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L’analista di Game of Thrones: Brienne di Tarth sul lettino dello psicologo

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Dlin dlon, suona il campanello. Ore 20.30, come ogni settimana. Apro la porta ed è lei, una donna grossa e imponente, capelli corti color paglia, carnagione chiarissima, occhi azzurri come gli zaffiri: è Brienne di Tarth, il secondo personaggio di Game of Thrones ad accomodarsi sul lettino dell’analista.

Quando mi saluta sulla porta, non sorride mai. Entra di corsa nello studio, coprendosi il viso, con passo frettoloso, come se temesse di essere seguita, come se qualcuno la stesse spiando. Ho cercato più volte di farle notare questo suo atteggiamento, lei mi ha sempre risposto di avere solo fretta. A Brienne non piace la terapia, me lo ha ripetuto più volte con molta franchezza. È difficile tirarle fuori i particolari della sua vita, ma su questo punto invece è sempre stata molto chiara. Non ho tempo da perdere, mi ripete. Ma è chiaro che ci sia qualcosa che la spaventa nella terapia. La avverte come una minaccia, se ne sente turbata e cerca di scansarla, di sfuggirle, di tenerla lontana.

Game of Thrones

Io sono il suo nemico, questo l’ho capito sin dal primo giorno. Non mi guarda mai negli occhi, tiene la testa bassa e, quando inizia a parlare, lo fa fissando sempre un punto sopra la mia spalla. I nostri sguardi difficilmente si incrociano. Brienne ha bisogno di avere un nemico, un avversario da abbattere. È la molla che la spinge ad agire, l’appiglio cui si aggrappa per restare se stessa, per difendere il proprio posto nel mondo. È il nord della sua bussola interiore, il fine al quale tende ogni sua azione. Senza un nemico da combattere, Brienne non sa chi è.

-Contro chi combatti, Brienne?
-Contro le ingiustizie, contro lo sporco del mondo.
-Chi è il tuo nemico?
-Chi fa del male alla gente indifesa, chi si mette tra me e la mia lealtà.
-Sei sicura di stare combattendo solo contro chi commette ingiustizie?
-Contro chi, sennò?
-Non hai mai combattuto contro te stessa, Brienne?

game of thrones

È difficile trovare uno spiraglio nella corazza di Brienne di Tarth, la donna cavaliere di Game of Thrones. Quando tocchi delle corde un po’ più sensibili di altre, rischi di far crollare tutto. A volte diventa rabbiosa, impetuosa, collerica. È una donna piena di insicurezze, ma morirebbe piuttosto che mostrarle agli altri. Da bambina la schernivano per i suoi modi poco delicati, per i lineamenti grezzi, per quella femminilità un po’ goffa che tardava a fiorire. Sua madre è morta quando lei era ancora molto piccola, il suo unico fratello è finito annegato, le sue due sorelle se ne sono andate troppo presto. È rimasta solo lei, una bambina taciturna in un castello troppo grande, con un padre che cercava di accasarla e renderla felice.

Si è sentita sempre rifiutata, Brienne. Il brutto anatroccolo in uno stagno pieno zeppo di cigni.

Gli uomini non la volevano, le donne la deridevano. È sempre stata una outsider, un personaggio costantemente fuori posto. Troppo bellicosa per stare in un vestito da lady, troppo delicata per guerreggiare in un mondo di uomini. Ma lei non si è rassegnata a un destino da donzella infelice. Si è presa tutto il fango, si è infilata la sua armatura e ha scelto di combattere. Sempre a caccia di un ideale da rincorrere, di un giuramento da onorare. In una lotta quotidiana contro qualcuno o qualcosa.

brienne di tarth

-C’è stato un solo giorno della tua vita in cui non hai avuto un nemico da sconfiggere?
Ci pensa, ma non mi risponde.
-Ti sei mai chiesta perché hai questo bisogno viscerale di avere un nemico?
-Perché so come non voglio essere.
-E come vuoi essere lo sai, Brienne?

Se non fosse sempre in guerra, Brienne di Tarth non saprebbe nemmeno cosa essere. Se non riempisse la sua esistenza di giuramenti da onorare, sarebbe costretta a fermarsi e a guardarsi dentro. E questo, più di ogni altra cosa, la spaventa a morte. Non riesco a lasciare le cose incompiute, mi ha detto una volta. Perché? Ha cercato una risposta dentro di sé, ma era già chiaro: perché lei ha sempre dovuto dimostrare qualcosa in più rispetto agli altri.

-I guerrieri maschi devono provare sul campo la loro abilità. Io ho dovuto fare qualcosa di più: ho dovuto dimostrare a tutti che meritavo un’armatura, che meritavo di impugnare una spada. Tutte le volte che ho iniziato una battaglia, in realtà ne avevo già combattuta un’altra prima ancora di incrociare la spada col nemico: la battaglia contro i pregiudizi, gli scherni, il sarcasmo, i loro sorrisetti ebeti.

brienne di tarth

E Jaime Lannister? Me ne ha parlato tante volte. Credo che lui le abbia insegnato tanto, dal primo momento. Non potevano esserci guerrieri più diversi in Game of Thrones, eppure ritengo che in qualche maniera loro due si siano completati. Si siano sorretti l’un l’altra, senza capirlo subito. Jaime Lannister ha offerto a Brienne un punto di vista nuovo sulle cose, è l’unico che sia riuscito a smuoverla dai suoi rigidi schemi. Si è innamorata di Jaime Lannister, me lo ha lasciato capire senza nasconderlo troppo. Ma non è la stessa cosa che ha provato per Renly, è un sentimento diverso. Non è stata la gentilezza a farla arrossire, stavolta. Semmai, il suo contrario. Eppure c’è qualcosa, nello Sterminatore di Re, capace di penetrare la corazza e a toccare un punto estremamente vulnerabile.

-Perché ti sforzi di respingerlo?
-Perché lui non va bene.
-Perché no?
-Perché è un Lannister. Perché siamo diversi, troppo diversi. Sir Jaime non combatte la mia stessa battaglia.
-Hai paura?
-Di cosa?
-Di innamorarti.
-Non diciamo sciocchezze.
-Brienne, è Jaime che non va bene per te o sei tu che pensi di non andare bene per Jaime?

Arrossisce, abbassa la testa, irrigidisce le mascelle, emette un grugnito appena percepibile tra i denti serrati. È finito il nostro tempo, mi dice. E in effetti è così, la seduta è terminata. Ma ci lasciamo con questa verità sospesa sulle nostre teste, appesa ai nostri silenzi: Brienne di Tarth non si sente all’altezza, non si è mai sentita all’altezza. E preferisce andarsene in giro a uccidere nemici ogni volta diversi, piuttosto che guardarsi dentro e, finalmente, accettarsi per quello che è.

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