Game of Thrones è un’unica, straordinaria storia romantica. E per romantico non intendiamo niente di smielato e sdolcinato, ma qualcosa di così profondo e viscerale che riesce a toccare le nostre corde interiori e a emozionarci di continuo. Romantica è ogni storia intrisa di spirito, che ricerca il sublime e tende all’infinito. Ogni storia capace di scuoterci e turbarci, di suscitare quel po’ di commozione necessaria a farci sentire il brivido.
Game of Thrones è un contenitore sterminato di storie romantiche, da cui non smetteremmo mai di attingere.
Storie di amori finiti male, di cavalieri in cerca di redenzione, di viaggi e di avventure che ci hanno accompagnato per quasi un decennio.
Scegliere solo cinque tra le storie più romantiche di Game of Thrones non è stato affatto semplice. Quelle che vi proponiamo qui di seguito sono cinque storie di uomini e donne che ci hanno emozionato e turbato, entusiasmato e commosso. Cinque storie che, in modo o nell’altro, ci sono entrate dentro per sempre.
1) Robb Stark e Talisa Maegyr – I’m Hers, She is Mine
Due destini legati per sempre, come nella più tragica delle storie d’amore. Un re ribelle che sfida convenzioni, regole e tradizione solo per seguire il proprio cuore. E ne paga fino all’ultima, dolorosa conseguenza.
Quella tra Robb Stark e Talisa Maegyr non è solo una delle più belle e struggenti relazioni sentimentali presenti in Game of Thrones. È una vera e propria tragedia shakespeariana che affonda le unghie nel concetto stesso di romanticismo e gli rimane fedele fino all’ultimo.
È la storia di un amore impossibile che reclama a gran voce un’occasione. E la ottiene, sebbene al prezzo di drammatiche conseguenze.
Nel furore della guerra scatenata dal Giovane Lupo c’è anche silenzio. In mezzo allo sconquasso della battaglia, al clangore delle spade e all’odore rancido della morte, Robb Stark riesce a trovare anche la pace. La trova negli occhi garbati e nel viso delicato di una donna venuta da lontano, che si presenta senza titoli, rango, nome di famiglia. Una fanciulla venuta ad alleviare le sofferenze di quei soldati ai quali il Re del Nord infligge dolore.
C’è pace nella guerra e c’è silenzio. Lo stesso che accompagna le parole del septon in una notte di giuramenti e cerimonie. Una notte segreta, rubata al frastuono del mondo. Una notte solo per due anime che si legano per l’eternità, tenute insieme da un nastrino grigio nella flebile luce delle candele.
Padre, fabbro, guerriero. Madre, fanciulla, vecchia, sconosciuto. Io sono suo e lei è mia. Da questo giorno, fino all’ultimo dei miei giorni.
È insorto contro la corona per vendicare suo padre, scatenando una guerra. Si è proclamato Re del Nord mettendo in subbuglio i Sette Regni e sfidando l’ira dei Lannister. Ha battuto ser Jaime al Bosco dei Sussurri e sconfitto più volte suo padre, Lord Twyn. Ma probabilmente, la guerra più terribile combattuta da Robb Stark non è questa.
È la guerra per il trionfo dell’amore che gli è costata più tutto, quella stessa guerra che poi ne ha decretato la tragica fine.
Ed è su questo campo di battaglia che il Giovane Lupo ha rischiato tutto, persino l’onore. Talisa ha messo a repentaglio ogni cosa: il conflitto, l’alleanza con i Frey, la fedeltà degli alleati, la rispettabilità del nome degli Stark. Ha aperto una crepa nella lucente corazza dell’erede di Grande Inverno e ci si è intrufolata dentro, scombussolando tutto.
I’m hers, she is mine è la formula di un antico giuramento, ma potrebbe essere il titolo di una tragedia d’amore che si è consumata tra i colpi bassi di una delle tante guerre di Game of Thrones.
