5) ImprevedibilitÃ
Inevitabilmente quando si parla della morte non si può non pensare all’imprevedibilità con cui essa giunge a elargire le sue sentenze. Clamorosa è stata la morte di quello che era a tutti gli effetti il protagonista della prima stagione, Ned Stark; ma inaspettata è stata anche la mattanza alle Nozze Rosse, con la morte di Robb e Catelyn Stark ad opera di Frey e Bolton. E questo solo per citare i personaggi più importanti; ma è evidente che la serie, al di là delle morti, gioca molto sul creare degli scenari fatti apposta per essere rovesciati, e tenere noi spettatori il più possibile attaccati alla televisione. E ci riesce benissimo, non c’è dubbio.
6) Violenza
Il Trono di Spade ne è piena; è impressionante la quantità di scene sconvolgenti che implicano morti, mutilamenti, stupri, carneficine, cannibalismo e chi più ne ha più ne metta. In realtà , come ogni violenza che si rispetti, quella mostrata in Game of Thrones non è esclusivamente visiva: certo, questa ha la predominanza (pensiamo alla morte di Oberyn Martell o a tutte le sequenze di combattimenti corpo a corpo), ma non è da sottovalutare la cosiddetta violenza psicologica. Per intenderci, si pensi al sacrificio che Stannis decide di compiere, lasciando che la figlioletta sia bruciata viva: non sono mostrate le sequenza della morte, ma le urla e gli sguardi sconvolti dei soldati trasmettono un disagio e una tristezza incredibilmente superiori a qualsiasi decapitazione o simili.