Caro Gendry, o forse dovrei dire Lord Baratheon,
immagino la tua espressione sorpresa quando questa pergamena passerà dalle zampe di un corvo alle tue mani. Ebbene sì, sono io, Arya. L’ultima volta che ci siamo visti tu avevi appena smesso di essere il bastardo di Re Robert e io avevo da poco disintegrato il Re della Notte. Sono passati anni, ma sono abbastanza sicura del fatto che tu non sia cambiato poi tanto. Dal canto mio, io sono la stessa di sempre ma sono anche una persona nuova.
Tu sai meglio di chiunque altro quanto io sia abituata a viaggiare. Ci siamo conosciuti proprio così, in viaggio, scappando inconsapevolmente da un nemico comune. Tu sei stato il mio primo appiglio dopo la morte di mio padre, la prima persona a farmi sentire bene dopo aver vissuto quello che senza fatica posso definire il giorno più brutto della mia vita. Ero una bambina e gli dei solo sanno quanto avessi bisogno di qualcuno a cui voler bene, e che a sua volta me ne volesse. Ma il nostro incontro è stato solo la prima delle tante volte in cui sei stato per me vita.
Abbiamo viaggiato insieme a lungo e altrettanto a lungo ho viaggiato anche da sola. L’ho fatto per scappare, per imparare, per tornare a casa. Adesso lo sto facendo per scoprire, per esplorare, per conoscere, ma anche per trovare un posto dove essere davvero Arya Stark. All’inizio viaggiare proprio non mi piaceva, non ero mai tranquilla, ma poi ho passato così tanto tempo in viaggio da non riuscire più a farne a meno. È diventato parte di me, quasi una dipendenza. E quindi eccomi qua, dall’altra parte del mondo, a dirti che al di là del mare c’è molto più del niente che tutti pensano. A ovest di Westeros ho trovato, indovina un po’, persone proprio come noi. Due gambe e due braccia – qualcuno solo una, perché la violenza è arrivata qui prima degli abitanti del continente occidentale – una bocca, un naso e due occhi. Ce ne sono di marroni, di verdi, persino di azzurri, ma nessuno è di ghiaccio. Credimi, ho controllato bene, ammetto che all’inizio ero un po’ ossessionata dall’idea di poterne trovare ancora. Avevo gli incubi, sognavo di saltare verso il Re della Notte, di colpirlo. Ma lui non si sgretolava e continuava a stringere le sue mani fredde e viscide attorno al mio collo fino a farmi soffocare. Fortunatamente mi sono sempre svegliata e non ho trovato Estranei, solo esseri umani inquietantemente simili a noi.
Credo ci sia qualcosa nel profondo dell’animo umano che ci accomuna tutti, non importa da quale continente veniamo o come siamo stati educati.
Forse è la paura di non essere niente rispetto alla grandezza del mondo, o forse semplicemente il bisogno di sentirci realizzati, di essere in pace con chi siamo. Strano come io lo abbia capito proprio mentre tentavo di diventare Nessuno. È stato indossando i volti degli altri che ho capito quanto contasse per me il mio, quanto io fossi profondamente e orgogliosamente Arya Stark di Grande Inverno. Non sono una Lady, non lo sono mai stata anche quando tutti attorno a me provavano a convincermi del contrario. Sono un lupo, proprio come Nymeria, e ho bisogno di essere mia e di nessun altro.
Ma che te lo dico a fare, tu sai benissimo che non sarà un Regno a rendermi felice, e nemmeno un marito. Ti assicuro che non è stato facile per me dovertelo dire. Prima della battaglia di Grande Inverno avevo davvero paura di morire. Non era la morte in sé a spaventarmi, quella l’avevo già vista con i miei occhi, l’avevo inferta ed ero pronta ad affrontarla anche se le avevo detto, come sempre, Non oggi. Avevo paura di morire senza sapere cosa significasse essere desiderata. Ero giovane ma già sapevo cosa significa vivere nella paura, accompagnata dalla solitudine e dal senso di vendetta; sapevo anche come ci si sente quando si uccide qualcuno. Eppure non avevo idea di cosa si prova quando si desidera, quando si anela una persona talmente tanto da volerla sentire come parte di sé. Tu mi hai fatto scoprire una felicità nuova che non è solo il sesso. Con chiunque altro non sarebbe stato lo stesso, e adesso lo so. So che avrei voluto provare quella felicità ancora, ancora e ancora, ma so anche che non sarebbe stato giusto, non per te.
Non sarebbe stato giusto neanche dirti sì quando mi hai chiesto di essere la tua Lady, di vivere la vita che tu desideravi e che tutti desideravano per me. E non perché io non tenessi a te, ma perché la donna che avresti sposato non sarebbe stata Arya Stark. Sarebbe stata una persona altra da me, una persona che avremmo odiato entrambi, costretta a vestire un ruolo che non le apparteneva in un posto in cui sarebbe stata tremendamente stretta. Non sarebbe stato un bene per me ma nemmeno per te. Si potranno pure cambiare mille volti, ma non si possono vivere mille vite. Io tengo troppo a me stessa da non potermi permettere di vivere una vita che non è la mia, ma tengo anche troppo a te e tu non puoi accontentarti di passare la vita con qualcuno che non ne sappia condividere appieno le gioie.
In un mondo perfetto adesso io sarei la tua Lady, vivremmo nella nostra fortezza con una mandria di bambini chiassosi e i nostri padri sarebbero fieri di noi. Una Stark e un Baratheon, sembrava scritto nelle stelle. È da generazioni che gli dei vecchi e quelli nuovi provano a unire le nostre casate e noi forse saremmo stati la degna conclusione di questo progetto. Ma questo mondo è tutto fuorché perfetto. Quindi eccoci qui a giorni, forse mesi di distanza l’uno dall’altra. Magari in questo mondo esiste una Lady di Capo Tempesta che non sono io, e un po’ la invidio. E immagino che tu sia un buon Lord, uno di quelli gentili. Ti immagino non come tuo padre, forse più come il mio.
