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Game of Thrones 8×03 – Non oggi

Game of Thrones 8x03
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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Game of Thrones 8×03

Ne abbiamo sentito l’odore, ne abbiamo sentito il ronzio assordante. Un rantolo continuo, vivo in una sospensione d’incredulità. L’abbiamo avuta davanti a noi e alle nostre spalle. Sotto la terra battuta disperatamente in ritirata. Sopra le nostre teste, in volo. La morte era ovunque, caoticamente. Senza una parvenza d’ordine, né di coscienza. Le sfumature del male hanno avuto la peggio sull’assolutismo della fine che impone se stessa.

Senza argini possibili, ognuno di noi. Trincerati dietro il fuoco vacuo della speranza. Perduti, in un vortice claustrofobico di sangue e distruzione, devastati dall’unione fatale del ghiaccio col fuoco. Noi che avevamo riposto ogni speranza in quel connubio, disillusi dalla forza unica del drago senza anima. Abbiamo visto la fine, abbiamo visto la morte in chi non aveva più niente da perdere. Ignota, nel profondo buio senza luce della Lunga Notte.

Game of Thrones 8x03
Game of Thrones 8×03

Inarrestabile, imbattibile. Al di là delle strategie più o meno adeguate, al di là dell’impavido coraggio. Del sacrificio degli eroi, a testa alta di fronte al destino scritto da sempre. Mai inchinati, mai piegati e mai spezzati, manco fossero i Martell. Ma ad un passo dalla sconfitta, oggi. Nella battaglia di Winterfell. Contro la morte che non conosce altro oltre a sé. Ad un passo dalla caduta, senza sprofondare nelle tenebre.

No, non oggi. Non contro il Night King, quasi invulnerabile. Un’ombra senza sfumature, estraneo al credo martiniano dell’abbraccio costante tra il bene e il male. No, non l’Estraneo. L’incubo vissuto che in fondo non capiremo mai. Un perfetto sconosciuto figlio di un tragico errore. Dannato prossimo dalla memoria, lui che voleva cancellarla. Lo bramava, ci mancava l’aria. Ma non ha avuto la meglio. Non oggi. Grazie ad Arya Stark.

Game of Thrones 8x03
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Non sarà il sospetto di aver vissuto quel che non avremmo voluto vivere a farci abbandonare Winterfell. Non ora, nel silenzio di un colonna sonora appena accennata, accompagnata all’uscita dal dolce suono di un piano. L’interruttore abbassato, la luce riaccesa dall’affondo della solita, benedetta, daga. Efficace quanto il buio di una notte che abbiamo potuto scorgere appena. Capace di inghiottire ogni cosa, sfondando l’unica barriera che ci impediva di attraversare lo schermo.

E di resistere, al fianco degli eroi. Provare gli stessi brividi con il cuore che batteva all’impazzata. Celarci nell’oscurità per poi ricomparire una volta ancora. Fantasmi, tra gli spettri. Danzare, tra i draghi. Cercare il fondo del tunnel e ritrovarci in un labirinto senza fine. Abbracciando tutti, perdendo chiunque. Sorridere, all’agguato risolutore. Anche ora, di fronte alla fine che fine ancora non è. Combattuti, tra le emozioni di che abbiamo provato. E la contrarietà per quello che non otterremo, forse, mai.

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Noi, suggestionati dall’unicità di una battaglia senza eguali. Delusi, per la vittoria di un mistero che non troverà una spiegazione soddisfacente. Il Night King, nonostante tutto. Sacrificato sull’altare del gioco del trono, a tre atti dall’ultimo punto. Annichilito dalla morte che altro non è stato. Estraniato dalle regole di una storia, l’originaria, che giostra tra il bene e il male senza prendere posizione. Senza villain. Uniti in coro nella macchia dell’essere, semplicemente, umani.

Forse rovinerà (quasi) tutto, forse Bran spiegherà. Forse Bran agirà mostrando l’ineluttabilità di un Inverno che tornerà, all’improvviso. Sorprendentemente, quando tutto sembrava esser finito. Togliendoci dalla testa l’idea di esser stata, nonostante tutto, una meteora lunga otto stagioni. Poco più di un MacGuffin. Poco meno di un incubo che avrebbe dovuto chiudere i conti col passato. Impedendoci di dover ripensare, da domani, ai deliri d’onnipotenza della solita, folle, regnante.

No, non facciamolo oggi. Non nel momento in cui Nessuno è stato in grado di fermarlo una volta per tutte. Nessuno col sorriso, stremato e sollevato, della guerriera snobbata dalle Leggende. Lontana parente del Principe che fu Promesso e dell’Azor Ahai. Senza aver lasciato tracce tangibili, né indizi decisivi. Estranea ad un destino che l’ha voluta invece stringere tra le braccia, sotto l’ala materna della donna rossa che ha finalmente completato la missione di una lunghissima vita.

Cresciuta col migliore degli spadaccini, “non oggi”. Diventata grande tra centinaia di avversità e migliaia di volti. Fuori dal branco, senza mai abbandonarlo. Protetta dal cavaliere senza onore, consegnata alla Storia dal martire crocefisso. Eroina, grazie ad una daga che ha ceduto il posto privilegiato tra gli incubi peggiori per ascendere al più agognato dei sogni. Oggi, come ieri. Nella ciclicità di una Storia che aveva profetizzato la fine dell’Inverno nel più innocente degli allenamenti.

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Ieri, come domani. Immersi come saremo, ancora, nel crepuscolo di una storia infinita che ha congelato il Trono di Spade per poi riportarlo al centro dell’attenzione. Una volta ancora, l’ultima. Nel ricordo di chi si è sacrificato per la salvezza di un mondo intero. Nella mente, offuscata, di chi ha brindato ai trionfi effimeri della morte. E nel cuore di chi non può farne a meno, per un’ossessione o per un’indipendenza chiamata a gran voce. Per una legittimità da rigettare, per un amore proibito. Per il bene dell’umanità.

Da ritrovare, chissà, con le più imprevedibili delle seconde nozze. Col pensiero di farla finita con l’assolutismo e provare, forse, a costruire un mondo nuovo sulle macerie di quello vecchio. Fatto a pezzi dai vizi umani quanto dagli echi terrorizzanti di una forza sovrannaturale che l’umanità voleva cancellarla. Disillusi, ancora illusi. Nella Fortezza Rossa delle vanità, nell’oblio del vino. Immersi negli scontri di chi dovrà chiudere conti aperti per una vita. Da domani, in equilibrio precario sulla solita ruota.

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Una ruota al quale inchinarsi per poi piegarla. Fino a spezzarla. Dando così un senso al ritorno dell’Estate e a quello che la battaglia di Winterfell è stata. Un’attesa infinita, culminata con l’azione impavida di un’eroina tenace. Il trionfo della vita sulla morte. Il dominio della Storia sui sogni di chi la interpreta e gli incubi di chi ne viene investito. Per morire, però, ci sarà tempo. E anche per ricordare, nelle pagine di un libro. Con i racconti dei figli che diverranno avi. Con la forza di chi non si è arreso, non ora.

Non oggi.

Antonio Casu

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