Il suo epilogo, scioccante e doloroso, ha scritto una delle pagine più sconvolgenti di tutta la serie. Le Nozze Rosse, la trappola ordita da Walder Frey con i ringraziamenti dei Lannister, hanno sancito la sconfitta del Giovane Lupo, ma non solo. La lama di Lothar Frey che si infila nel pancione di Talisa Stark ha significato molto di più. Ha significato la sconfitta dell’amore vero, quello slegato da qualsiasi vincolo materiale.
E ha significato che, in questo mondo, non c’è posto per Robb Stark e Talisa Maegyr.
C’è silenzio nella guerra, è vero. E c’è pace. Ma è il silenzio angosciante su cui si arrampicano le note di Rains of Castamere, quel silenzio che scava dentro l’inquietudine e ci restituisce un re in ginocchio che annaspa verso la pozza di sangue in cui giace la sua amata.
I’m hers, she is mine, fino all’ultimo rantolo di vita.
Chi non ha pianto su questa scena, mente.
2) Ser Jorah – I will die for you
Cavaliere errante, nobile esiliato, schiavo di un amore non corrisposto. Ser Jorah l’Andalo è stato il primo punto di riferimento nelle terre assolate di Essos, al di là del Mare Stretto. Il suo volto scavato, il fisico asciutto e la cotta di maglia con l’orso sopra hanno sempre avuto qualcosa di familiare, di rassicurante. Sin dal principio, da quando Viserys e Illyrio Mopatis combinavano il matrimonio tra Daenerys Targaryen e il Khal dei Khal.
E probabilmente, lo stesso deve essere stato anche per la giovane khaleesi, una ragazzina trapiantata dalla sua terra e venduta come merce di scambio al miglior offerente, a centinaia di miglia lontano da casa.
Ser Jorah il cavaliere gentile, l’uomo del Nord dal viso abbronzato, è stato un faro nella lunga notte di Daenerys Targaryen.
Non solo della Long Night degli Estranei, ma di tutte le notti senza sonno che la Madre dei Draghi ha dovuto attraversare prima di diventare la pretendente più temibile al Trono di Spade.
Il viaggio di Jorah Mormont al fianco di Daenerys ha in sé qualcosa di assolutamente romantico e poetico. Il vecchio cavaliere in rovina che arriva al cospetto di una principessa in fuga e se ne innamora perdutamente. Due esiliati, banditi dai Sette Regni, che scorgono un nuovo scopo nelle loro vuote esistenze e vi dedicano fino all’ultima briciola di se stessi.
Mandato a spiarla da Robert Baratheon, ser Jorah si inchina per la prima volta al cospetto della sua regina fuori le mura di Pentos, quando questa è poco più che una bambina all’oscuro delle cose del mondo. Ser Jorah la prende per mano e la accompagna nella lunga traversata che la renderà una donna forte e consapevole, sempre pronto a dispensare consigli e a sguainare la lama per proteggerla.
Da Pentos a Qarth, passando per l’enorme distesa assolata del deserto Dothraki, fino a giungere ad Astapor e nella Baia degli Schiavisti. Un percorso lento, costernato di ostacoli, con nemici a ogni angolo e insidie nascoste lungo il percorso.
Un viaggio in cui Daenerys ha sempre avuto accanto il suo cavaliere errante.
Fino al giorno in cui il tradimento è venuto a galla, inaspettato e tagliente come la lama di un khal. La distanza tra la Madre dei Draghi e il suo più fidato consigliere si è ingigantita fino a diventare insormontabile. Ser Jorah ha perduto la sua stella, Daenerys è stata costretta a navigare sulla luce di un altro faro. Ma Mormont il cavaliere gentile non ha mollato. Troppo forte il legame con la khaleesi, troppo incrollabile l’amore per la sua regina.
I will die for you, quante volte glielo abbiamo sentito ripetere, mentre i giorni passavano e il ritorno a casa si faceva sempre più vicino.
