Nel primo episodio di Game of Thrones, Robert Baratheon è protagonista di uno dei migliori easter eggs della serie riguardante la famiglia Stark.
Nel momento dei saluti alla famiglia di Grande Inverno, il vecchio re tocca determinati personaggi (Ned, Cat, Robb e Rickon) che troveranno la loro fine nell’arco delle prime sei stagioni, e ci fornisce ante litteram la chiave di lettura di coloro che sopravvivranno.
Re Robert, infatti, fa riferimento alla bellezza di Sansa, alla forza fisica di Bran e chiede ad Arya enigmaticamente il nome.
Non potevamo neanche immaginarcelo a quel tempo, ma bellezza, forza fisica e nome saranno i caratteri fondamentali di questi tre personaggi, anche se in un modo tutt’altro che ovvio.
I tre fratelli Stark sono dei sopravvissuti. In sette anni hanno subito diversi generi di soprusi, hanno combattuto ciascuno le proprie battaglie. In un qualche modo tutti e tre hanno perso se stessi, si sono trasformati per diventare qualcosa di completamente diverso così da poter sopravvivere.
Sansa era una ragazzina piuttosto vezzosa, bella e molto ingenua oltre che oca. Si fidava dei suoi occhi, del suo cuore. Era una lady in tutto e per tutto, destinata a sposare un nobile e diventare la signora del suo castello.
Completamente diversa era Arya. Nella conversazione con il suo defunto padre ce lo dice chiaramente: “quella vita non fa per me”. Lei è sempre stata una lupa, esattamente come sua zia Lyanna, e nessuno avrebbe mai potuto imbrigliarla.
Arya e Sansa rispecchiano se stesse nelle proprie metalupe. Lady è docile, buona, educata e sottomessa, e si ritrova ad essere la prima vera vittima di Game of Thrones.
Come lei, metaforicamente, anche Sansa muore lungo la Strada del Re, scegliendo un principe crudele alla sua famiglia. Arya è come la sua Nymeria, in fuga da un mondo cui non può appartenere, destinata ad essere libera e a combattere le sue battaglie per conto proprio. Bran invece trova nel suo metalupo la propria forza, le proprie gambe e in un qualche modo la propria libertà. Ma lentamente impara che non può vivere tramite Estate, che non può rifugiarsi in un sogno, ma realizzare il proprio fondamentale destino.
Sansa imparerà a usare la propria bellezza come scudo.
Tutti l’hanno sempre creduta un’ingenua, tranne il suo primo marito. Tyrion nella terza stagione dice la fatidica frase “Lady Sansa, sopravvivrai a tutti noi”, intuendo cosa si stava costruendo dietro quella maschera di bellezza e ingenuità. Sansa ha avuto come maestri gli individui più perfidi e scaltri di tutto Game of Thrones, partendo da Cersei Lannister fino Petyr Baelish, senza tralasciare il passaggio fondamentale di Ramsay Bolton. Sansa ha conosciuto la vera crudeltà, il dolore, l’umiliazione in tutte le loro forme. Ma a tutto ciò è stata capace di sopravvivere e a trarne quei fondamentali insegnamenti che l’hanno resa la meritevole Signora di Grande Inverno. La giovane Arya però non riesce a vedere tutto ciò, accecata ancora dall’immagine di una sorella uccisa da molteplici carnefici nel corso degli anni. Arya vede ancora la ragazzina viziata e permette inconsapevolmente a Baelish di manipolarla.
Arya Stark ha imparato a sopravvivere da sola.
Ha avuto tutto un altro genere di insegnanti. Per quanto possa sembrare paradossale, la forza di Sansa sta nella mente, quella di Arya nella spada. È sempre stata un’impulsiva, una coraggiosa che non si ferma davanti a niente, e a partire da Syrio Florel, passando per il Mastino fino Jaqen H’Ghar è diventata una combattente, è diventata nessuno. Anche Arya ha perso se stessa per ritrovarsi nella sete di vendetta e nel desiderio di giustizia. A differenza di Sansa, Arya ha però imparato a sopravvivere da sola, senza fare affidamento su alcuno, mentre sua sorella maggiore ha colto l’importanza delle alleanze, della strategia militare e del fare buon viso a cattivo gioco pur di ottenere ciò che vuole.
Sansa però non è più la ragazzina viziata. Ha imparato la differenza tra giusto e sbagliato a sue spese e la stiamo vedendo, nonostante l’opinione di molti fan, amministrare il Nord con lungimiranza, saggezza e giustizia. Arya avrebbe tagliato la testa dei signori in disaccordo con Jon, mentre Sansa è ben consapevole di quanto quei lord siano importanti nelle dinamiche del Nord. Sa come trattarli, come affrontarli e come usarli per i suoi scopi, che a parer mio sono molto diversi da quelli che insinua Arya.
L’inutile Sansa ha trovato la sua forza, mentre Arya è il lupo solitario che corre nell’oscurità, nella medesima oscurità che Melisandre aveva visto negli occhi della ragazzina molto tempo prima.
Bran è un personaggio completamente diverso dal ragazzino che ci eravamo abituati a conoscere. Mentre le sue sorelle sono ancora ben invischiate nel gioco del trono, in quelle dinamiche e in quegli intrighi che ci hanno avvolto negli ultimi sette anni, Bran va completamente oltre, amplia la sua prospettiva verso il nemico che porta il freddo, l’oscurità e la morte. Lui doveva diventare un guerriero, ma i suoi sogni di gloria sono stati stroncati fin dal primo episodio. Tuttavia, esattamente come le sue sorelle, anche lui trae da quella debolezza la propria forza.
Lo Storpio ha imparato a viaggiare oltre il tempo e lo spazio, ha imparato a nutrirsi di conoscenza, e in un qualche modo ha imparato anche lui a sopravvivere. Nel tempo ha perso i suoi maestri, i suoi protettori e ha conosciuto il pericolo insito nel proprio potere. Esattamente come le sue sorelle, anche Bran ha perso se stesso oltre alla Barriera, diventando qualcuno di completamente diverso con il peso della verità e della conoscenza sulle proprie spalle.
Sansa, Arya e Bran erano tre bambini deboli e senza alcuna speranza. Sono stati spezzati dalla vita, dal dolore e dalla solitudine. Sono morti e sono sopravvissuti. E dopo sette anni sono tornati a casa. Questi tre personaggi sono l’anima di Grande Inverno, che come loro è caduta per ritornare a fatica tra le mani degli Stark.
Il momento dell’incontro però è pregno di tutto quel dolore, di quei traumi incisi a fuoco nella pelle e nelle ossa. Sono tre fratelli che non si conoscono più e che reciprocamente credono che gli altri due siano sempre uguali, come quando ci illudiamo di partire per un lungo viaggio e di trovare al ritorno tutto esattamente come l’avevamo lasciato.
Le loro anime sono cambiate, e il ritorno che abbiamo aspettato per tanto tempo è intriso di tensione e disarmonia.
Da soli sono sopravvissuti al gioco del trono, ma è ormai arrivato l’Inverno, e quando la neve cade e i venti freddi soffiano da Nord, il lupo solitario muore, mentre il branco no. Il branco sopravvive.
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