Ti immagino felice, e lo sai? Felice credo di esserlo anche io. Non saprei dirlo con certezza, forse ho perso la capacità di identificare la felicità il giorno in cui mio padre ha perso la sua testa. Però so che Westeros mi ha tolto più di quanto mi abbia dato e sto cercando di recuperare qui, ancora più a occidente. Pensavo che avrei trovato mari infiniti e terre semideserte e invece mi sono trovata davanti un mondo vivo. Qui le cose funzionano diversamente, non ci sono dei, città cintate o regni da gestire. Non ci sono rivolte da sedare, non ci sono Re né troni. Qui vige una legge diversa, che ancora sto provando a capire davvero. Ci sono persone libere che scelgono dove e con chi stare, famiglie non sempre di sangue composte da persone che si eleggono a vicenda. Pensa un po’ alla Fratellanza Senza Vessilli, ma in versione legale e senza il Signore della Luce che riporta la gente in vita al momento opportuno. Ci sono tanti gruppi ma ci sono anche le persone solitarie, quelle come me. Io una famiglia ce l’ho ed è a Westeros. Io sono una Stark e non vorrei essere nessun altro. Non sono venuta fin qui per cercare persone con cui condividere il mio cammino; sono venuta per capire se al mondo c’è un posto per Arya Stark.
Qui, in questo continente grande almeno tanto quanto due Westeros messi insieme, ho scoperto che c’è un universo di possibilità, oltre che di spazi, ancora da esplorare. Ho scoperto di essere molto brava nella cura delle persone, sono una specie di medico o qualcosa del genere da queste parti. Mia madre pregava gli dei perché guarissero i suoi figli; io cerco di salvare quelli degli altri. Questa terra non ha un vero e proprio nome, a quanto pare esiste Nessuno ed esiste anche Niente. Gli autoctoni non sentono il bisogno di identificare dove si trovano: loro sanno chi sono e questo gli basta. Altri invece, quelli che come me vengono dal continente occidentale, la chiamano Vegios, Terra Nuova. A quanto pare noi proprio non ce la facciamo a perdere le nostre abitudini, cerchiamo riferimenti ovunque. Forse lo facciamo perché non siamo abituati a essere noi il nostro punto di riferimento. Ma io sono avvantaggiata: ho fatto tanta pratica di solitudine e ho imparato a essere l’ago della mia bussola anche al buio.
Comunque sì, hai capito bene, qualcuno dal nostro mondo è arrivato fin qui prima di me.
Il viaggio sembra infinito ed è tutto tranne che facile, un paio di volte ho pensato che non sarei mai arrivata a destinazione. Ma una volta superati il mare, il vento e le onde, chi ce l’ha fatta non è mai voluto tornare. Quando sono partita io mi ero ripromessa di farlo, adesso però capisco chi ha scelto di restare qui. Io ad oggi non so ancora cosa farò. Mi manca il Nord, mi manca la mia casa, mi manca la mia famiglia. Mi manca quello che eravamo e che non potremo più essere. Mi manca tutto ciò che c’era prima che Cersei Lannister e quel pazzo sadico di Joffrey mettessero piede a Grande Inverno. Ma non si può tornare indietro. I miei genitori sono morti, così come Robb e Rickon. Sansa è la Regina del Nord, Bran il Re dei Sei Regni, Jon è oltre la barriera. Ed è ancora mio fratello, lo è sempre stato. Niente è come era prima. Il Nord è la mia casa, loro sono la mia casa, ma se ognuno ha il suo posto nel mondo, che sia dentro o fuori dalle mura di Grande Inverno, allora anche io merito di avere il mio. E se il mio posto, come sto cominciando a credere, è davvero questo, allora non ho intenzione di lasciarmelo scappare.
Ma se io non sono più sicura del mio ritorno a Westeros, sono comunque certa del fatto che tu e tutti gli altri lì dobbiate sapere cosa c’è dall’altra parte di quel mare che da lì sembra infinito. Lo meritate, è giusto che togliate i paraocchi che non vi consentono di riconoscere ciò che c’è oltre la sicurezza dell’orizzonte. Ma dovete saperlo anche perché vi rendiate conto che Westeros non è il centro del mondo, nessuno di noi lo è. E mentre noi eravamo impegnati a decidere chi dovesse sedere su una sedia forgiata dai draghi, abbiamo dimenticato che c’è tanto altro attorno a noi. E sapessi quante cose ci sono. Quello che per voi è l’ignoto, adesso per me sono terre, credenze, persone di cui non bisogna aver paura. Ci sono tante cose qui che ti sembrerebbero così simili a quelle che conosci e altre che non riusciresti a immaginare nemmeno se provassi a descrivertele. E ora ci sono anche io, l’Arya che hai conosciuto e che adesso si conosce un po’ di più anche grazie a te. Un’Arya che adesso non ha più bisogno di fare liste per dormire tranquilla.
Non so se ci rivedremo ancora, ma voglio che tu sappia che quello che mi hai dato lo porterò sempre con me. Non parlo solo del pugnale di acciaio di Valyria, che insieme ad Ago porto dappertutto anche se ormai è da un bel po’ che non devo usarli. Ovunque io vada nel mondo, spero sempre di incontrare Lord Gendry Baratheon di Capo Tempesta. Chissà, magari un giorno succederà davvero. Fino ad allora, Valar Morghulis.