nell’ennesima occasione? Probabilmente sì, ma dopo cinque stagioni di passi falsi, è arrivato il momento di dirigersi verso il binario giusto.
… e quello per i Sette Regni
Il binario giusto ha un nome, un cognome ed un compagno col quale forma la coppia più geniale di tutti i Sette Regni. Tyrion Lannister, in tandem con il lungimirante Varys, potrebbe rappresentare la chiave di volta decisiva nel destino di Daenerys. I due si sono ricongiunti nel finale di stagione e si sono messi al lavoro senza lasciar spazio ad alcun inconvenevole.
In attesa del ritorno della regina, Meereen verrà amministrata da un concilio ristretto sfaccettato e dalle mille pieghe, guidato da due politici abilissimi, un braccio armato senza paura (Verme Grigio) e un’interprete dal cuore puro (Missandei). Ora o mai più, Khaleesi: Meereen sarà un banco di prova fondamentale e gli assi sono sul tavolo. Il prossimo biglietto di sola andata potrebbe portare fino al Trono di Spade bramato da una vita.
La vergogna, la vendetta e il dottor Frankenstein
In casa Lannister la parola riscatto non riguarderà solo l’erede più odiato, ma anche sua sorella, protagonista di una parabola discendente sconvolgente. La morte di Tywin Lannister ha distrutto ogni certezza dei leoni e gettato Cersei, una che non ha imparato granché dalla lungimiranza di Varys, in un loop autodistruttivo che ha consegnato Approdo del Re ad un Savonarola dalle origini oscure.
Il percorso che l’ha riportata a casa senza veli, senza scudi e sopratutto senza dignità è l’emblema di una via Crucis (l’eco evangelico della 5×10 è emerso in ogni personaggio) ricercata con la testardaggine di chi non sa vedere oltre gli interessi di una necessità personale e momentanea. Ma non è morta, affatto. L’egemonia dell’Alto Passero è fragile e soggetta al vento del cambiamento che soffia su Approdo del Re più forte che mai.
Cersei è una donna ferita che verrà distrutta nell’animo dalla notizia della morte di Myrcella (sarà interessante vedere come reagirà e come si svilupperà il rapporto sempre più ambiguo con Jaime), circondata da tanti nemici (come si muoveranno i Tyrell e i Martell nello scacchiere in evoluzione?) e da pochi amici. L’unico spiraglio è la comparsa di un misterioso Frankenstein, una Montagna 2.0 dalle risorse da scoprire.
L’unica grande vergogna di Cersei è l’incapacità di essere figlia degna di un padre abile stratega, ma le fiches a sua disposizione non sono ancora terminate.
Essere nessuno per diventare qualcuno
E infine ci sono loro, gli sfortunatissimi Stark. L’hashtag #mainagioia non è più un’amara considerazione, è una filosofia di vita. Sansa scappa da Grande Inverno e probabilmente riabbraccerà Ditocorto rendendo impossibile qualunque previsione, mentre Arya non dimentica di essere Arya Stark e perde la vista dopo esser stata accecata dal fuoco della vendetta.
Finché Arya non morirà, Arya non potrà rinascere, e in fondo è questa una delle filosofie chiave di Game of Thrones: niente e nessuno è per sempre, ma c’è chi adatta meglio di un altro e sopravvive dopo aver indossato la maschera giusta.
Lo dimostrano tutti i personaggi citati, capaci di lasciarsi la propria storia alle spalle, oppure destinati a farlo per poi rinascere sotto una nuova luce. Jon Snow non è più il figlio bastardo di Ned Stark, ma un Lord Comandante senza nome che potrebbe aver trovato nella morte la svolta della propria vita. Oppure Daenerys, una donna che diventerà davvero regina solo quando scenderà a patti con la realtà che la circonda e si affiderà in toto ai consigli di Tyrion, a sua volta ancora un Lannister unicamente per difendere se stesso. A differenza dell’ex moglie Sansa, non più Stark da tempo. E che dire di Cersei? La donna che abbiamo conosciuto nelle prime cinque stagioni è morta nel momento in cui è stata denudata in pubblico. Saprà diventare nessuno? Saprà indossare un volto che le possa restituire una vita da vivere?
Valar Morghulis. Sopratutto loro, perché la morte non sempre è una fine. Sopratutto ora, perché una nuova stagione sta iniziando.
Antonio Casu
@antoniocasu_