-Spoiler sulla Settima Stagione di Game of Thrones , siete avvertiti-
Chi di voi ha trovato un’incredibilmente perdita di tempo l’ultima grande scena tra Missandei e Verme Grigio di Game of Thrones (qui la recensione della 7×03)? Chiunque abbia risposto di no o è tremendamente romantico (beato lui), o uomo (Missandei nuda la volevate vedere tutti, ammettetelo!).
Ebbene in una stagione di sole sette puntate in cui deve succedere necessariamente di tutto, ho messo da parte il mio innato romanticismo e ho pregato perché Verme Grigio fosse rapido con la lingua così quanto lo è con la lancia.
Il ché però mi ha fatto soffermare sul cinismo cui Game of Thrones (e forse la vita stessa) ci hanno abituati.
C’era una volta, molto tempo fa, una stupida adolescente che credeva nel vero amore, di quelli che ti tormentano l’anima e ti fanno sussultare per un sorriso. Uno di quegli amori a distanza in cui l’unica cosa che si desidera è essere strette tra quelle braccia e baciate come nei film. Sì, lo so, noi adolescenti di una volta eravamo davvero patetiche. Tuttavia potevamo passare ore a immaginare meravigliosi scenari in cui coronavamo la nostra prima cotta, il nostro primo amore, in un semplice e favoloso bacio.
In Game of Thrones non c’è mai stato tempo per il sogno, per la favola e per il romanticismo, così come forse non ne abbiamo più neanche ora nella nostra realtà, sommerse da fantasie alla Sex and the City, in cui il vero amore si perde tra conti in banca e talenti fisici.
Ebbene, con Missandei e Verme Grigio la realtà cinica del mondo in cui viviamo viene messa per un attimo da parte.
L’amore fisico tra uomo e donna è fisiologicamente basato sul do ut des, ma ciò non vale per Missandei e Verme Grigio. Tralasciando il fatto che nei libri la nostra Missandei è una ragazzina di 10 anni, ci rendiamo comunque conto che anche nella Serie Tv hanno voluto trasporre la sua innocenza, la sua ingenuità e in un qualche modo la sua purezza nei confronti del mondo. Badate bene che non intendo che Missandei sia una sprovveduta, data la vita che ha condotto fino alla venuta di Daenerys Targaryen, però ha ancora una visione dell’amore analoga a quella che potevamo avere noi stupide adolescenti romantiche.
Anche noi sospiravamo scambiandoci sguardi clandestini attraverso i banchi, fremevamo all’idea che quella persona potesse anche solo sfiorarci, e anche noi sognavamo qualcosa di impossibile, di irrealizzabile nella realtà.
Verme Grigio dal canto suo del mondo ne sa qualcosina in più. Ha sempre guardato la realtà intorno a lui consapevole di essere diverso, che lui non avrebbe mai potuto provare certe sensazioni, certe emozioni. Probabilmente neanche credeva di potersi innamorare prima di conoscere Missandei dell’Isola di Naath.
In poche parole Verme Grigio è in grado di racchiudere il senso stesso dell’amore: “tu sei la mia debolezza”.
Prima di incontrare Missandei in Game of Thrones, Verme Grigio era una macchina perfetta: non aveva paura nè dell’altezza, né del mare, né tanto meno della morte stessa. Poi ha conosciuto l’amore.
L’amore è in grado di cambiarci drasticamente, di trasformare una macchina perfetta in un essere umano tormentato che finalmente conosce la paura, e in un mondo come quello di Game of Thrones la paura di perdere la persona amata non si limita alla possibilità di un tradimento o di un allontanamento. Verme Grigio ha conosciuto la sua debolezza e con essa la sua umanità, e ha attraversato così quel punto di non ritorno con cui la maggior parte di noi si ritrova a fare i conti.
Verme Grigio e Missandei sono come due adolescenti alle prese con il primo amore, ma ancora non conoscono le conseguenze catastrofiche di quel sentimento.
Ecco che ricompare quel cinismo di cui parlavo in principio, ma è proprio questo il punto. A tredici anni avrei creduto in questo amore impossibile con tutta me stessa, avrei tifato perché potessero in un qualche modo realizzare qualcosa di impossibile e vivere per sempre felici e contenti. Ma io quel primo amore l’ho già attraversato e in esso ho perduto la ragazzina innocente che sognava che cose impossibili potessero diventare possibili. Ora mi ritrovo a pensare che semplicemente un amore del genere, per quanto puro e meraviglioso, non abbia alcuna speranza nelle dinamiche di Game of Thrones, e vedo in quella scena una terribile perdita di tempo.
La favola è finita, ma per la prima volta in Game of Thrones qualcosa ci costringe a ricordarla con nostalgia.
Ci sono stati tanti tipi di amore in Game of Thrones, a partire da quello razionale e fedele di Cat e Ned, fino all’autolesionismo di Talisa e Robb, passando per il legame alla Romeo e Giulietta di Ygritte e Jon, conclusosi inevitabilmente in tragedia per il senso del dovere tanto di Jon quanto di Ygritte.
Però Missandei e Verme Grigio sono diversi da ciascuno di loro.
Abbiamo scoperto il loro sentimento nel tempo. L’abbiamo visto crescere ed evolversi fino alla sua apoteosi. Verme Grigio è un eunuco e non credeva di avere la possibilità di amare e di essere amato nella vita. Missandei oltrepassa il concetto di amore terreno e trova qualcosa di più alto per cui sperare, per cui sognare.
Missandei custodisce dentro di sé quell’innocenza di cui la realtà ci ha costretti a dimenticarci, e proprio nell’impossibilità di quel sentimento scopre l’amore cui ciascuno di noi in fondo spera. Un amore che è debolezza, forza, completo altruismo.
L’amore che non ha futuro e proprio per questo durerà per sempre.
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