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Il grande inganno di Eddard Stark

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La storia, si sa, viene scritta dai vincitori, e Game of Thrones non fa eccezione.

George R.R. Martin è riuscito a creare un romanzo in grado di raccontarci due diverse storie. La prima, quella che conosciamo meglio, ci narra le vicissitudini dopo 17 anni dalla fine della ribellione di Robert Baratheon, il gioco dei troni. La seconda storia di Game of Thrones, invece, è una storia molto più fine, più delicata nel suo delinearsi solo tramite i ricordi dei protagonisti (di cui ve ne ho raccontato un pezzetto qui). Una storia pertanto che non può mai essere oggettiva, e la cui verità è uno dei misteri più accattivanti del Trono di Spade.

La storia della Ribellione di Robert Baratheon è stata raccontata da chi ha vinto quella guerra, da chi si è seduto sul trono di spade e dai suoi favoriti, in primis proprio Re Robert Baratheon e Eddard Stark.

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I Targaryen vengono dipinti come folli e malvagi, i Lannister come traditori e opportunisti e noi, come studenti liceali, non possiamo fare a meno di attenerci a queste semplici verità.

Tuttavia Game of Thrones nel tempo ci ha insegnato che niente è mai come sembra, e che non esistono più due fronti opposti, buoni e cattivi che si contendono il campo di battaglia, con inevitabile vittoria dei primi sui secondi. Dalla morte di Eddard abbiamo compreso che il buono non è destinato sempre alla vittoria, e dal discorso di Jaime Lannister della terza stagione abbiamo forse capito che ciò che sappiamo non coincide sempre con la realtà dei fatti.

La storia però è andata avanti e il nostro approccio a essa ha dovuto evolversi.

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Non siamo più quei giovani figli dell’estate pronti a credere a tutto ciò che vediamo e che ci viene narrato, il livello si è alzato, e come dopo la maturità ora dobbiamo sviluppare un nostro personale senso critico nei confronti della storia.

Eddard è sempre stato considerato il virtuoso, l’uomo integerrimo che fa sempre la cosa giusta, il moralista che ha sempre tutte le risposte. Ma il mondo di Game of Thrones non è fatto di luci e ombre, di giusto o sbagliato, ma di un’infinità di grigi incontrollabile e sempre pronta a cambiare.

Come ogni moralista che si rispetti, arrogante nella sua sicurezza di avere tutte le risposte, Eddard Stark non esita a giudicare il giovane Jaime Lannister come Sterminatore di Re. Eddard si fa la sua opinione solo guardando quel ragazzo con la spada insanguinata e il re che doveva proteggere ferito a morte alla schiena.

Jaime ha tradito, Jaime ha colpito alle spalle il re, Jaime è un vile.

Ma Eddard si è mai chiesto che cosa avesse portato la guardia reale a colpire il re? Ha mai provato a mettersi nei panni del giovane Lannister prima di giudicarlo? Ovviamente no.

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È questo il problema dei giusti, di chi ha sempre la risposta corretta in mano: la maggior parte delle volte non riescono a guardare al di là del proprio naso. Con ciò non voglio dire che Eddard Stark non sia il virtuoso che siamo sempre stati abituati a conoscere in Game of Thrones, ma semplicemente che dietro alla figura di uomo integerrimo c’è molto di più.

Un altro esempio ci è pervenuto nella sesta stagione di Game of Thrones, in uno dei rarissimi flashback di cui ci mette a parte la serie.

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Bran si trova nel passato insieme al Corvo con Tre Occhi, nel momento in cui suo padre arriva alla Torre della Gioia in cerca di sua sorella Lyanna. Convinto che Raeghar l’avesse rapita e stuprata, affronta i cavalieri Targaryen senza porsi la minima domanda, senza riflettere sul fatto che il principe ereditario avesse lasciato con Lyanna la sua guardia personale. Se fai del male a una persona, perché proteggerla con tanta cura sacrificando i tuoi migliori cavalieri? In ogni modo le due parti si affrontano, ed è chiaro fin da subito che, per quanto ci venga automatico patteggiare per Ned e per i ribelli, i cavalieri Targaryen tutto sembrano tranne che dei cattivi, soprattutto la Spada dell’Alba.

Ser Arthur Dayne merita la vittoria anche agli occhi di Bran: è il cavaliere per eccellenza, valoroso, coraggioso, forte, abile e audace. Uno dei personaggi flash migliori che si siano mai visti in Game of Thrones.

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Ser Arthur Dayne dovrebbe vincere, ma viene sconfitto.

Peccato che la storia che conosceva Bran fosse parecchio diversa da ciò che accadde veramente. La Spada dell’Alba viene colpito a tradimento da Howland Reed che accorre in soccorso di Ned, e tutto a un tratto la storia che credevamo di conoscere così bene cade in frantumi.

Anche Eddard Stark evidentemente è disposto a mentire pur di fare bella figura con i propri figli, probabilmente per insegnar loro a essere migliori di lui.

Paradossalmente è successa la medesima cosa con Cersei Lannister.

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A oggi non possiamo fare a meno di considerarla una “cattiva” nel senso più ampio del termine, ma come siamo arrivati a questo punto? Nella prima stagione di Game of Thrones, Eddard l’ha giudicata come una meretrice, fedifraga oltre che perversa. Tuttavia non è del tutto colpa di Cersei se si è innamorata di suo fratello, o se il principe Raeghar non ha mai posato i suoi occhi su di lei, né tanto meno se Robert Baratheon non l’ha mai amata. Lei si era affezionata a quell’uomo, lei l’aveva amato, lei aveva desiderato il suo amore per un po’ di tempo, nutrendosi di tutte quelle speranze tipiche di ogni donna neo sposata. Ma lui non l’aveva mai voluta. Lui continuava a vivere nel ricordo di uno spettro e godendo della compagnia di svariate prostitute, ma senza mai affezionarsi alla sua sposa e trattandola come uno straccio da piedi.

Quanto si può dunque dare torto a Cersei?

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La nostra regina è diventata una donna senza scrupoli, crudele e assetata di vendetta. Ma prima di tutto ciò era una ragazza in cerca dell’amore di un padre che l’aveva venduta e di un marito che la disprezzava per colpe non sue.

Game of Thrones nel tempo ci ha insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, a comprendere che cosa ci sia dietro a scelte e carattere dei diversi personaggi.

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Ma tutto questo Eddard Stark non l’aveva mai capito, e, volente o nolente, con la sua virtù non ha fatto altro che ingannarci fin dal primo momento.

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