Al di là delle polemiche innalzate dalle ultime due stagioni, la settima e l’ottava, Game of Thrones resterà per sempre uno dei massimi prodotti in ambito seriale. Prodotta dalla HBO tra il 2011 e il 2019, la sceneggiatura è opera degli ideatori della serie televisiva, David Benioff e D. B. Weiss, e si rifà all’opera letteraria da cui il progetto prende le basi: le Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin. Quello che più ha colpito gli spettatori, tanto da consacrare la serie come la migliore di tutti i tempi in ambito fantasy, è stata non solo la scenografia impeccabile, ma la caratterizzazione dei personaggi principali e secondari: le loro aspirazioni, i sogni, le paure e i legami interpersonali si intessono in un vortice di brama e fame, all’interno di quello che viene soprannominato il Gioco del Trono. Una competizione dolente, che ne ha visti di giocatori nel corso delle otto stagioni, nonostante siano stati solo alcuni quelli a rivelarsi validi a tal punto da potercela fare, o quasi. Tra questi vinti c’è anche lei, Margaery Tyrell, una delle giocatrici più astute, se non addirittura la migliore, il quale destino è stato spietato e indegno rispetto al percorso svolto e i diversi sbocchi narrativi presentati, ma mai sbocciati. In Game of Thrones è interpretata da un’eccellente Natalie Dormer (I Tudors, Penny Dreadful: City of Angels) e non ci viene introdotta da subito, bensì nel terzo episodio della seconda stagione, “Ciò che è morto non muoia mai“.
Il percorso che svolge nella serie televisiva non è del tutto attinente a quello della serie di romanzi, basti pensare anche all’età stessa con la quale ci viene presentata: ovvero venticinque anni, mentre nei romanzi ne ha solo sedici. Margaery è la figlia minore di Lance Tyrell (Roger Ashton-Griffiths) e Alerie Tyrell, nonché sorella del Cavaliere dei fiori, Loras Tyrell (Finn Jones). La loro casata è una delle più rinomate all’interno dei Sette Regni, ma non di certo tra le più forti a livello bellico e militare-strategico: la potenza dei Tyrell risiede nella loro incantevole bellezza e, soprattutto, nell’astuzia politica. Sotto questo punto di vista, Margaery è un importante strumento per il padre, una potenziale legittimazione della loro sovranità, se data in sposa all’uomo giusto. Difatti, ci viene presentata come moglie di Renly Baratheon (Gethin Anthony), il cui rapporto non verrà mai consumato, per via del fatto che questi sia omosessuale, nonché l’amante del fratello: ciò, però, non importa molto alla donna, in quanto il matrimonio è solo un pretesto per acquisire potere e non è di certo stato mosso dall’amore che i due provano a vicenda, l’uno per l’altra. Un’alleanza proficua, ma poco duratura, dal momento che Renly viene assassinato da un’ombra oscura, invocata dalla sacerdotessa Melisandre (Carice van Houten) per volere del suo padrone, quasi all’indomani della fatidica Battaglia delle Acque Nere: i Lannister e i Tyrell uniscono le loro flotte navali e sconfiggono Stannis Baratheon (Stephen Dillane).
Arrivati ad Approdo del Re, Loras e Margaery vengono accolti e celebrano la vittoria navale. Rimasta vedova, la principessa chiede la mano al Re dei Sette Regni, ovvero Joffrey Baratheon (Jack Gleeson): inizialmente egli rifiuta, in quanto promesso sposo a Sansa Stark (Sophie Turner), solo dopo l’annullamento del matrimonio accetterà la proposta della nobildonna.
Qui inizia l’ascesa al potere di Margaery, la quasi regina consorte dei Sette Regni. Comincia a formare la sua immagine di protettrice dei poveri, i meno benestanti della città, tanto da recarsi nel Fondo delle Pulci per regalare dei giocattoli agli orfani e promettere loro un aiuto. Sicuramente potremmo definirla la Lady Diana dell’universo di Game of Thrones, se non fosse che la sua è solo una facciata superficiale per acquisire consensi da parte del popolo.
Margaery sta costruendo il suo personaggio pubblico, al fine di potersi emancipare nel momento più opportuno e riscattare un potere indipendente: lei non vuole essere una regina, ma la regina.