Perché ser Jorah Mormont avrebbe dato la sua vita per Daenerys ogni singolo istante in cui le è stato accanto, su questo non abbiamo dubbi.
Sarebbe morto e rinato solo per poterle ridare ancora la propria vita. Per servirla e basta. Senza ricompense, senza aspettative.
La voragine nel cuore di ser Jorah non si è mai del tutto riempita, se non nei brevi attimi in cui la sua regina le ha affidato sE stessa. Come nelle fosse di Meereen, quando quella mano tesa a proteggerla ancora una volta ha ricucito un rapporto che sembrava destinato a morire per sempre.
Il desiderio di Mormont non è stato mai veramente appagato, quella fiamma ha continuato ad ardere malgrado Daario Naharis, malgrado Jon Snow, malgrado tutto. Il suo amore, mai consumato, mai macchiato, è stato più forte di qualsiasi esercito di Immacolati, di qualsiasi orda di Dothraki.
L’amore per Daenerys ha salvato la vita di ser Jorah e poi gliel’ha tolta. In mezzo a schiere di non-morti urlanti, tra le fiamme, il fango e la neve dell’ultima, terribile battaglia di Game of Thrones.
Jorah Mormont, il cavaliere errante, è morto con la spada in pugno, nel Nord che una volta chiamava casa, tra le braccia della regina che aveva giurato di proteggere.
I will die for you. Alla fine è morto per lei, è morto per amore. Che c’è di più romantico?
3) Sandor Clegane – The Fallen Knight
In ognuno di noi c’è un Sandor Clegane che scalpita per venire fuori. Un cavaliere scontroso e triste, col volto sfigurato e le cicatrici di un passato doloroso sulla pelle. Il cane da guardia di re Joffrey, scorbutico e obbediente, irascibile e ombroso.
Eppure, la sua storia è una delle più romantiche di tutta la saga di Game of Thrones e delle serie tv in generale (qui le più romantiche in assoluto).
È un percorso di affrancamento dalle catene, non tanto quelle materiali, quanto piuttosto quelle dello spirito.
Sandor Clegane, il Mastino, è prigioniero delle sue stesse ombre, aggrovigliate e addensate sotto l’armatura del cavaliere. Ombre che hanno le fattezze di un fratello troppo crudele e che avvampano come fuoco sulla pelle ancora deturpata.
Il F**k the king è dunque un grido di rabbia, ma anche l’inizio di un cammino di liberazione.
La sua ricerca della libertà come fondamentale esigenza dell’individuo è la ricerca di un eroe tragico che vuole riemergere dal buio in cui è ingabbiato e tornare respirare.
In questo percorso, un ruolo fondamentale è giocato da Arya, la ragazzina aspirante assassina che in qualche modo riesce a fare breccia nel cuore di pietra del Mastino. L’immagine più romantica che conserviamo di Sandor Clegane è probabilmente quella che lo immortala in groppa a un cavallo con la figlia di Ned Stark accanto. Arya è la chiave per dissotterrare un po’ di paure e diradare le ombre.
Così il Mastino inizia la sua guerra. Senza eserciti, senza re, senza schieramenti. Una guerra contro se stesso, per la luce.
Sandor Clegane è un uomo tormentato, che sembra destinato alla dannazione.
Solo un uomo che ha provato il morso del fuoco sa che cos’è l’inferno, quello vero.
E tra le fiamme del suo inferno personale cerca di tornare a galla, liberandosi dalle paure.
Il duello con Brienne di Tarth, la sconfitta in combattimento, rappresenta il fondo da cui il Mastino può solo risalire. A fatica, arrancando e inciampando, ma a testa alta.
Dalla Fratellanza senza vessilli agli uomini del Nord, fino alla reunion con Arya, il cammino verso la redenzione si fa sempre meno intricato.
Ma la liberazione definitiva arriva tra le macerie della Fortezza Rossa, ad Approdo del Re, quando i due Clegane tornano di nuovo l’uno di fronte all’altro.
