Nonostante il genere fantasy, uno dei punti forti di Game of Thrones è sempre stato il realismo, soprattutto quando si tratta della costruzione dei personaggi. Nessuno è perfetto. Nessuno vince sempre e, anzi, la maggior parte dei personaggi di questa serie non vince quasi mai. Fin dai primi episodi però, per questa regola sembra esserci una costante eccezione: Daenerys Targaryen. All’inizio, Daenerys sembrava fin troppo perfetta per far parte di questa serie dominata da personaggi ambigui e sfaccettati, ma era in realtà un’avvisaglia di ciò che sarebbe successo nelle ultime stagioni.
Fino alla sesta stagione di Game Of Thrones, Daenerys sembrava in tutto e per tutto uscita da una fiaba dai contorni dark.
A differenza degli altri personaggi della serie, in lei non c’era niente di realistico o di terreno. Giovane, bellissima e unica nel suo genere, con una lunga chioma di capelli bianchi e – secondo il romanzo di Martin – addirittura gli occhi viola. Dopo pochi episodi e l’omicidio del fratello diventa anche l’ultima della sua stirpe, erede di diritto al trono dei Sette Regni – o almeno è ciò che ci viene fatto credere. (Fortunatamente Emilia Clarke e suo fratello hanno un rapporto migliore di quello tra Dany e Viserys.)
Non solo: Daenerys ha una forte influenza su ogni personaggio che incontra. Sembra che tutti non aspettino altro che prostrarsi ai suoi piedi e giurarle eterna lealtà – o, nel caso degli uomini non eunuchi che hanno attraversato il suo cammino, eterno amore.
Questo, nella vita vera, non succede. E ci viene ricordato più e più volte all’interno della stessa serie, tramite il trattamento di altre donne come Cersei Lannister, giustamente odiata dai sudditi e mai stata amata dal marito per cui da giovane stravedeva e di cui ha solo in seguito deciso di liberarsi, o Sansa Stark, che nella vita ha incontrato quasi solo uomini pronti a usarla e ingannarla.
Allora cos’ha di tanto speciale Daenerys Targaryen, rispetto alle altre?
I draghi. Daenerys ha i draghi. E degli inspiegabili poteri magici che le consentono di camminare in mezzo al fuoco, per qualche motivo. Quindi, ricapitolando, finora le caratteristiche positive di Daenerys sono: unicità, capacità di influenzare il prossimo, bellezza ineguagliabile, tre draghi che obbediscono a ogni suo comando e poteri magici. Molto sobria.
Inoltre, come già detto, Daenerys sembra vincere sempre. Questo non significa che non le accadano mai cose brutte – durante tutta la prima stagione la vediamo attraversare delle difficoltà non da poco – ma in qualche modo ne esce sempre illesa, sempre in cima, e solo grazie alle proprie forze. Ci sono stati diversi episodi in cui il suo contributo all’interno della trama era quasi del tutto inesistente: Daenerys pronunciava un discorso appassionato, il pubblico la acclamava e via con la prossima scena. Il suo personaggio era tutto lì. Sembrava quasi non esserci altro.
Daenerys era in grado di soddisfare le fantasie colonialiste più sfrenate.
Per diverse stagioni abbiamo avuto il privilegio di seguirla mentre si ergeva a eroina di popoli a lei sconosciuti portando loro pace, libertà e civilizzazione – o almeno quelle che erano le sue idee di pace, libertà e civilizzazione – e ottenendo in cambio una quantità sempre maggiore di sudditi e ammiratori. Ancora piuttosto irrealistico e, in questo caso, si tratta anche di un messaggio problematico.
Sommando il tutto, sembrava fin da subito poco plausibile che la mente geniale di Martin programmasse di riservare la vittoria finale a un personaggio del genere. Game Of Thrones è una serie che, tramite l’espediente del fantasy, si è sempre curata di mettere in luce le ingiustizie e le ipocrisie della nostra società, e che non ha mai creduto nell’esistenza di una differenza netta tra buoni e cattivi.
Persino i personaggi più onorevoli hanno dimostrato di avere sia luci che ombre. Anche un uomo all’apparenza inattaccabile come poteva essere Ned Stark aveva dei difetti insormontabili, alcuni dei quali l’hanno portato alla sua prematura dipartita. Era solo questione di tempo prima che anche Daenerys ci rivelasse i suoi, di difetti. E in modo più che plateale.
Ogni volta che nasce un Targaryen, gli dei lanciano una moneta. E il mondo trattiene il fiato.
Si può dire che abbiamo trattenuto il fiato per otto intere stagioni, nel tentativo di comprendere cosa ne sarebbe stato di Daenerys. Sarebbe salita sul trono di Westeros e avrebbe regnato nel modo in cui aveva sempre desiderato, o si sarebbe rivelata essere una degna erede di suo padre? A più di un anno dalla fine della serie, conosciamo già tutti la risposta a questa domanda. Qualcuno potrebbe dire che il suo cambiamento da Mhysa a Regina Folle sia stato fin troppo repentino, e sicuramente non avrebbe del tutto torto, nella misura in cui forse non è stato abbastanza sviluppato. (Persino la stessa Emilia Clarke ha ammesso che l’ottava stagione poteva durare di più).
Sta di fatto che i segni di questo eventuale cambio di faccia c’erano, e ci sono stati fin dall’inizio: dalla sua vendetta nei confronti di Mirri Maz Duur – unica donna che si sia opposta alla sua colonizzazione – alla sua visione della sala del trono di Approdo del Re ridotta in cenere, ai suoi piani di conquista progressivamente sempre più violenti, fino all’omicidio ingiustificato di Dickon Tarly.
Ma il primo vero campanello d’allarme è stato uno, e uno soltanto.
Daenerys, così come ci era stata presentata nelle prime stagioni di Game Of Thrones, era fuori posto. Un personaggio che non sembrava davvero appartenere al mondo creato da George R. R. Martin, tanto da dare l’impressione di essere stata partorita da una mente fin troppo innocente. Era impossibile immaginare che rimanesse tale. La degenerazione di Daenerys era necessaria, ma soprattutto congrua con tutto ciò che Martin sembra averci voluto insegnare.