Game of Thrones è entrata nella storia delle serie tv con alcuni dei colpi di scena e degli intrighi più succosi degli ultimi anni. E uno dei principali artefici è sicuramente lui, il Ragno tessitore e Maestro dei sussurri Lord Varys. Personaggio dall’incredibile potenziale, ha avuto nel corso della storia di Game of Thrones un percorso travagliato, sicuramente parallelo a quello della sceneggiatura via via più carente delle ultime stagioni. Ma partiamo dall’inizio.
Gli inizi del Ragno Tessitore: prima di Game of Thrones
Varys nasce come schiavo a Lys e cresce come orfano al seguito di una compagnia di attori girovaghi. Catturato da uno stregone a Myr, viene evirato delle sue parti intime durante un misterioso rituale. Il suo allenamento come maestro degli intrighi inizia a Pentos, dove si mette in combutta con un giovanissimo Illyrio Mopatis e comincia a costruire la sua rete di spie in tutta Essos, azione che li renderà ricchi e soprattutto potenti.
I segreti valgono più di zaffiri e argento.
Illyrio Mopatis
Intanto a Westeros, dall’altra parte del mondo, la paranoia del re Aerys II Targaryen si aggrava al punto da richiedere i servigi del celebre Ragno Tessitore alla sua corte. Varys lascia quindi Essos e il suo amico di scorribande per prendere servizio al fianco della dinastia Targaryen, ma continuerà ad acutizzare senza volerlo la paranoia del re, fino alla sua caduta durante la Ribellione di Robert. Perdonato dalla nuova corona, continuerà il suo servizio a corte e riuscirà a consolidare il suo potere grazie alla rete degli uccelletti: bambini per lo più orfani resi muti dal taglio della lingua.
Game of Thrones: il Masterplan
Varys: Ho fatto quello che ho fatto per il Reame!
Baelish: Il Reame? Tu lo sai cos’è il Reame? Sono le mille lame dei nemici di Aegon, una storia che noi accettiamo di raccontarci ancora, e ancora, finché dimenticheremo che è una fandonia.
Varys: Ma che ci resterà il giorno in cui abbandoneremo questa fandonia? Il caos, un pozzo profondo che aspetta di inghiottirci tutti.
Baelish: Il caos non è un pozzo. È una scala. Molti di quelli che hanno cercato di scalarla hanno fallito e non ci hanno mai più riprovato. La caduta li ha distrutti. Ad alcuni è stata data la possibilità di provarci. Hanno rifiutato, aggrappati al reame o agli dei o all’amore. Illusioni. Solo la scala e reale. La scalata è tutto ciò che esiste.
Con una delle conversazioni più interessanti della serie, fatta proprio all’ombra del trono, le due eminenze grigie del regno si confrontano. Il Ragno Tessitore e Ditocorto sono due facciate della stessa medaglia: entrambi rappresentano il vero potere dietro al trono, ma mentre il primo è chiaramente identificato come tale, il secondo trama nell’ombra. Questa è la prima volta che i due personaggi parlano in maniera più diretta del loro agire e possiamo adoperare una divisione netta tra due costrutti mentali. Entrambi i personaggi utilizzano il caos ma per scopi diametralmente opposti, così come opposta è la dicotomia tra il loro ruolo pubblico e i loro interessi personali.
Varys trama “allo scoperto” perché il suo ruolo è riconosciuto, eppure il suo interesse personale non è quello di stabilirsi al potere: lui vuole trovare il sovrano giusto per il regno. Baelish, al contrario, trama “nell’ombra” perché l’apparenza ingannevole è la sua arma principale, eppure il suo scopo è diventare un uomo di potere pubblico, riconosciuto da tutti. Un gioco di luci e ombre che si rincorre lungo l’arco dell’intera serie, spesso sotto le trame degli inconsapevoli protagonisti.
La trama del ragno
Come ha agito Varys nel perseguire il suo scopo finale?
Nella serie tv ci sono alcuni aspetti importanti del piano di Varys che vengono tralasciati, ma complessivamente la traccia rimane fedele fino al punto in cui si allea con Daenerys. Visto il suo scopo primario, Varys gravita sempre attorno a figure che potrebbero essere ottimi sovrani od ottimi consiglieri: Ned Stark, Tyrion Lannister, Daenerys Targaryen e Jon Snow. Varys sostiene in qualche modo Ned Stark, da lui considerato un uomo d’onore, ma allo stesso tempo disserta con Illyrio sul matrimonio combinato tra Daenerys Targaryen e Khal Drogo e sull’aumento delle ostilità tra leoni e lupi.
Il piano sembra quindi delineato: riportare sul trono i Targaryen montando, o non impedendo, la guerra tra Lannister e Stark. Indebolire la situazione a corte avrebbe distolto l’attenzione dall’arrivo dei Dothraki e la salita al trono di Deanerys Targaryen sarebbe stata favorita dalle casate che ancora le erano fedeli.
Questo piano viene portato avanti da Varys con grande maestria e ci sentiamo piuttosto sicuri nel dire che no, non ha sbagliato assolutamente nulla per gran parte del suo “schema”. I veri problemi arrivano a partire dalla settima stagione. Infatti, nonostante già la quinta e la sesta si distacchino dalle fonti originali, riescono comunque a mantenere una sorta di linearità col piano di favorire il ritorno dei Targaryen a Westeros.
