2) The Long Night
Parliamo della terza puntata dell’ottava stagione. Dal punto di vista tecnico e visivo una battaglia, e in questo caso un intero episodio, straordinario. Per la prima volta in Game of Thrones parliamo di un’intera puntata di combattimenti, senza mai interruzioni. Un’impresa titanica, come è titanico lo scontro che si è consumato: la tanto attesa guerra tra l’umanità e gli Estranei.
Abbiamo tutto, dall’horror all’azione. Un crescendo di tensione sempre più forte, fino al raggiungimento di un pathos mai percepito prima d’ora, nello scontro finale contro il Re della Notte. Una battaglia che si combatte via terra e tra i cieli, senza esclusione di colpi.
La tensione si percepisce dalle inquadrature di ogni dettaglio, volutamente ricercate, e nel buio di una notte senza fine, come preannuncia il nome dell’episodio. Tutti i personaggi presenti, hanno un ruolo chiave: chi muore con onore (Ser Jorah e Lyanna Mormont), chi finisce il proprio compito (Melisandre e Ser Beric) e chi invece pone fine a una minaccia millenaria (Arya Stark).
Nella fattispecie, il preambolo della guerra, con i dothraki che si lanciano verso una rapida e inaspettata morte, trasmettono i primi brividi in un’intera puntata incentrata sullo stupore e il fiato sospeso. La scena girata nella biblioteca in cui Arya Stark fugge dai non morti è un bellissimo omaggio ai film horror. Un omaggio in cui il brivido più puro e primordiale si mescola alla meraviglia.
Purtroppo tra i tanti piccoli difetti dell’episodio, ce ne è uno mastodontico. Parliamo degli ultimi minuti dell’episodio in cui Arya Stark distrugge il Night King, uccidendo con esso, attraverso una banalità e una superficialità imbarazzanti, un arco narrativo portante dello show dai suoi esordi.