Il Mastino si ritrova davanti a tutte le sue ombre e ai suoi fantasmi. Le fiamme riprendono a bruciare, per l’ultima volta, per l’ultima battaglia.
Il duello con la Montagna è la liberazione definitiva di un uomo inquieto, che trova pace proprio in quelle fiamme che lo avevano perseguitato per tutta la vita.
Sandor Clegane, il cavaliere caduto, torna libero nella morte e vince la sua guerra. E noi con lui.
Thank you, Sandor. Per il Mastino e per tutti i F**k the king che avremmo voluto urlare noi.
4) Jon e Ygritte – Love is the Death of Duty
Il dovere è stato la morte dell’amore per Jon Snow. Ma prima ancora, quando era ancora un ragazzo e non sapeva niente (You know nothing, Jon Snow), è stato il contrario. L’amore, quello proibito e inammissibile, è stato la morte del dovere.
Quando cerchiamo un posto nel mondo per Jon Snow, lo troviamo a Nord. Non a Grande Inverno, non nel luogo più a settentrione dei Sette Regni. È nel Nord libero, quello oltre la Barriera, il Nord inospitale e selvaggio.
Dove il vento è gelato, l’aria buca la faccia e le notti sono più lunghe che altrove, il bastardo di Grande Inverno si è veramente sentito libero. Libero di essere chi voleva e libero di amare.
La storia d’amore tra Jon e Ygritte, breve e fugace come solo un sogno nel dormiveglia, guadagna a pieno titolo un posto tra le storie più romantiche di Game of Thrones.
Un Guardiano della Notte e una Bruta del Popolo Libero, binomio più interessante non potevamo trovarlo in tutta Westeros. Soprattutto perché tra Corvi e Bruti non corre buon sangue e, quando Jon e Ygritte si incontrano la prima volta, Mance Rayder sta preparando l’assalto al Castello Nero per abbattere tutti i Corvi e avere libero accesso al Sud.
Non è solo la Barriera a segnare un solco profondo tra Jon Snow e Ygritte. È una barriera di diversa natura quella che si frappone tra due ragazzi così diversi, eppure con desideri così simili. Una barriera di pregiudizi, rivalità, preconcetti.
Un limite più invalicabile di quello naturale della lunga distesa di ghiaccio innalzata a protezione dei Sette Regni.
Sul passo di Skirling, Jon Snow sapeva che sarebbe rimasto un Guardiano della Notte per tutta la vita. Quello che ancora non sapeva, nonostante Ygritte continuasse a ripeterglielo in continuazione, è che nel profondo lui era anche un uomo del Popolo Libero.
Scorre la neve nel sangue di Jon Snow, quella che cade libera in un posto in cui non esistono bastardi. La stessa neve che scorre anche dentro Ygritte. Forse per questo sembravano fatti l’uno per l’altra.
Gli ultimi istanti di Jon e Ygritte sono scolpiti in una scena che è già di per sé un’opera d’arte.
Un quadro che strappa un istante intimo e profondo alla furia della guerra che imperversa. Jon Snow, il Corvo che è stato anche uomo del Popolo Libero, stringe in un ultimo abbraccio Ygritte, una donna ferita nel suo orgoglio eppure dolorosamente innamorata. Mentre Guardiani della Notte e Bruti si ammazzano senza requie ai confini del mondo, Jon e Ygritte si stringono per l’ultima volta, dimenticandosi per un attimo della guerra, del colore dei propri mantelli, delle rivalità, delle barriere, del dovere.
È un’immagine che stringe lo stomaco e che non testimonia solo l’esistenza di una semplice storia d’amore. È un’immagine che mette insieme due mondi contrapposti e ce li restituisce nella maniera più poetica possibile.
Impossibile non riservare a Jon e Ygritte un posto tra le storie più romantiche di Game of Thrones.