Varys sembra aver favorito l’arrivo di Tyrion a Essos in quanto persuaso che il folletto potesse essere un ottimo consigliere per Daenerys e i due la affiancano durante tutte le rivolte delle città sulla Baia degli Schiavi. Nel frattempo, Varys riesce a tenere un occhio sui disastri di Westeros e ad approfittare della situazione fino a stringere un patto con tutti gli sconfitti dei Lannister: i Tyrell di Oleanna, i Dorniani con Ellaria Sand, persino Yara e Theon Greyjoy. Con una schiera di potenti alleati a ovest, le navi dei Greyjoy, la potenza dei Dothraki e l’ordine degli Immacolati dalla sua, Deanerys è finalmente pronta per reclamare il trono. A questo punto il Masterplan di Varys sembra essere compiuto, il Maestro dei Sussurri è riuscito ad arrivare dove voleva senza essere scalfito dal Game of Thrones e senza perdere il suo ruolo prominente
Game of Thrones o Dracarys senza pietà? I buchi nella trama
Spero di meritarmelo, dico davvero. Spero di aver sbagliato. Addio, vecchio amico.
Le ultime parole di Varys a Tyrion sanno di amarezza e delusione, ma soprattutto non sanno dello stesso sapore di qualche stagione prima. Varys, il Ragno Tessitore di Westeros e Maestro di inganni, capace di creare una rete di spie che attraversa il Mare Stretto e collega due continenti si è fatto fregare da una soffiata.
Dal punto di vista tecnico è fin troppo facile prendersela con una sceneggiatura che ha appiattito ogni personaggio fino a trasformarlo in una caricatura di se stesso: un Tyrion ridotto a fantoccio di Daenerys, un Varys senza più intuizione, un Ditocorto che non si accorge di essere stato gabbato da due ragazzine e una Daenerys stessa ormai preda del suo peggiore incubo: essere come suo padre, ingiusta e paranoica.
Tuttavia la crisi di una scrittura senza brillantezza ha intaccato anche la costruzione della trama, che degrada i piani di menti brillanti a scaramucce tra ragazzini. Durante la settima stagione, Varys è completamente annichilito, il suo ruolo declassato a comparsa. Se per logica potremmo dire che Varys ha ormai compiuto il suo scopo, un’analisi del suo ruolo nel passato dimostra come la realtà sia un’altra. Varys rinuncia a “sussurrare” nella mente di Daeneys o degli altri contendenti, si tira da parte e assume un atteggiamento troppo apatico per uno che ha detronizzato con il suo potere indiretto più di un sovrano.
Game of Thrones sacrifica la lentezza della tattica alla spettacolarizzazione dell’altofuoco, preferendo un ritmo di azione concitato a quello discorsivo e strategico che aveva caratterizzato le stagioni precedenti.
Le azioni di Varys nella settima stagione sono le più assurde e dimostrano come gli sceneggiatori abbiano deciso di fare fuori alcuni personaggi ormai scomodi al finale polarizzato che avevano deciso. Colui che ha rischiato ogni cosa solo per poter deporre sul trono una Targaryen cambia idea nel giro di poche puntate. Non solo questa scelta è contraria al suo percorso, ma se anche Varys si fosse reso conto di aver scelto la sovrana sbagliata a cui giurare fedeltà, non si sarebbe comunque mai comportato in quel modo. Una mente acuta e brillante come la sua non avrebbe mai rischiato di bruciare la copertura parlando chiaro con Jon, famoso per essere esattamente come suo padre. Varys ha conosciuto Ned e ha sperimentato sulla sua pelle l’ostinata integrità degli Stark, solida al punto di rischiare la morte invece di disonorarsi. La scelta di parlare a Jon ha rivelato un’ingenuità e una leggerezza in termini di conoscenza del nemico che non fanno parte del personaggio che ha sempre avuto un asso nella manica, sempre una leva da poter utilizzare per tirarsi fuori dai guai.
Credi di essere l’unico al quale sussurra i suoi segreti? Varys dà a ognuno quel tanto che basta per convincerci che saremmo impotenti senza di lui.
Cersei Lannister
Varys ha sbagliato con la sua ultima mossa?
Se dovessimo rispondere considerando il cuore del personaggio, lo scopo principe a cui ha teso tutto il suo lavoro dovremmo dire di no.
Varys ha sempre dimostrato di aver fatto tutto per il regno, per lasciarlo al sovrano più giusto e integro. La sua fedeltà a prima vista cosi volubile ha sempre seguito la persona che lui, attraverso gli occhi del popolo, ha ritenuto idonea. È passato così da Ned Stark a Daenerys Targaryen, per poi voltarsi verso Jon Snow solo quando ha cominciato a subodorare cedimenti psicologici già visti da parte della madre dei draghi. E tutti noi sappiamo quanto Jon Snow sarebbe stato un sovrano migliore. Tuttavia, se dovessimo guardare alle azioni del personaggio, al modo in cui Varys ha condotto ogni suo atto, nulla funziona: né la scelta che ha fatto, né il modo in cui ha provato a convincere Snow, né il modo in cui ha cercato di fare fuori Daenerys, per poi scrivere lettere sul segreto di pulcinella.
Il Varys delle ultime stagioni è un ex-Maestro dei Sussurri sciatto, senza mordente né personalità. Un ragno senza più tele da tessere e senza uccelletti. La sua morte è stata il simbolo di tutto ciò che ha non ha più funzionato in Game of Thrones.
Varys ha sbagliato? Ci verrebbe di rispondere di no, David Benioff, D. B. Weiss lo hanno fatto. E ci viene anche di rispondere alla domanda inespressa dello stesso Varys prima di morire: no, non lo meritavi affatto.