Questo allestimento, però, non è solo rispetto alla popolazione di Approdo del Re, ma anche interno alla corte, tanto da rendersi amica di Sansa, grazie al consiglio dell’adorata nonna, Olenna Tyrell (Diana Rigg); gli appoggi di cui necessita non sono soltanto popolari, ma anche nobiliari. Piano piano, riesce a porre le basi per quella che sarà una futura ribellione, nonostante le intimazioni di Cersei Lannister (Lena Headey), la madre del futuro sposo. La celebrazione del matrimonio avviene all’interno del Grande Tempio di Baelor, alla presenza dei membri più rinomati dell’aristocrazia e appartenenti alle casate più prestigiate. Tuttavia, l’evento finisce in tragedia, con l’avvelenamento del re, che muore soffocato nel suo stesso sangue tra le braccia della madre e dello zio/padre, Jaime Lannister (Nikolaj Coster-Waldau). Seppur sia sconvolta, Margaery si confida con la nonna ed entrambe comprendono quanto sia importante aggraziarsi il fratello minore, Tommen Baratheon (Dean-Charles Chapman); egli è l’unico rimasto, oramai, per soddisfare l’esigenza della principessa, quella di essere regina.
L’incoronazione di Tommen avviene per mano dall’Alto Passero (Kenneth Hadley), nella Sala del Trono, inoltre viene deciso che il matrimonio tra il re e Margaery sarà celebrato due settimane dopo; così avverrà e l’unione viene consumata la notte stessa. Nonostante tutto sembri andare per il meglio, ad Approdo del Re avviene l’ascesa dei Passeri, una setta di fanatici religiosi, grazie alle concessioni fornite da Cersei. Quest’ultima cerca di indebolire la regina consorte, avendo lei stessa perso ogni potere come regina reggente. Durante le incursioni dei credenti nei bassi fondi della città, Loras viene catturato in uno dei bordelli di Petyr Baelish (Aidan Gillen), anche detto Ditocorto. Adirata Margaery chiede un ricorso, cosa che avverrà, ma si rivelerà controproducente, dal momento che porterà all’arresto di entrambi: ella aveva giurato di non essere a conoscenza delle tendenze immorali del fratello, cosa che si dimostra non veritiera per via della confessione di uno dei suoi ultimi amanti, Olyvar (Will Tudor).
Incomincia, quindi, un periodo di prigionia per Margaery e il fratello, nel quale verranno influenzati dall’ideologia religiosa dell’Alto Passero: o almeno, così lui crede, dal momento che la principessa Tyrell mai cederà al suo volere, glielo farà solo credere. Questo viene confermato agli spettatori poco prima del processo, quando Margaery intima Olenna di andarsene ad Alto Giardino e le dona clandestinamente un pezzo di carta, dov’è disegnata una rosa (il simbolo della loro casata e della sua fedeltà, ancora presente e illesa).
Il giorno del processo, tutti si recano al Grande Tempio di Baelor, dove per ultimi vengono introdotti alcuni dei processati, ovvero i fratelli Loras e Margaery, che hanno il compito di ammettere i loro peccati e chiedere benevolenza, redimendosi. Tuttavia, sono assenti il re Tommen e la madre, che è anch’ella una processata, visti i crimini commessi e che l’hanno portata alla Camminata della Vergogna, condotta da Septa Unella (Hannah Waddingham). Lancel Lannister (Eugene Simon), viene incaricato di dirigersi alla Fortezza Rossa e prelevare i due, in modo da scortarli al processo nel più breve tempo possibile. Nello svolgere il suo compito, viene distratto da un bambino, che si nasconde nelle Catacombe. Il ragazzo lo seguirà e quello che vede è sconvolgente, centinaia di barili contenenti Altofuoco e delle candele in via di esaurimento, un chiaro segnale di esplosione certa e devastante. Cercherà di fare il possibile per evitare la catastrofe, ma non riuscirà a spegnere l’ultima fiamma per via del fatto che è stato pugnalato e non riesce a trovare le forze necessarie per strisciare in tempo. Il piano di Cersei va a buon fine, portando alla morte di tutti i presenti all’interno del tempio, tra cui la regina consorte, Margaery.
Quello che più duole del percorso di Margaery è il fatto di essersi chiuso troppo in fretta rispetto alle premesse mostrate: lei aveva un piano ed era pronta ad azionarlo nel migliore dei modi, se non fosse stato per la sua prematura dipartita.
Nel corso delle cinque stagioni in cui è stata presente, il suo personaggio è stato l’unico a costruirsi sagacemente e minuziosamente: senza strafare e rimanendo nell’ombra, silenziosa e in disparte. Le potenzialità per lei di vincere il Gioco del Trono c’erano tutte. L’unico suo madornale errore è stato quello di sottovalutare la meschinità di Cersei e la sua mancanza di scrupoli, che l’ha portata a uccidere non solo i diretti interessati del suo piano, ma anche centinaia e centinaia di cittadini innocenti. D’altronde, però, come lei stessa afferma a Ned Stark (Sean Bean):
Quando si gioca al gioco del trono, o si vince o si muore. Non esistono terre di nessuno.