5) Jaime e Brienne – The Bear and the Maiden Fair
Per spiegare Jaime e Brienne a chi non ha mai visto Game of Thrones ci vorrebbero pagine su pagine di trattati. Chi invece ha seguito la serie non si stupirà di ritrovarli in questa lista, perché la loro avventura è stata un vero e proprio romanzo romantico, lo Sturm und Drang al tempo dei draghi e delle guerre tra re.
Due personaggi apparentemente incompatibili, eppure legati da una chimica pazzesca. Lei una guerriera dai capelli di grano, brutta, sgraziata, impacciata. Lui il leone di Castel Granito, il più bello e valoroso dei Cavalieri dei Sette Regni. Nessuno avrebbe scommesso neppure un soldo bucato su di loro.
Invece, Game of Thrones è stata capace di abbattere ogni nostra preclusione mentale e regalarci incanto e bellezza anche laddove non ce lo saremmo mai aspettati.
Lo Sterminatore di Re e la donna guerriera hanno intrapreso insieme un viaggio che è una discesa a picco verso le emozioni più indefinibili.
I loro battibecchi ci hanno accompagnato nelle devastazioni delle Terre dei Fiumi, come strofe spensierate di un’allegra canzone cavalleresca. Sempre inconsapevolmente aggrappati l’una all’altro, Jaime e Brienne sono maturati insieme e si sono arricchiti a vicenda.
Lo Sterminatore di Re era solo l’arrogante rampollo di una nobile famiglia che si trascinava in catene verso casa. La donna dai capelli di grano, una tediosa guerriera con una missione da compiere. Insieme sono diventati qualcosa di speciale, una poetica celebrazione del romanticismo nella sua accezione più ampia.
È stato Jaime a salvare Brienne da una notte di violenze e stupri, pagando con la perdita della mano destra il suo coraggioso tentativo. È stato Jaime a buttarsi disarmato nell’arena per impedire che un orso mangiasse viva la donna dai capelli di grano, tra il giubilo della folla. Sempre Jaime le ha regalato spada e armatura e l’ha messa sulle tracce delle sorelle Stark. E sempre Jaime è colui che ha cavalcato da Approdo del Re a Grande Inverno per mettersi al suo servizio e tenere fede alla promessa fatta.
Lo Sterminatore di Re, il cavaliere dalla lingua tagliente e la battuta arguta sempre pronta, è cambiato grazie a Brienne di Tarth.
E la donna guerriera è stata capace di fare un passo indietro, mettendo da parte pregiudizi e risentimento davanti alle confessioni a cuore aperto di ser Jaime.
Stando insieme, l’uno accanto all’altra, Jaime e Brienne sono diventate persone migliori. Lo dicevano i loro occhi che si cercavano nel calore del fuoco a Grande Inverno. Lo dicevano quei gesti impacciati, quegli sguardi rubati in cui tuffarsi era un piacere indicibile.
Ce lo ha confermato il coinvolgimento emotivo con cui Jaime ha investito Brienne del titolo di Cavaliere dei Sette Regni, sfidando tradizione e consuetudini. E ce lo hanno confermato i lampi di battaglia in cui tutti e due, ancora una volta insieme, hanno combattuto spalla a spalla impugnando due lame della stessa spada. Per difendere Grande Inverno e mantenere un giuramento fatto anni prima.
Il leone di Castel Granito e la donna guerriera di Tarth hanno attraversato indenni sette stagioni di Game of Thrones, mettendo di volta in volta insieme i pezzi e costringendosi a guardarsi dentro.
Il loro amore, alla fine anche carnale e corporeo, ha lasciato il segno. Il distacco definitivo ci ha spezzato il cuore, come tante altre cose dell’ottava stagione (le polemiche non sono mai del tutto finite). Ma si spera che qualcuno, di quest’amore, ne abbia fatto una ballata. E che i giullari e i cantastorie continuino a cantare, da Dorne alla Barriera, di come l’orso e la fanciulla bionda si salvarono a vicenda.